Ci sono diverse modalità con cui la scuola può presentarsi come sorprendente, una scuola spiazzante. Molte di queste modalità, però, non sono piacevoli. 

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Una è chiaramente quella della scuola assurta agli onori della cronaca quando le notizie di episodi di aggressioni a docenti o tra studenti, con interventi delle forze dell’ordine e successive denunce penali, trasformano l’istruzione pubblica in un palcoscenico o in un rotocalco scandalistico, in grado soltanto di accendere i riflettori su fatti gravi ma pur sempre minoritari rispetto ai grandi numeri che l’istruzione mette in campo ogni giorno con la sua indefessa attività educativa rivolta agli studenti. 

Poi c’è la modalità disorientante della scuola alle prese con l’inclusività. Se infatti gli istituti italiani stanno operando trasversalmente per realizzare concrete azioni inclusive nei confronti di tutti i ragazzi, specialmente quelli con maggior fragilità, i dirigenti delle nostre scuole sono invece alla continua ricerca di personale di sostegno che possa essere qualificato di fronte ai bisogni educativi di studenti deboli e sempre più numerosi.

La scuola spiazzante, gli insegnanti
di sostegno

Un recente articolo del Corriere della Sera, a firma di Gian Antonio Stella, ha ricordato che il 40 per cento degli insegnanti di sostegno oggi in Italia si presenta nei banchi dei nostri istituti sprovvisto di adeguate competenze (fonte Anffas). Questo perché gli insegnanti di sostegno, preparati e formati all’accompagnamento degli alunni h, non sono alla fine così numerosi quanto i rispettivi alunni, e le varie dirigenze scolastiche sono costrette a ricorrere ad altri docenti, se non a semplice personale che abbia fatto soltanto domanda di lavoro, per tappare i buchi delle cattedre e non lasciare da soli i più deboli. 

Qual è poi l’ulteriore conseguenza di tutto ciò? Quella per cui ogni anno due ragazzi su tre vedono cambiare l’insegnante di sostegno a cui hanno diritto, a detrimento della stessa continuità didattica e di qualsiasi forma di proficuità educativa. 

Demotivante e disorientante è poi quello che si sta profilando all’orizzonte dell’istruzione pubblica: molti istituti, a partire dalle restrizioni imposte dalla legge di bilancio, saranno costretti ad accorparsi, demandando ai capi d’istituto, sempre più smarriti, l’immane compito di gestire sedi, edifici, indirizzi e plessi fisicamente lontani ma accomunati da un’unica dicitura. 

Il disorientamento che può essere utile, salutare e positivo nella didattica

Tuttavia, c’è un aspetto della scuola spiazzante che è positivo, anzi è bellissimo ed estremamente educativo. Ogni insegnante sa bene quanto il disorientamento, nella pratica didattica, sia utile e davvero salutare. Non l’incertezza nella lezione o nella scelta di che cosa dire ai ragazzi.

Il disorientamento salutare che fa bene alla scuola è quello di sorprendere i ragazzi quando loro stessi si aspettano la ripetitività da parte di un docente oppure quando si introducono schemi e pratiche nuove nella didassi di tutti i giorni. Tanto più, questo disorientamento si presenta come salutare quando riguarda l’emotività che è un punto nevralgico quando si entra in un’aula. Sorprendere un allievo sia con un rimprovero o, meglio ancora, con un’attività gratificante è quanto di più incisivo possa essere fatto nell’apprendimento.

Vedere il film Lezioni di sogni, per credere.

In fondo, rientra nello statuto di qualsiasi agenzia formativa l’aspetto di richiamare dal profondo dell’animo del discente quegli aspetti intimi e emotivi, davvero capaci di scuoterlo dalla sua apatia. E di lasciare un segno, come è nella finalità di chiunque voglia in-segnare qualcosa di profittevole.

Anche se a essere spiazzato è il docente stesso, come fa Christian Raimo nel suo esilarante libro “Tranquillo prof, la richiamo io”.

Proprio nel segno di una scuola spiazzante.

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