In una recente intervista ad Andrea Inglese nel contesto del FLAP (ottimo festival di Poesia con la direzione artistica di Barbara Giuliani) emerge una considerazione, dal mio punto di vista, estremamente interessante.

La mia scrittura poetica oscilla continuamente tra la negazione e l’accettazione”.

Ci sono delle frasi che talune volte, aprono nella via lattea del mio pensiero di neofita della Poesia degli enormi buchi neri, il collasso di una stella a cui tendere, e che portano delle conseguenze strutturali nel mio approccio alla lettura; un nuovo gradino di consapevolezza.

Supernova. Due letture, la goccia,
la mannaia

Ho ripensato a due letture del mio ultimo mese ed è stato interessante ritrovarmi in una percezione del testo poetico, in qualche modo nuova.

La rossa goletta di Sara Fruner ha assunto dunque la duplice natura di questa considerazione; la goccia che è il verso poetico per la stessa autrice rispetto al mare che può essere la prosa, nasconde nella sua natura il disordine dell’uragano, le raffiche di oltre 200 km/h e la pace del centro del ciclone, il silenzio del frastuono. La goccia erode la roccia a cui il mare non può arrivare, il verso plasma il reale, la ricercata semplicità di questa lettura nega al contempo la realtà, trascendendola e la afferma nella forza del sangue, della vita, dell’abisso inesplorato.

L’interstizio

è nell’interstizio
fra i latrati di un bracco
gli sbuffi di scirocco
fra il suicidio di un’onda
e la nascita della figlia
che sfila la vita
la sua ombra

Tra questo minuto

tra questo minuto
e quello prima
una transiberiana
fa la spola
tra questo minuto
e quello in attesa
prende il largo
la barca a vela

Anatomia della sciagura

le mani ritratte
sotto la stretta
della paura
danza da un lato
piede dall’altro
anatomia della sciagura
senza una grinza
la stoffa intonsa
infeltrisce la vita
Sara Fruner- La rossa goletta per Crocetti Editore

La negazione è in qualche modo invece il tema portante della poetica di un altra lettura di questo ultimo mese, lettura che ho avuto il piacere di incontrare prima della pubblicazione (10 ottobre 2024), parlo della Cucina Vigliacca di Stefano Tarquini. Ma il mio era un pensiero superficiale, tangenziale in qualche modo; è chiara la voglia di contrasto con una certa tradizione poetica nei versi di Tarquini, la sperimentazione che quasi si fa contaminazione spuria, ma è altresì forte l’accettazione. Accettazione di un dolore che nella catarsi del verso, diventa un dolce compagno universale, rompersi per ritrovarsi nei pezzi. Se la Fruner è una goccia, Tarquini è una mannaia ed interessante quanto si tocchino i loro versi respingendosi come due poli magnetici.

Contraerei

Esili le campane della domenica
avvolgono questa mattina,
restiamo sul pavimento saturno
tessere di un mosaico.
Mi divorano con un canto assimilabile
le trame strappate della vita,
sottraendo al vostro scorrere
il tempo della morte.

Fiordalisi

nel profondo nero pece degli occhi
cadono dai muscoli

Sangue

Ti ho cercato nelle foto degli altri
ricordando a malapena il tuo nome.
Ed ho stretto fra i denti il tuo sangue
facendo a brandelli il tuo cuore.

Stefano Tarquini- Cucina Vigliacca per Perrone Editore

Omnis determinatio est negatio

Per affermare un concetto bisogna logicamente conoscerne la negazione. Era nei meandri delle mie conoscenze, eppure nella loro nuova forma di coesistenza raggiungono la deflagrazione della Supernova.

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