Da poche settimane sugli scaffali e già destinato a far discutere, La città e le sue mura incerte è il nuovo libro di Haruki Murakami, tra gli scrittori più amati e apprezzati da critica e pubblico tanto da figurare sempre tra i nomi papabili per il Nobel (quest’anno vinto dalla sudcoreana Han Kang).

Quel che maggiormente attira nella prosa dell’autore giapponese, decisamente prolifico, è quel che viene definito realismo magico, anche se Murakami stesso in diverse interviste e persino tra le pagine di questa sua ultima fatica letteraria, se ne discosta alquanto, sfuggendo l’etichetta per ribadire quanto per lui sia assolutamente normale mescolare realtà e finzione, così normale da aver ormai perso di vista il confine tra le due. 

Di cosa parla “La città e le sue mura incerte”

Una sedicenne dai sandali rossi e l’abito verde pallido. Un diciassettenne che la guarda con occhi incantati mentre passeggiano lungo il fiume. Lei gli racconta di essere solo un’ombra di se stessa, di provenire da una realtà ben più vera di questa, di avere una se stessa ben più reale che vive in una città dalle alte mura.

Una città dove gli abitanti mangiano poco e parlano ancora meno, dove le porte non vengono chiuse a chiave e gli orologi non hanno lancette. Per entrare lui dovrebbe rinunciare alla sua ombra, lì nessuno ne ha una. Nella città lei lavora in una biblioteca e lui sarebbe il Lettore dei sogni. Un mondo tutto loro, creato dall’incontro dei loro cuori. Se non è amore questo di cosa stiamo parlando? 

E alla fine costruimmo un mondo speciale, segreto, un mondo soltanto nostro che potevamo condividere – una misteriosa città circondata da alte mura”. 

L’effetto Murakami nei suoi libri

Un nucleo letterario molto simile era già apparso in rivista nel 1980, ma, nel corso degli anni, Murakami aveva sempre inseguito l’idea di rimaneggiarlo e darlo alle stampe. Con La fine del mondo e il paese delle meraviglie, uscito nel 1985, aveva effettivamente ripreso quel filo narrativo, ma abbinandolo a un’altra storia che procedeva parallelamente prima di fonderle entrambe in un unico corpo.

Soltanto all’inizio del 2020 ha sentito che era arrivato il momento giusto per una nuova versione, riscrivendo il romanzo dopo quarant’anni e provando a ritornare in quella città dalle alte mura. Come sempre non mancano i tratti tipici della sua prosa: dalla musica jazz agli amori adolescenziali, il tutto contornato da personaggi eccentrici che scompaiono all’improvviso per, poi, riapparire sfidando il confine tra vita e morte. Ancora una volta si chiude il libro e si resta lì chiedendosi cosa sia reale e cosa no. In definitiva, però, non importa poi granché. La magia ha fatto il suo.

Condividi: