Immaginate un ragazzo o una ragazza della Guyana francese che canta da tenore o da soprano all’Opéra di Parigi. Non è una mia fantasia ma un progetto messo in opera dall’Opéra Nazionale di Parigi per creare una sorta di ponte artistico tra la ville lumière e la città di Caienna. Lo scopo è quello di individuare e far crescere giovani talenti della Guyana.

Per i giovani della Guyana francese diventare cantante d’opera lirica o ballerino di danza classica è quasi una mission impossible, nonostante oggi le frontiere sembrino annullate. E d’altro canto l’Opéra di Parigi ha un pressante bisogno di giovani talenti.

E’ stato l’incontro tra queste due necessità che ha spinto l’Opéra di Parigi e la direttrice della sua accademia, Myriam Mazouzi, a lanciare l’opera in Guyana.

“L’idea di questo progetto è nata nel 2018. È stato dopo le rivolte del 2017 in Guyana. E quello che ho capito da queste manifestazioni è stato un grido, un bisogno, una rivendicazione sul tema delle pari opportunità” ha dichiarato la direttrice a Carmen Lunsmann, reporter di RFI.

Con gli operatori culturali della Guyana, l’Opéra di Parigi offre agli studenti di danza classica, contemporanea e hip hop, nonché ai giovani cantanti, di seguire workshop e stage con ballerini del Ballet de l’Opéra e cantanti operistici affermati per prepararli alla audizioni della Scuola di Danza e dell’Accademia. Un programma di sostegno che mira a individuare i giovani talenti e incoraggiarli a diventare dei professionisti.

L’Opéra di Parigi e il suo balletto offrono una trentina di laboratori di danza classica contemporanea e canto lirico, guidati tra gli altri dalla mezzosoprano francese Marie-Andrée Bouchard-Lesieur.

Ma il progetto non si ferma alle professioni artistiche, ed apre le porte anche a tutte le maestranze che possono lavorare in ambito teatrale. E’ il programma Opérapprentis, rivolto a giovani adulti che possono svolgere lavori che sembrano lontani dall’opera, come meccanici, tappezzieri, falegnami, estetisti, che in realtà agiscono dietro le quinte di ogni spettacolo.

Una propensione, questa dei grandi teatri verso i giovani talenti, che ritroviamo anche in Italia: è di questi giorni infatti la notizia che il Teatro di San Carlo, con il supporto di UniCredit come sponsor, svilupperà attività sociali ed educational con laboratori di ascolto creativo guidato, destinate ai bambini delle scuole primarie e secondarie di primo grado, ma anche progetti di inserimento professionale dei più giovani, legati alle arti e ai mestieri dello spettacolo.

Tutte queste attività saranno realizzate presso le Officine San Carlo a Vigliena, una nuova struttura del Teatro di San Carlo che nasce dalla riconversione degli stabilimenti ex Cirio di Vigliena nella zona industriale di Napoli Est.

La riconversione ha dato vita ad una struttura ideale, con laboratori e officine di ampie dimensioni per la costruzione, il montaggio e la conservazione degli allestimenti degli spettacoli, per incrementare la produzione e la progettazione di questi.

Il progetto di riconversione è frutto dell’accordo del 2007 tra Autorità Portuale, Demanio, Comune di Napoli e Regione Campania che ha conferito la gestione dell’opificio al Teatro di San Carlo per destinarvi un luogo più idoneo ad accogliere i laboratori degli allestimenti scenici ed il pubblico. 

La fabbrica urbana della creatività del San Carlo a Vigliena, così come è stata battezzata, intende essere un centro di sperimentazione, capace di coltivare e far germogliare percorsi multidisciplinari. Un nuovo modello di officina formativa tra passato e futuro, che unisce in un unico processo creativo e in un unico spazio non convenzionale, artisti e cittadinanza.

L’idea di fondo consiste nell’incentivare meccanismi d’inclusione sociale e sviluppo culturale, coltivando il talento di giovani creativi e capaci, spesso costretti al silenzio dalla mancanza di effettive opportunità. 

Le officine si articoleranno in vari laboratori: officina di scrittura creativa, di musica e spettacolo, di fotografia, di produzione audiovisiva, di teatro e di content creator.

A queste già attivate da febbraio/marzo si aggiungono le officine di scenografia, di interpretazione musicale orchestrale, e della canzone classica napoletana.

Dunque i più grandi teatri della cultura classica non si chiudono in se stessi ma si aprono per trasformarsi in spazi aperti a tutti, luoghi pulsanti in cui si incontrano saperi e competenze trasversali.

Teatro San Carlo di Napoli – photo on Wikimedia Commons
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