L’ultimo libro di Gino Roncaglia, L’architetto e l’oracolo. Forme digitali del sapere da Wikipedia a ChatGPT, si confronta con una delle questioni più rilevanti del nostro tempo: l’evoluzione del sapere nel contesto digitale.

Si tratta di un problema complesso, che necessita un approccio interdisciplinare e una continua messa in discussione delle conoscenze acquisite e delle forme con le quali ci approcciamo alla cultura e alla società. La rivoluzione digitale ha portato un’accelerazione forse mai vista prima nel corso della storia per quanto riguarda l’evoluzione dei processi sociali e in generale nel cambiamento della vita dell’essere umano. A partire da questo contesto, il libro di Roncaglia ci fa comprendere come le forme di conoscenza e la diffusione dell’informazione si stiano trasformando sotto la pressione delle nuove tecnologie, in particolare dell’intelligenza artificiale generativa, che rappresenta l’ultima frontiera e uno strumento più degli altri in grado di modificare la nostra modalità di rapportarci con la tecnologia. 

Sapere e intelligenza artificiale.
Modelli di conoscenza

L’autore mette a confronto due modelli di conoscenza, costruendo il suo discorso partendo dalle due figure che appaiono citate nel titolo, quella dell’architetto e quella dell’oracolo. L’architetto rappresenta il metodo tradizionale di acquisizione della conoscenza, incarnato dalle enciclopedie e dalle biblioteche; un modello che si fonda su principi di classificazione, sistematizzazione e organizzazione, con l’obiettivo di costruire un sapere strutturato, accessibile e validato.

Si tratta di una modalità di conoscenza che affonda le sue radici in epoca illuminista, con l’Encyclopédie di Diderot e D’Alambert, e che successivamente troviamo rappresentata anche in campo letterario, si pensi al romanzo-mondo a cavallo tra Ottocento e Novecento o alle vertiginose visioni di biblioteche universali delle opere di scrittori come Herbert George Wells e Jorge Luis Borges.  

L’architetto è il guardiano di una conoscenza che è stata costruita con pazienza e metodo, e che trova nel modello enciclopedico una delle sue maggiori espressioni. Con l’avvento delle enciclopedie digitali, come Encarta, e successivamente Wikipedia, questa figura si è evoluta, ma ha mantenuto il suo ruolo centrale nella gestione della conoscenza. Alle enciclopedie digitali Roncaglia dedica una parte significativa del suo libro, in un percorso che parte dagli anni Ottanta del Novecento e giunge all’era di Wikipedia. L’autore esamina come queste piattaforme abbiano trasformato il concetto di autorevolezza, passando da un modello basato su figure centrali e redazioni editoriali a uno in cui la validazione dei contenuti è frutto di un processo collaborativo e aperto.

Wikipedia, in particolare, è al centro dell’analisi di Roncaglia, che ne esplora le caratteristiche e i problemi principali, tra cui le tensioni legate all’oggettività e alla neutralità del sapere. La transizione verso un sapere collaborativo e aperto rimanda al concetto di convergenza coniato da Henry Jenkins nel suo famoso libro La cultura convergente, che individua i caratteri della contemporaneità nella costruzione partecipata della cultura dal basso, nella transmedialità e in una nuova forma di intelligenza collettiva, in cui il processo di conoscenza è frutto della collaborazione dell’intelligenza di diversi individui. Questa modalità di costruzione collaborativa del sapere, benché ricca di potenzialità, porta con sé sfide significative, specialmente per quanto riguarda la qualità e la veridicità delle informazioni.

L’oracolo rappresenta un approccio radicalmente diverso alla conoscenza, oggi incarnato dai sistemi di intelligenza artificiale generativi caratterizzati da approcci data-driven, come i Large Language Models (LLM), tra cui ChatGPT, Gemini o Llama. Questi modelli non si limitano a organizzare il sapere preesistente, ma generano risposte e contenuti nuovi basandosi su metodi probabilistici. L’oracolo non fornisce risposte certe e validate, ma previsioni basate su grandi volumi di dati e su algoritmi di apprendimento automatico. Questo modello di conoscenza è fluido, dinamico e, in molti casi, non verificabile nel modo tradizionale.

L’idea della tecnologia come oracolo è d’altronde precedente ai LLM e si basa sulla percezione dei dati come qualcosa di certo e indiscutibile: se un’informazione è basata sui dati allora è vera, il dato è una prova inconfutabile. La tecnologia in questo modo diventa uno strumento magico, un oracolo appunto, in grado di fornirci sempre una risposta che sia la verità. Questa visione è oggi messa in discussione dalla constatazione che i dati non sono sempre oggettivi e non sempre rispecchiano il mondo nella sua complessità, ma sono portatori di una forma di potere, frutto di una serie di decisioni prese da chi li seleziona, li codifica e li divulga. 

Roncaglia identifica nei sistemi di intelligenza artificiale generativa una nuova e più forte forma di oracolo tecnologico. Questi sistemi, infatti, non si limitano a fornire informazioni preesistenti basate sui dati, ma producono contenuti nuovi in risposta alle richieste degli utenti. Il processo, basato su modelli di apprendimento automatico, solleva questioni cruciali riguardo all’affidabilità e alla trasparenza delle risposte fornite, oltre ai rischi insiti di allucinazioni e bias.

Le due diverse impostazioni del sapere – quella enciclopedica e quella oracolare – vengono da Roncaglia indagate anche attraverso una riflessione sulle memorie personali che, negli ultimi anni, tendono sempre più ad essere esternalizzate su dispositivi digitali. Se, da un lato, l’enorme mole di dati che riguarda la vita di ciascuno di noi (derivanti dai social network, dai dispositivi indossabili, dalle numerose app utilizzate nelle attività quotidiane) può essere immaginato come uno sterminato archivio individuale, dall’altro queste informazioni tendono a trasformarsi in big-data, contribuendo al contempo alla costruzione del sapere probabilistico dell’oracolo. L’uso di grosse moli di informazioni personali nell’addestramento di sistemi di intelligenza artificiale pone numerosi interrogativi etici, a partire da una riflessione sulla effettiva consapevolezza dell’utente.

Intelligenza artificiale e Editoria

Per quanto riguarda la riflessione su come l’intelligenza artificiale stia già influenzando l’editoria, l’autore propone nove tesi sulle possibili trasformazioni che potrebbero interessare il mondo del libro e della traduzione e della diffusione della conoscenza. Tra di esse, una delle più provocatorie riguarda il ruolo dell’intelligenza artificiale nel campo della traduzione: Roncaglia prevede che le macchine saranno presto in grado di tradurre con una competenza paragonabile a quella di un discreto traduttore umano. Questo potrebbe avvicinare il mondo a una forma di internazionalizzazione della conoscenza, ma anche amplificare i problemi già presenti sulla qualità e l’uniformità delle traduzioni.

L’ultima parte del libro di Roncaglia è dedicata a un interessante excursus letterario. Attraverso l’analisi di tre romanzi fantascientifici – il Ciclo della fondazione di Asimov, Snow Crash di Neal Stephenson e The Virtual Librarian di Ted e Bob Rockewell – l’autore cerca di comprendere se l’opposizione tra la sistematizzazione enciclopedica del sapere e una concezione della conoscenza simile a quella dei sistemi di intelligenza artificiale generativa sia stata in qualche modo anticipata dall’immaginario letterario. La letteratura, infatti, è il prodotto di una data cultura, e in questo caso specifico di quella stessa cultura che ha reso possibile la rivoluzione digitale. In questo senso la produzione artistica diventa una sorta di specchio attraverso cui una società può auto-rappresentare sé stessa, le proprie ambizioni e le proprie paure. In particolare, pur evidenziandone i limiti artistici, Roncaglia individua in The Virtual Librarian (2007) il testo che si è avvicinato con maggiore esattezza alla rappresentazione dell’attuale intelligenza artificiale generativa. 

L’architetto e l’oracolo di Gino Roncaglia offre insomma una visione articolata e ragionata delle trasformazioni in atto nel campo del sapere e dell’informazione, che ci spinge a nuove interrogazioni e soprattutto a osservare con sguardo attento il mondo circostante. Altro pregio del libro è di riuscire ad analizzare i cambiamenti tecnologici e al contempo riflettere sulle implicazioni culturali e sociali di questi sviluppi, una doppia visione che appare sempre più indispensabile oggi, in ottica di integrazione interdisciplinare e di creazione di consapevolezza negli utenti. Roncaglia invita i lettori a confrontarsi con le nuove forme di conoscenza, riconoscendo sia le opportunità che i rischi associati all’intelligenza artificiale in ambito culturale. In un’epoca in cui la gestione del sapere è più cruciale che mai, la lettura di questo libro risulta un ottimo punto di partenza per comprendere le sfide che ci attendono.

[In collaborazione con Daniel Raffini]

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