Milano celebra, con una grande mostra dal 9 maggio al 15 ottobre 2023 al Museo Diocesano Carlo Maria Martini, presso i chiostri di Sant’Eustorgio, uno dei più grandi fotografi umanisti del Novecento: Robert Doisneau che, come Henri Cartier-Bresson, venne considerato uno dei padri della fotografia umanista francese.

L’esposizione, curata da Gabriel Bauret, racconta la vicenda creativa dell’artista, attraverso 130 immagini in bianco e nero, tutte provenienti dall’Atelier Robert Doisneau a Montrouge, nella periferia di Parigi.

Dello stesso Bauret per approfondire Desneau consiglio questo libro, nel quale, attraverso i suoi scatti, si delinea lo stile personale dell’artista.

Le sue fotografie fermarono l’attenzione sulle emozioni dell’essere umano, ponendolo al centro dell’attenzione, osservandolo nel suo quotidiano e nelle vicende sociali, distaccandosi dal concetto di fotogiornalismo.

Robert Doisneau e il suo umanesimo

L’esposizione ripercorre, attraverso le immagini scattate in oltre cinquant’anni di carriera, lo sguardo di uno dei più grandi fotografi che accompagnerà il visitatore per le strade di Parigi sullo sfondo della resistenza francese: il movimento armato come i nostri partigiani, che durante la seconda guerra mondiale, combatté contro l’occupazione militare della Francia da parte della Wehrmacht.

Nasceva così un movimento culturale appoggiato da intellettuali come Sartre e Malraux che nel 1946 abbracciarono l’esistenzialismo che poneva l’accento sull’esistenza dell’essere umano tra l’esperienza dell’individuo e lo scenario che si prospetta davanti allo sguardo, ma anche alla stessa esistenza, senza tralasciare la reale condizione umana, trasformandolo in un umanesimo di tipo ateo, andando contro il nazismo e tutte le atrocità della guerra per mettere al centro l’essere umano e i suoi  diritti negati.

L’umanesimo ritornava anche attraverso la fotografia per esprimere una nuova visione dell’individuo: l’intellettuale pone se stesso al centro del mondo, si propone come unico interprete di quello che viene considerato l’essere umano, ma tutto questo non poteva bastare perché scattare fotografie vuol dire, oltre catturare la scena in un’inquadratura, anche cogliere il realismo poetico dei soggetti.

Protagonisti e contesto

Robert Doisneau condurrà il visitatore in una emozionante passeggiata nei giardini di Parigi per poi guardare lungo la Senna senza dimenticare le strade che dal centro portano alle periferie, nella banlieue parigina, nei bistrot e nelle gallerie d’arte: una città che non esisteva più ma riviveva nei suoi scatti.

Lui stesso affermava:

“Quello che io cercavo di mostrare era un mondo dove mi sarei sentito bene, dove le persone sarebbero state gentili, dove avrei trovato la tenerezza che speravo di ricevere. Le mie foto erano come una prova che questo mondo può esistere”.

Proprio per questo i soggetti delle sue fotografie sono infatti i parigini: le donne, i bambini, gli amici artisti.

Nessun mezzo espressivo, come la fotografia, possiede una tale carica e forza espressiva altamente comunicativa; la fotografia non inventa nulla ma prende spunto dalla realtà perché testimonia l’esistenza dell’individuo davanti alla scena che viene raffigurata.

L’immagine avrà sempre un centro intorno al quale si crea un ritmo per catturare l’attenzione del lettore.

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