Parlo da sola come i matti. Ah, l’ho incontrato, un matto. Stava qui sotto casa, di notte, lungo e nero e vestito di stracci. Ho pensato: “Che schifo, il matto. E’ sporco, lurido, magari anche violento, se si avvicina gli do un calcio e scappo, gli tiro la borsa in faccia, gli sbatto la porta addosso… Oddio eccolo, pronta…“.
“Buona sera, mi scusi, lei è tanto bella, le apro la porta e vado via subito. Buona notte, Dio la benedica“. “…!“.
Quanto occorre per comporre un’esistenza da opporre alla mano affamata che vuole, che trema, per sfuggire al sistema opprimente, rivoltante, compiacente della storia dei giorni che ti assale, ti scruta, ti svuota, ti dice, ti sporca, ti uccide, ti fa?
Risolviamo mentalmente un quesito. Ho letto di nuovo Insanity, di Anna Reynolds. Non ne esco fuori, abbiate pazienza.