La musicassetta nel walkman, il Festivalbar, le VHS, il Game Boy. Bastano poche semplici parole per teletrasportarci nel decennio che più ha segnato mode e tendenze e da cui, forse, non riusciamo veramente a staccarci: gli anni ’90.

Il 2021 è l’anno che ha visto fioccare le reunion di serie tv cult del decennio, Friends e Sex and The City per citarne solo due. Ma anche l’anno che ha portato sullo schermo sceneggiature ambientate in quegli anni: House of Gucci ci riporta all’omicidio di Maurizio Gucci, avvenuto il 27 marzo 1995, e Generazione 56k immortala un evento che ha segnato la vita di tutti: l’avvento di internet.

C’è un libro che spiega bene i motivi di questa nostalgia, Notti magiche. Atlante sentimentale degli anni Novanta, di Enrico Buonanno e Luca Mastrantonio, un libro che, attraverso ricordi, emozioni e ideologie, racconta cosa è stato davvero quel decennio.

The nineties: un decennio
fortemente identitario

Ma va detto che questa nostalgia e il continuo rifugiarsi in un decennio ormai superato sono in realtà il sintomo di una mancanza d’identità che queste prime due decadi del nuovo millennio non sono state in grado di costruire. Eppure di cose in questi 20 anni ne sono successe, ma, forse, non sufficienti a creare un concetto di decennio così marcato e riconoscibile come lo sono stati invece gli anni ’80 e ’90.

È infatti ormai opinione largamente diffusa riferirsi ai 90s come all’ultimo grande decennio, capace di influenzare senza bisogno di influencer e di lasciare un’eredità infinita di suggestioni a cui attingere continuamente. Merito anche di icone immortali che hanno contribuito a costruire una cultura pop destinata a sopravvivere per molto tempo.

Nostalgia strategy

Tutto questo trova una sua collocazione nel mondo della comunicazione. I brand non sono rimasti a guardare e hanno deciso di adottare strategie di nostalgia marketing in grado di fare breccia nel cuore dell’intera generazione millennial, ma soprattutto di attrarre a sé nuovi target di consumatori. Una strategia adottata sempre di più dalle aziende, che ha visto un incremento considerevole dopo lo scoppio della pandemia, e che si sta rivelando la strada vincente per molti.

Ricordare i vecchi tempi ci aiuta infatti a mettere in un angolo tutto ciò che di brutto stiamo vivendo nel presente. Allo stesso modo, se un brand riesce a spostare queste sensazioni piacevoli verso di sé, avrà stabilito una relazione di fiducia con il suo target, una relazione forte perché basata sulle emozioni positive. 

La moda è forse il settore che più ha saputo cogliere questo trend, complice l’uso di social come Instagram e TikTok o di motori di ricerca visiva come Pinterest che in pochi clic permettono di rivivere un’epoca (innumerevoli i profili che permettono di fare un vero e proprio viaggio a ritroso nel tempo) o di creare bacheche ispirazionali dedicate a mode che pensavamo ormai superate.

Dopo un tour nei polverosi archivi o semplicemente sfogliando vecchi magazine e album di foto, i designer hanno rispolverato pattern, colori, forme, accessori che hanno segnato un’era. L’elenco è infinito: dal marsupio, prima snobbato e ora oggetto di culto, alle felpe oversize che le ragazze rubavano ai fratelli maggiori, dal mollettone per i capelli al choker, passando per il make-up glitterato e il lip gloss. Ma il discorso non si limita al fashion system.

Anche l’industria musicale non è rimasta a guardare. Basti solo pensare ai vinili, alle musicassette e ai walkman tornati in poco tempo in cima alle vendite. Supporti che ormai pensavamo totalmente superati e che invece ci riportano all’uscita di scuola o alle feste in casa con gli amici, ma che fanno vedere, soprattutto agli occhi delle nuove generazioni, come alcuni fenomeni siano immortali.

Normale quindi che anche l’iper connessa Gen Z non sia rimasta indifferente di fronte a questa nouvelle vague anni ’90. Dopo un periodo di cuffie wireless ecco fare di nuovo capolino gli auricolari col filo; gli elastici ipersottili e quasi invisibili hanno lasciato presto il posto a vistosi scrunchie, rieditati in tutti i colori e le texture possibili; i famigerati skinny jeans sono stati presto soppiantati da mom jeans a vita alta, meglio ancora se vintage e proprio degli anni ’90.

Compagne inseparabili sono ormai anche le macchine fotografiche analogiche, proprio come quelle che portavamo in gita o durante le vacanze. Ineguagliabile il fascino che solo una foto su pellicola sa regalare, fascino che non rischia di andare perso in un cloud insieme ad altre 10mila foto, ma che basta riporre al sicuro all’interno del proprio diario, magari proprio mentre ascoltiamo T’appartengo o guardiamo la serata dei Telegatti.

Perché rifugiarsi in tutto questo? Semplice, perché possiamo fare affidamento a un periodo che conosciamo e che parla a quella generazione, cresciuta a cavallo tra due mondi: quello analogico e quello digitale. Quindi gambe in spalla, anzi Invicta sulle spalle, verso un futuro di certezze, consapevoli di poter sempre attingere dal nostro diario segreto di esperienze.

Agnese Paris,

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