Alla fine di giugno, un evento straordinario prenderà vita nella suggestiva cornice delle Terme Stufe di Nerone a Bacoli (NA): la tredicesima edizione del Teatro alla Deriva. Questo evento unico nel suo genere vede gli artisti esibirsi su una zattera galleggiante, regalando al pubblico un’esperienza teatrale immersa nella natura e lontana dal caos cittadino.

Ne parliamo con Giovanni Meola, direttore artistico per il dodicesimo anno della manifestazione. Meola ha selezionato spettacoli che mettono l’ironia al centro della scena. La sua missione è coinvolgere, emozionare e divertire il pubblico con rappresentazioni che stimolano il pensiero e riflessioni profonde.

La rassegna su una zattera

Perché una rassegna su di una zattera: puro gioco o metafora della condizione del teatro oggi?
Gioco e metafora fanno parte integrante del teatro, in tutti i sensi. Quindi possiamo tranquillamente attribuirli entrambi alla nostra scelta di sistemare una zattera galleggiante in mezzo ad un laghetto circolare. Ma la verità è spesso fatta di tante mezze verità e quindi, prima dei significati metaforici e del senso del gioco, in origine c’è la precisa volontà di inventarsi qualcosa di mai fatto prima in un territorio, come quello flegreo, che quando abbiamo cominciato, 13 anni fa, era davvero sprovvisto di qualunque tipo di offerta teatrale, sia nei mesi invernali che in quelli estivi. E dunque, siamo felicissimi di aver trovato una formula e di aver messo in pratica una intuizione che continua a vivere, grazie alla volontà dei proprietari delle Terme-Stufe di Nerone, la famiglia Colutta,, e grazie all’impegno di tutta la mia squadra di lavoro, perché un direttore artistico nulla può se poi i suoi collaboratori non sono valenti, attenti e dediti.

A che tipo di ironia guardate nel selezionare i progetti?
Durante tutti gli anni di mia direzione artistica, finora, ho sempre cercato di trovare un fil rouge, più o meno palese, che legasse tra loro i lavori da me selezionati e proposti. A volte la cosa è stata possibile in maniera più evidente, altre volte meno. Non sempre l’ironia è stato quel fil rouge. In questo 2024, invece, la scelta è caduta su quattro spettacoli che, seppur coniugando l’ironia in maniera molto differente l’uno dall’altro, ne hanno in dotazione davvero un bel po’. O per scrittura, o per scelte registiche, o per approccio interpretativo. Chi avrà voglia di essere con noi, durante i consueti quattro appuntamenti di cui si compone Teatro alla Deriva (da Domenica 30 Giugno a Domenica 21 Luglio, sempre alle 21.15), potrà constatarlo di persona.

Questo anno compare un doveroso omaggio a Monica Vitti: in che termini? 
La giovane attrice e drammaturga Francesca Fedeli ha lavorato ad una sorta di patchwork, unendo e cucendo tra loro dichiarazioni della grande Monica Vitti, o brani tratti da sue interviste o, ancora, da suoi film, per comporre un ritratto-omaggio non tanto e non solo alla grandissima artista, ma anche e soprattutto alla grande donna che la Vitti è stata. Un lavoro molto interessante anche grazie alla splendida interpretazione della giovane Martina Carpino che incarna senza effetti mimetici ma con grande aderenza una Vitti talvolta spersa appresso ai suoi fantasmi ma allo stesso assai determinata.

Ci faccia un cenno su gli altri lavori presenti.
Gli altri spettacoli del cartellone di quest’anno, oltre ad avere il fll rouge di un’ironia modulata a seconda della drammaturgia e della regia, ha anche un’altra caratteristica, ovvero di vedere in scena interpreti estremamente versatili e capaci di coinvolgere il pubblico, risucchiandolo nel mondo narrativo o performativo che lo spettacolo mette in campo. Il primo lavoro, ‘Opera Didascalica’, vincitore di numerosissimi premi a livello nazionale, è un lavoro provocatorio nel quale il rapporto diretto con gli spettatori tende a scardinare tutti i luoghi comuni di cos’è il fare teatro partendo da una storia.

Spiazzare, far sorridere o ridere, diventa così il mantra di questo spettacolo, allo stesso modo in cui lo diventa per i bravissimi attori di ‘Tutto Shakespeare Minuto per Minuto’, nel quale, come in un meccanismo ad orologeria, i cinque interpreti mettono in scena, a modo loro, ovvero in maniera esilarante ed intelligente, tutte le opere del grande drammaturgo inglese. Per finire, ‘Leggende Napulitane’, nel quale la struttura ad episodi permette di passare da un personaggio mitico a una vicenda leggendaria, il tutto legato alla città di Napoli, giocando con gli stereotipi ma per dissacrarli facendo ridere e riflettere.

Una manifestazione unica in Italia

Quali sono stati fino ad ora i maggiori ostacoli e quali le soddisfazioni?                       
Soddisfazioni tantissime, ostacoli fortunatamente pochi. Pochi perché la volontà della famiglia Colutta è da sempre quella di dare continuità a questa manifestazione unica in Italia. Certo, si è partiti dal nulla, con pochissimi spettatori in media nelle primissime edizioni, ma poi, piano piano, grazie all’impegno di tutti, la manifestazione è cresciuta al punto da aver avuto praticamente sempre, sia prima che dopo il Covid, moltissimi sold out. E qui, appunto, apriamo il capitolo delle soddisfazioni.

Vedere quante persone siano tornate e tornino negli anni, regalandoci quindi uno zoccolo duro di pubblico che fa la ricchezza di ogni manifestazione di questo tipo, perdipiù di fatto mai finanziata, significa che si è seminato bene e che è nato un rapporto fiduciario di gran spessore. Più grande soddisfazione di questa, credo, non può esistere. A questo aggiungo personalmente il piacere di constatare che la quasi totalità delle compagnie da me invitate, nel corso degli anni, non ha solo ha gradito l’invito ma poi ha sempre fatto in modo di essere invitata nuovamente, a testimonianza dell’unicità dell’esperienza di recitare i propri lavori in una location così unica e suggestiva.

Condividi: