“Tu sei l’uccella di mare, che ha fabbricato il suo nido sulla scogliera torva, fra le sabbie nere”. Con questa dedica in epigrafe alla raccolta di racconti Lo scialle Andaluso, Elsa Morante parla di tutte le Grandi Madri, uccelle maestose, protettrici dall’ala gelosa, fabbricatrici risolute.

Così è Antonia, la Grande Madre del romanzo di Giulia CaminitoL’acqua del lago non è mai dolce (Bompiani, 2021), colei che dà il via alla storia e ne traccia i contorni, gli spazi, le mappe. Identità granitica che non cede a vezzi, guerresca e pacifica come nelle migliori delle contraddizioni. Antonia colleziona fallimenti, eppure insiste. È disposta anche a perdere tutto pur di mettere al sicuro sé stessa e la sua famiglia (quattro figli, un marito disabile), perfino accettare di trasferirsi da Roma in un alloggio popolare ad Anguillara Sabazia, sulle rive del lago di Bracciano.

È davanti a quelle acque che Antonia dice a sua figlia Gaia: non guardare giù. E suona come un avvertimento. Per tutta la storia sentiremo la voce, l’eco, di questa madre che ordina alla figlia di non guardare giù, di non cercare ciò che il lago nasconde. Il lago è il luogo dell’approdo, della fuga. È acqua che non scorre e non disseta. E sembra quasi che Gaia l’ascolti, salvo poi ricrederci.

Sul lago Gaia si sporge. Ci sporgiamo anche noi, lettori, guidati da lei. È lì, su quelle rive, che si compiono gli snodi decisivi, i passaggi obbligati. È lì che si accumula il dolore, si rompono le promesse, si spezzano i legami. È lì che si realizza il tradimento più alto: lo scollamento dal luogo primordiale, il parto. La figlia si separa dalla madre, dalla sua eredità, dal suo ingombro. La figlia (uccella di lago) prende il volo da sola. Prima un piccolo salto. L’antico, bellissimo, salto che facciamo tutte. Da cui tutte usciamo ricucite o smembrate.

Potente e suggestivo, questo romanzo è il racconto autentico e doloroso di quel volo, di quel salto nel buio. Con una prosa affilata come lama di coltello, Giulia Caminito, scrittrice luminosa che tutti dovrebbero leggere, ci tiene per mano prima del salto. Solo alla fine molla la presa, quasi dicesse: al mio tre.

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