Spesso di fronte al mio apprezzamento di un’opera d’arte, un quadro, una foto, un’installazione mi son sentito rispondere “ti piace perché è una frociata, perché è provocatorio, eccessivo, dissacrante”. Ammetto che qualsiasi cosa possa scintillare, esplodere di colori, esser un po’ osceno, secondo i canoni di giudizio più comuni e banali, mi attira sempre. Ma questo credo sia solo un gusto prettamente personale.

In 14 anni di vita coniungale con mio marito, scenografo, ho visto più spettacoli, mostre, performance di quante non avrei mai immaginato. Un artista che mi ha letteralmente impressionato, questo il termine migliore considerato che parliamo delle sue foto, è David LaChapelle. Non amo conoscere o approfondire un artista prima di visitare una mostra, preferisco non farmi condizionare e lasciami impressionare e travolgere dalle sensazioni che l’opera di quell’artista mi trasmette in quel momento.

Quando ho visto per la prima volta le foto di David LaChapelle sono rimasto folgorato. Ricordo di aver esordito, tra me e me “e questo chi è?”.  Le sue foto sono piene, c’è tutto ciò che altri artisti tendono a misurare, a contenere: colori, forme, pose, soggetti che reclamano il loro diritto di esserci e mostrarsi.

Parliamo di un’artista che a 15 anni scappa dalla periferia americana per recarsi a New York dove inizia a vivere se stesso, ad esprimersi attraverso la fotografia. Comincia ad esporre in qualche galleria, e questo gli permette di farsi notare dal grande Andy Warhol che gli commissionerà il primo incarico ufficiale come fotografo per una nota rivista. Inizia fotografando nudi i suoi compagni di studi, e da lì è stato un crescendo di foto e opere di sicuro impatto.

Nelle sue foto ha utilizzato spesso icone dello show business e non solo, da Madonna a Courtney Love, da Björk a Naomi Campbell, ad Hilary Clinton e molti altri. A volte raffigurazioni di pura fantasia, altre con messaggi sociali e nel 2006, flashato dalla visita alla Cappella Sistina, s’innamora del periodo rinascimentale riprendendo in versione Pop e glamour alcune grandi opere tra cui anche la Pietà di Michelangelo e l’Ultima Cena di Leonardo Da Vinci.

Davide LaChapelle non è discreto, non si risparmia, utilizza tutti i colori, accentua le forme, rafforza le ombre e dà una profondità tale che quando si osserva una sua foto sembra di guardare una foto in 3D ma senza occhialini. Alcuni lo considerano dissacratorio e offensivo nel rappresentare scene dell’iconografia religiosa; in una sola parola eccessivo, che poi è la parola che spesso associano a noi froci.

I più superficiali potrebbero leggere tra le sue opere la risposta ad un passato da adolescente gay bullizzato. E’ vero che tutto ciò che ci è accaduto ci condiziona, ma ridurre il tutto ad una provocazione in risposta ad un’adolescenza difficile è altrettanto banale.

Trovo molti punti in comune tra la sua arte e le modalità di manifestare il famoso orgoglio LGBT nei PRIDE: in primis la voglia di esibirsi e rivendicare la propria esistenza in un modo che da altri viene considerata ostentazione, di seguito la confidenza con il proprio corpo, la mancanza di un pudore ipocrita, la visione onirica, barocca, pop e soprattutto giocosa. Così come le sue opere, anche le figure e i costumi dei PRIDE sono colorati, esagerati, d’impatto, provocatori perché l’immagine spesso è il primo mezzo per scuotere le coscienze e attirare l’attenzione; come nelle sue opere, dietro il primo mezzo, che è quello visivo, c’è la profondità di un messaggio, di una causa, a volte un tributo.

Per questo spesso di fronte ad un’opera che sfonda i muri dell’ipocrisia con mezzi visivi potenti come corpi, colori, ridondanza di elementi, può capitare di sentire l’espressione è una frociata; anche in questo caso il tono e l’intenzione nell’uso di questa parola fanno la differenza e possono darle un significato politico che può indicare qualcosa d’impatto, mirato e inclusivo. Proprio come le opere di LaChapelle.

Per chi non conoscesse ancora questo artista invito ad approfondire in attesa di vedere una sua mostra; chi lo conosce solo per le sue foto forse non sa che David LaChapelle ha anche firmato note campagne pubblicitarie di successo e promo per note serie tv, ed ha diretto alcuni videoclip musicali di successo, sempre con un taglio fantastico ed al tempo stesso iperrealista; tra questi voglio ricordare Natural Blues di Moby, dove è riuscito a tradurre in immagini la relativa musica.

Condividi: