70 anni di Regno per Elizabeth Alexandra Mary e non sentirli. Una sovrana nata e cresciuta nell’era della fotografia e della televisione, dove la sua immagine si scontrava con le scelte che il trono più antico del mondo a volte le imponeva, riuscendo a superare come longevità anche la Regina Vittoria.

Dal mese di febbraio sono partiti i festeggiamenti per il Giubileo di platino della Regina Elisabetta II, che culmineranno nella spettacolare parata Trooping the Colour del 2 giugno, quando nel nostro paese festeggeremo la Festa della Repubblica.

Una regina che cammina nel suo corpo reale con stile, interpretando le varie età che ha attraversato, sentendosi sempre una sovrana a sua insaputa che dopo la morte di suo padre Giorgio VI le aveva lasciato il trono.

Un regno non facile e proprio per questo delineato da importanti cambiamenti: dalla devoluzione del potere nel Regno Unito al rafforzamento del Commonwealth delle nazioni di cui attualmente il Capo.

Elisabetta II si è confrontata con svolte epocali: incontrando leader politici e religiosi di ogni paese, attraversando la storia in modo impeccabile, dimostrando di essere capace di traghettare il trono di Inghilterra nella linea infinita del tempo che passa.

Una vita molto impegnata che non lascia molto tempo alla lettura o almeno così ha cercato di immaginare Alan Bennett ne La sovrana lettrice, in cui viene portata in scena un’opera comica che ci racconta tutto quello che Elisabetta II potrebbe fare se le capitasse di appassionarsi in modo travolgente alla lettura di libri.

E’ così infatti che una volta che la sovrana scopre, per un accidente, quegli strani oggetti che sono i libri, non può più farne a meno e cerca di trasmettere il virus della lettura a chiunque incontri sul suo cammino. Ma con quali ripercussioni? Lo si scoprirà solo alla fine della storia. 

Alan Bennett è uno scrittore, drammaturgo, sceneggiatore e attore britannico.

Tutto il mondo è un teatro e tutti gli uomini e le donne nient’altro che attori“.

William Shakespeare

La teatralità era alla base della società nell’Antico Regime: una visione teatrale che rappresentava tutto l’universo, volta a sottolineare la comunicazione e il rapporto tra gli stessi uomini, e in mezzo la natura scenica. L’azione teatrale è una scena dentro l’altra dove realtà e finzione si alternano fino a non riconoscerle più, così la vita può apparire come un sogno, un’apparenza dove solo la concretezza può riportare alla sua forza la realtà.

Il teatro mantiene la sua essenza di spettacolo di corte che è il centro del potere ma anche di un modello di vita dove vengono mescolati vari generi.

“I libri se ne infischiavano di chi li leggeva; se nessuno li apriva, loro stavano bene lo stesso. Un lettore valeva l’altro e lei non faceva eccezione. La letteratura, pensò, è un Commonwealth; le lettere sono una repubblica.”

Ma la letteratura è anche un’istituzione sociale e, considerando la letteratura come un’imitazione della vita, possiamo identificarla come una realtà sociale, anche se sono state fatte molte imitazioni dal punto di vista naturale ma anche dell’universo interiore dell’individuo.

Lo scrittore è un cittadino e le sue opere non sono solo scritti ma documenti sociali.

E se Elisabetta II non si fermasse solo a una considerazione dei libri dal punto di vista politico, ma iniziasse a prendere appunti, magari solo per annotare a margine le sue impressioni?

Scrivere vuol dire organizzare il pensiero e allo stesso tempo instaurare delle conversazioni con noi stessi creando una figura (che poi siamo sempre noi) a cui rivolgerci.

Oggi scriviamo moltissimo in forma digitale, sostituendo la scrittura manuale e disabituando le mani a impugnare una penna. Forse c’è un bisogno di raccontare ogni vicenda quasi come se i social diventassero i libri delle nostre vite, scriviamo papiri o semplicemente cinguettiamo parole sui più svariati argomenti ma non compriamo molti libri, frequentiamo poco le biblioteche un po’ come la Regina Elisabetta II in questo libro (di pura fantasia) fino a scoprire che i libri rappresentano la scrittura della nostra esistenza fin dall’infanzia.

“Nella mia infanzia mi sono accadute, come a tutti, tante cose, persino di essere bombardato, e vi assicuro che persino il ricordo di molte notti pas­sate nel rifugio antiaereo, mentre si udivano scoppi sopra la testa e tutta­via, con gli altri ragazzi, si giocava, fanno parte eccitante del mio passato.
Eppure ho la sensazione di avere avuto un’infanzia lunghissima e piena proprio perché è piena di ricordi che ho rubato ad altri, li ho rubati a Sandokan e a Yanez mentre correvano con il loro praho per i mari malesi, a d’Artagnan mentre duellava con il barone de Winter, all’Uomo mascherato che perdutamente inseguiva Diana Palmer, e persino a Renzo e a Lucia in fuga sul lago di Como”.

Umberto Eco
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