Avete mai pensato che anche gli animali si ribellano? Che non siamo soltanto noi a reagire ai soprusi e alle ingiustizie, quando occorre? Si pensa spesso che le altre specie non abbiano le capacità o le facoltà cognitive necessarie per prendere l’iniziativa. Che siano semplici oggetti inerti, elementi passivi, pure vittime di uno sfruttamento che talvolta, generosamente, riconosciamo come inaccettabile. E invece no, sono loro i primi a dire che qualcosa non va. Sono loro a contestare la violenza umana con le azioni, con il linguaggio del corpo: fuggendo dagli allevamenti, aggredendo i propri aguzzini, evadendo dagli zoo o da altri luoghi di prigionia animale.

Di animali che si ribellano si parla ormai da anni anche nel nostro paese, grazie al lavoro militante del collettivo Resistenza Animale, che cura uno sterminato archivio di storie di non umani che prendono l’iniziativa contro la supremazia della nostra specie. Mucche che fuggono dal macello, leoni che si ribellano agli addestratori, scimmie che evadono dallo zoo: episodi quotidiani che spesso finiscono male per i protagonisti e che trovano scarso spazio nella narrazione dominante.

Il dibattito

Eppure, il dibattito è piuttosto articolato da diverso tempo, e anche in Italia sono arrivati alcuni testi fondamentali per restituire dignità agli atti di resistenza dei non umani, ben oltre il semplice aneddoto o la constatazione di azioni riflesse, quasi meccaniche: veri e propri tentativi di guadagnare la libertà, di sabotare le strutture oppressive e di esprimere un dissenso con un linguaggio diverso dal nostro, ma tutt’altro che incomprensibile (a chi desidera davvero mettersi in ascolto).

Copertina dell'opuscolo "Quando i maiali fanno la rivoluzione"

Nel nostro paese, il cambiamento di prospettiva è stato proposto per la prima volta nel 2014 in un articolo, poi divenuto pamphlet, intitolato Quando i maiali fanno la rivoluzione. Proposte per un movimento antispecista non paternalista: da allora è cresciuto l’interesse, sono aumentate le fonti documentali, e anche le mobilitazioni in sostegno di singoli animali ribelli.

Nel primo testo tradotto in Italia pochi anni dopo, Animali in rivolta, Sarat Colling raccontava le fughe dei bovini negli Stati Uniti utilizzando gli strumenti del transfemminismo decoloniale. Successivamente, è arrivato in italiano Paura del pianeta animale, il libro di Jason Hribal che ha lanciato il dibattito sul tema, portando all’attenzione la continua resistenza degli animali nei circhi, negli zoo e nei delfinari.

Da allora, si sono succedute le elaborazioni critiche (bibliografie piuttosto ricche si possono trovare nell’apposita sezione del blog di Resistenza Animale oppure nel libro Cospirazione animale), ed è stata anche pubblicata una raccolta di racconti, Zanne, curata da Susanna Panini e Francesco Cortonesi per l’editore Cronache Ribelli. Che cosa ci insegna la resistenza animale?

Copertina di "Animali in rivolta" di Sarat Colling

La resistenza animale da un
punto di vista scientifico

A questa lunga lista si è aggiunto, di recente, il libro di Roberto Inchingolo La vendetta delle orche e altre storie di resistenza animale, uscito nel 2024 per Codice Editore. L’approccio dell’autore, giornalista scientifico e divulgatore, prescinde in qualche modo dal dibattito militante. Il suo è un punto di vista scientifico, quello di chi guarda agli atti di resistenza dei non umani per quello che sono, senza proiezioni indebite, ma al tempo stesso prendendo sul serio il comportamento di individui e specie che ogni giorno provano a ribellarsi alla nostra supremazia.

Certamente, Inchingolo è a modo suo schierato, e lo dichiara a più riprese, per esempio quando dice ammette di fare il tifo per gli animali. Ma, nonostante ciò, cerca di utilizzare, nei dieci capitoli che compongono il libro, uno sguardo oggettivo, pur consapevole che la scienza non è neutra e non è esente da condizionamenti irrazionali, economici, consuetudinari (come emerge molto bene nel capitolo sulla sperimentazione animale).

La vendetta delle orche racconta dieci storie di resistenza individuale e collettiva, che coinvolgono diverse specie, dalle scimmie alle meduse, passando per rinoceronti, ippopotami, elefanti, cinghiali, maiali, orsi, e, naturalmente, orche. Si parte dalla materialità della resistenza messa in campo da queste specie, che è una resistenza talvolta intenzionale, talvolta meno, con intere culture animali che semplicemente si riprendono degli spazi, o cercano di mettere in atto la strategia di sopravvivenza più efficace di fronte ai disastri creati dall’uomo.

Copertina del libro "La vendetta delle orche"

Una resistenza che parla (anche) a noi

Che cosa ci insegna la resistenza animale? Tutte queste storie, narrate e commentate in modo estremamente chiaro, ci dicono qualcosa su noi stessi, sulla crisi ecologica, sul nostro impatto sul mondo e, soprattutto, sul modo in cui affrontiamo la convivenza con le altre specie.

Ne è un esempio emblematico la resistenza degli orsi in Trentino, a partire da M49, al cui fianco si è schierata fin da subito la campagna StopCasteller: la malagestione della Provincia emerge qui in tutta la sua incompetenza e arroganza. Ne sono un altro esempio i cinghiali, la cui proliferazione trova risposte al tempo stesso violente e inefficaci, che Inchingolo smonta una a una sulla base di solide argomentazioni di carattere bio-etologico.

Fra le storie narrate ve ne sono poi alcune che hanno colpito particolarmente l’opinione pubblica, spesso diventando virali in rete, come quella dell’elefante vendicativo che ha ucciso una settantenne indiana per poi guidare un gruppo di suoi simili a devastarne il villaggio durante il funerale; o quella che ha visto la collaborazione di ben tre specie – rinoceronti, leoni, ippopotami – contro il bracconaggio; o ancora la rivolta anticapitalista delle orche dello stretto di Gibilterra contro gli yacht. Al netto di alcune aggiunte fantasiose da parte dei commentatori umani, questi episodi testimoniano di una volontà di resistere che Inchingolo mette alla prova delle conoscenze zoologiche ed etologiche.

Ma quasi tutte, in un modo o nell’altro, parlano della determinatezza e della capacità del mondo non umano di far fronte, più o meno consapevolmente, all’impatto della nostra specie sul pianeta: con la lotta aperta, con il sabotaggio o con una serie di strategie adattive all’insegna della resilienza. In questo senso, per l’autore è proprio dalla resistenza delle altre specie che dovremmo imparare.

Da parte nostra, i dieci capitoli de La vendetta delle orche non possono che confermare che dobbiamo prendere sul serio la resistenza animale come atto politico verso la liberazione.

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