Una delle forme artistiche che da sempre mi ha affascinato è il fumetto. Ad oggi è quasi ridondante parlarne visto il successo mainstream di molte graphic-novel, ma dal mio punto di vista il fumetto rappresenta da sempre un genere letterario di profonda natura poetica.

Non è mai banale la sinestesia delle arti dell’immaginario e la china evoca al mio conscio sensiente tumulti e sensazioni da un tempo dilatato che potremmo definire il Noumeno del verso.

Dai primi Dylan Dog rubati all’apprendista barbiere di mio padre nel ’97, quando il me fanciullo ricercava tra il non scritto del tangibile suggestioni e mistero, fino alle prime letture consapevoli di Pazienza, Miller, Manara a cui si accompagna sovente il Rat-Man di Ortolani, è stata evidente la chiara potenza di questa forma artistica cosi vicina al deflagrare delle rime sul foglio.

In questa rubrica stiamo aprendo insieme i nostri orizzonti percettivi e ci lasciamo trascinare dal flusso di fuoco che intreccia i nostri destini di lettori e scrittori nel continuo e mutuale scambio di parole vissute ed immaginate, vorticando con i piedi saldi nelle coltre dell’essere.

Vi parlerò di due autori e fumettisti oggi, lontani nei tempi e nel vissuto e per questo affascinanti nel gioco cartaceo a cui li sottopongo.

Valerio Barchi: un Kerouac della china

Valerio Barchi (ecco il suo profilo Instagram) nasce a Roma nel 1985. Terminato il liceo scientifico inizia un vagabondaggio che lo tiene fuori da casa per 12 anni, attraverso Europa, Asia e Australia, sostenendosi come può – postino in Olanda, figurante a Mumbai, Hanoi e Bangkok, cameriere a Istanbul, bracciante in Australia, barista a Shanghai, artista di strada a Taiwan.

Valerio Barchi

Valerio Barchi porta i suoi viaggi nei suoi libri e nei suoi disegni, un vagabondare che rende l’immagine volutamente sfocata, per non dare riferimenti portando il lettore nei sentieri e sui chilometri senza coordinate del suo sentire il mondo.

Un Kerouac della china, leggero come il suo tratto e volatile ma con il peso di ogni gesto ben visibile nella sua opera di condivisione, senza legarsi a un luogo ci porta nel mondo, un apolide che sceglie di sentire e farci sentire la carezza dell’essere soli insieme.

Bona Via è un fumetto che ci racconta nei suoi acquerelli la via Francigena e si regala di essere fuori dal meccanismo editoriale, l’autore continua il cammino insieme al suo libro fino a giungere nelle mani di un altro compagno viaggiatore.

Fumetti Verdi e Blu infrange
le barriere della solitudine

Lasciamo il tangibile e tuffiamoci nel digitale ora, senza interrompere le nostre sensazioni e il flusso del verso che ricerchiamo. Fumetti Verdi e Blu è invece un disegnatore digitale che nella sua giovane età decide di veicolare il suo messaggio attraverso i social.

fumetti Verdi e Blu

Si racconta nel quotidiano delle sue vignette, arrivando a toccare le corde non solo dei coetanei ma lanciando un granata sui nostri schermi orwelliani e infrangendo le barriere della solitudine. Il non essere soli è il punto di incontro con Valerio Barchi, non chiudersi nel vuoto del proprio io ma ricercare una felicità condivisa nei tratti di sé imprigionati dall’arte.

La catarsi è il grande compagno di ogni artista, la condivisione di intenti il più grande nostro anelito, viviamo per convivere con noi stessi al meglio delle nostre possibilità: l’arte ci salverà dal mondo.

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