Che il suo nuovo libro, L’amore mio non muore (edito Einaudi), dovesse far rumore era chiaro fin dall’inizio. Così Roberto Saviano, dopo averlo presentato rispettando la solida tabella di marcia del mondo editoriale, ha travalicato i confini della pagina per approdare al teatro. La prima è stata a Napoli, al Teatro Augusteo, il 14 ottobre.

Lì, la foto di una giovane Rossella Casini, all’epoca studentessa universitaria, attendeva il pubblico pronto ad assistere. A cosa, vi chiederete. Al racconto di una vita, sostanzialmente. O, meglio, al racconto di come l’amore fatalmente e inesorabilmente possa illuminarla o, al contrario, disintegrarla

La storia di Rossella Casini, vittima di ‘Ndrangheta

Rossella Casini era una giovane piena di vita. Impulsiva come lo si è a vent’anni, ostinata come lo si è quando si vuol bene davvero. Nella sua Firenze di ‘Ndrangheta ne sapeva poco, che il suo Francesco ne fosse parte complice e compiacente ancor meno. La sua era una normale famiglia borghese, i sogni e le aspirazioni quelli comuni a una ragazza degli anni Settanta. Mai avrebbe pensato di diventar vittima di uno tra i sistemi criminali più feroci al mondo. Mai avrebbe pensato di esser così scomoda lei che non pretendeva di scardinare un’intera organizzazione ma voleva solo salvare Francesco e portarlo via da lì.

Via dai Frisina, via da Palmi, via da una faida sanguinosa che poteva distruggergli la vita. E, invece, a perdere la vita è stata proprio lei, Rossella. Brutalmente assassinata dopo esser stata stuprata – “cosa che le mafie non fanno quasi mai”, dice Saviano. In quel caso, però, lo stesso codice viene violato. Perché? Per dare un segno. Perché quel corpo martoriato che ha l’unica colpa di aver amato troppo sia da monito. Perché quel sangue scorso a fiotti e, poi, dimenticato stia lì, invisibile ma per questo ancor più tremendo. Rossella era la “straniera”. Rossella aveva parlato. Rossella doveva pagare nel modo più atroce quella sua ostinazione a voler fare a modo suo. Ecco qual è stato per lei il costo della libertà.

“L’amore mio non muore” al teatro

Attraverso le parole di Roberto Saviano ecco che, però, Rossella rivive di nuovo davanti a noi. Il suo amore, la sua voglia di vita, l’idea che fosse possibile costruirsi il futuro proprio così come l’avevamo immaginato. E ci sono Kundera e Majakovskij a tenderle la mano, in sottofondo nessuna musica, tra la gente in fila qualche sospiro e, di tanto in tanto, una lacrima silenziosa. A quel che sopravvive e non muore mai: che ci indichi la via

Condividi: