Ci sono, in questo periodo, un sacco di manifestazioni eroiche. Scegliere è veramente un algoritmo dove devi inserire la tipologia dei vini, la distanza da percorrere, se è presente il lunedì, la quantità di cantine, le caratteristiche del luogo ospitante. Poi premi il pulsante e tac. La scorsa settimana è uscito Vini Veri ad Assisi. Vini con agricolture più che sostenibili, circa 250 km, lunedì presente, 60 cantine, possibilità di andare a trovare San Francesco con inclusa, per chi la desidera, benedizione che alla fine male non fa.

“Vini Veri” non solo fiera

Programmo il tempo necessario per il viaggio e nel frattempo penso: ma se partissimo la sera e facessimo tappa a Perugia? Aggiudicato. Così la domenica sera con molta calma arriviamo più o meno per cena. E ora? Mangiare? Google è ormai nel cervello tanto che alle parole vini naturali, mi appare che in un locale non molto distante, c’è una serata organizzata con un paio di vignaioli che partecipano a Vini Veri.

Appena entro vedo una cuffia di lana che in piedi sta mangiando. Mi da le spalle. Lo riconosco, mi guarda e credo gli sia andato di traverso il boccone per la sorpresa.  Un abbraccio lungo di quelli dove in qualche modo ci si riconosce. È Marco, titolare di Podere Giardino nei dintorni di Reggio Emilia. E poi chiacchere e domande con la rincorsa per rimettersi in pari. E il vino?

Ti faccio assaggiare il nuovo che non hai ancora assaggiato.

Graspie Boys Lambrusco Emilia IGP Grasparossa in purezza.  Annuso, bevo e lo guardo. Amore puro per il lambrusco. Ricordi che si menano, effervescenza vitale.

Qui c’è qualcosa di più degli altri

gli dico.

Lo penso anche io”

risponde. Svuoto il bicchiere e in questo locale strapieno c’è già un’altra bottiglia che gira. Una ragazza bionda e gentile serve tutti con un sorriso. Leggo l’etichetta: Rinaldi. Quel Rinaldi, produttore di Barolo con una storia familiare che comincia nel 1890, con il capostipite Battista. Marco ha un entusiasmo palpabile nell’essere stato abbinato a questa azienda piemontese. Un attimo di smarrimento anche per me.

Più o meno è la stessa emozione che può provare un pianista ad incontrare Horowitz per caso nella hall di un albergo, sapendo che il biglietto per un concerto sarebbe stato introvabile. Il cervello un pochino fonde bloccando una serie di neuroni in posizione off.

Il maniacale rispetto per le vigne e il terreno circostante

Una ragazza bionda e gentile serve tutti con un sorriso. Lei è Marta, la figlia di Giuseppe, che dal 2018 ha la responsabilità della cantina, mentre suo padre controlla la produzione dal suo posto privilegiato fatto di nuvole. È stata una perdita importante per tutti quelli che ancora combattono contro la devastazione di colline e terreni in nome di ettari a vigna e produzioni senza storia. Era soprannominato citrico per quel modo aspro di esternare i suoi commenti, ma i suoi vini sono da sempre il racconto di un terroir senza mistificazioni. L’ubicazione nei cru più pregiati come Brunate, Cannubi-San Lorenzo, Rivera, l’approccio naturale, il  maniacale rispetto per le vigne e il terreno circostante, il profondo credo di una cultura contadina tramandata, la protezione del carattere delle uve varietali, ha fatto di questi vini un punto di riferimento nell’enologia piemontese e per tutti gli amanti di Barolo.

Così mi sono ritrovata a parlare con lei, sorseggiando il vino, come ci conoscessimo da tempo. Giuro che il mio cervello non riusciva a riprendersi. Credo che questa sia stata la cosa che piu mi ha colpito. Come la semplicità e naturalezza con la quale si è posta in una serata così caotica sapendo di rappresentare qualcosa di molto vicino al mito.

Comunque non mi sono fatta mancare il Barolo Brunate 2019 ogni qual volta lo porgeva , perché secondo me berlo con davanti il produttore raggiunge la completezza dell’immaginario. C’era anche il Dolcetto d’Alba 2022 che non ho saltato. Ad un certo punto Marta e Marco, quasi da canzone di Lucio Dalla, hanno cominciato a confrontarsi su clima e annate rispetto alle loro zone e io mi sono messa accanto, quasi come se per proprietà transitiva, mi si infilassero nella memoria tutte le loro parole. Poi è arrivata l’ora di andare e con la certezza di vederci il giorno dopo in fiera, ci siamo salutati tutti come si fa con gli amici di sempre. Perché il vino è questo.

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