Barbara Lalle è tante cose: artista, attivista, insegnante, terapeuta…Il suo blog è un viaggio nell’arte, soprattutto in quelle forme che si definiscono partecipate. Proprio a questo concetto abbiamo dedicato la prima delle nostre chiacchierate: ai modi cioè in cui una pratica artistica, quando viene portata all’interno di una comunità e la coinvolge attivamente, può innescare un circolo virtuoso che migliora la qualità della vita, degli spazi, delle relazioni dentro e intorno alla comunità stessa.

Arte come occasione di incontro

Fare arte come occasione di incontro e anche come forma peculiare di cittadinanza attiva, come autoeducazione ed educazione reciproca alle relazioni collaborative, come corrente di energia che stimola a livello emotivo ed estetico ma apre uno spazio che è anche etico. Come per le più antiche forme d’arte che la specie umana ha praticato, in cui ad esempio performare un rito sacro richiedeva il contributo di ciascun individuo della tribù, e quindi la condivisione dei valori di cui il rito era espressione e celebrazione. Proprio come allora, la pratica artistica partecipata permette di condividere valori – e in qualche caso anche progetti concreti per soddisfare i bisogni delle persone.

E’ una pratica per vocazione aperta e accogliente, che non richiede conoscenze specifiche per essere decodificata e fruita, al contrario di tanta arte del passato che, pur assumendo la forma familiare di un quadro, una statua, un affresco… di fatto ci è culturalmente distante e in gran parte indecifrabile. Una pratica in cui l’artista, da ego creativo che si staglia solitario al centro della scena, diventa il gruppo stesso.

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