Le ninfe di Monet accompagnate da De Kooning e Soutine: un viaggio impressionista fino al 20 gennaio
L'Orangerie di Parigi ospita fino al 20 gennaio 2022 le opere di Chaïm Soutine e Willem De Kooning. Degne compagne delle ninfe di Monet.
L'Orangerie di Parigi ospita fino al 20 gennaio 2022 le opere di Chaïm Soutine e Willem De Kooning. Degne compagne delle ninfe di Monet.
(English translation below)
Al Museo dell’Orangerie di Parigi, le ninfe di Monet si trovano accompagnate dai lavori d’impressionisti ambiziosi come Chaïm Soutine e Willem De Kooning, entrambi in grado di applicare l’impressionismo alla pittura e all’arte astratta in generale, esplorando nuovi orizzonti. Il movimento impressionista nasce a Parigi negli anni 1980, promosso da personalità determinate e claustrofobe nei confronti del sistema di quel periodo. Dopo pochi anni, l’arte impressionista si diffonde nel resto dell’Europa, cercando di esaltare il trascorrere del tempo attraverso i dettagli, i colori e i paesaggi. Attraverso tale concetto, il cambiamento è, e deve essere, accettato come costanza della vita umana, un filo unico che unisce tutti. Perciò, con la realizzazione dello stato effimero del tempo, che comporta la mutazione inevitabile di valori morali, principi, motivazioni, cause e conseguenze, anche l’impressionismo si evolve, come osservabile nel dialogo tra opere di Soutine e De Kooning.
Nel tempio dell’arte impressionista, le ninfe di Monet sono visitabili tutto l’anno. Invece, le opere ospitate fino al 20 gennaio 2022 sono quelle di Soutine e De Kooning.
È possibile visitare la mostra sulla conversazione tra i due artisti, diversi per origini ma vicini per ambizioni, al Museo dell’Orangerie di Parigi, una visita che andrebbe fatta anche solo per l’architettura del palazzo. La mostra è co-organizzata con la Fondation Barnes di Filadelfia, dove si trovano diverse opere di Soutine. Consigliato da Paul Guillaume, personaggio importante e all’origine della collezione del Museo dell’Orangerie Jean Walter e Paul Guillaume, tra le quali si trovano alcuni dei più preziosi dipinti europei, Barnes ha selezionato con attenzione le opere presenti alla mostra.
La mostra esplora il ri-modellare dell’impressionismo su dei contesti temporanei, riconoscendo il passare del tempo. Il tema del cambiamento, di pezzi che viaggiano nel tempo mantenendo una loro identità trascendentale, è un tema che va esplorato e ricontestualizzato, soprattutto durante l’era della globalizzazione e la digitalizzazione, dove il tempo non corre ma scappa. Quello che manca è ciò che riunisce, ciò che potrebbe stimolare un approccio critico alle norme precostituite che attraversano il continente europeo; se considerato da un punto di vista impressionista, ciò che manca è ciò che potrebbe creare un sentimento di unità in relazione alla semplicità e alla bellezza del dettaglio. Monet ha regalato le sue ninfe murali dipinte sulla totalità dei muri delle varie sale ellittiche il giorno dopo l’armistizio dell’11 novembre 1918, a simboleggiare un’aspirazione e un segno di pace. Infatti, all’inizio della mostra, i visitatori sono invitati a rimanere in silenzio, a rispettare il desiderio di Monet che voleva che le sue ninfe avessero un effetto meditativo, per far riflettere, insieme, sulla spontaneità di Madre Natura.
Monet non si dedicò ad altro che alle sue ninfe dal 1890 fino alla sua morte, nel 1926. L’obiettivo del movimento impressionista, che si trova nelle ninfe di Monet come nell’interpretazione della realtà di De Kooning e Soutine, è quello dell’illudere, un tema sul quale è fondamentale filosofare. L’illusione nella quale ciò che nutre sia ciò che muore, ciò che si consuma ciò che dirige, in cui l’indipendenza non è altro che un’aspettativa in un sistema predisposto. La bellezza di questa mostra è nel ricordare la forza dell’arte ad astrarsi dal quotidiano da cui scappa anche il tempo, il quale è un elemento essenziale della ri-concettualizzazione, del riscrivere, del dovere del rewriter.
Esposte nel piano inferiore rispetto alle ninfe di Monet, le opere di De Kooning e Soutine mancano di struttura, di formalità; allontanandosi da qualsiasi definizione, il radicalismo e l’estrema natura delle opere di entrambi gli artisti, hanno iniziato a calmarsi quando hanno iniziato ad imparare l’uno dall’altro.
L’arte riesce a esprimere senza rabbia e aspettative, riflettendo una costruzione di rapporti genuina e sostenibile. Se tale concetto fosse applicato a vari sistemi politici e società nel mondo, se solo osservando il proprio estremismo si riuscisse a criticare la propria cultura, se l’interazione con lo straniero, con l’altro, non avvenisse attraverso il confronto, Le ninfe di Monet avrebbero davvero un’opportunità per portare la pace.
ENGLISH VERSION
The Orangerie in Paris hosts the works of Chaïm Soutine and Willem De Kooning until January 20, 2022. Worthy companions of Monet’s nymphs.
At the Orangerie Museum in Paris, one can find Monet’s nymphs accompanied by works of ambitious impressionists such as Chaïm Soutine and Willem De Kooning, who both applied impressionism to painting and abstract art in general, exploring new horizons. The impressionist movement started in Paris in the 1980s, initiated by determining personalities claustrophobic of the system of their time. After a few years, impressionist art spread throughout the rest of Europe, aiming to accentuate time passing through details, colours and landscapes. Through such a concept, the change is and must be, accepted as the perseverance of human life, a unique threat bringing everyone together. Thus, with the realization of time’s ephemerality, which implies the inevitable mutation of moral values, principles, motivations, causes, and consequences, impressionism is also evolving, as can be observed in the dialogue between Soutine and De Kooning’s pieces.
In the temple of impressionist art, Monet’s nymphs can be visited during the whole year. Differently, the shows that are being hosted until the 20th of January 2022 are those of Soutine and De Kooning. It is possible to visit the show exploring the conversation between both artists of different origins but similar ambitions at the Orangerie Museum in Paris, which would be worth a visit even just for the architecture of the building. The exhibition is co-organized with the Barnes Foundation from Philadelphia, where many of Soutine’s works come from. Advised by Paul Guillaume, an important character at the origin of the Museum’s collection Jean Walter e Paul Guillaume, amongst which are some of the most precious European paintings, Barnes attentively selected the pieces for the exhibition.
The exhibition explores the remodeling of impressionism to temporal contexts, acknowledging the passing of time. The theme of change, of pieces that travel through time while maintaining a transcendental identity, is a subject that must be explored and recontextualised, especially in the era of globalisation and digitalisation, where time is not running out but running away. What is missing is that which reunites, that which could stimulate a critical approach to pre-established norms going through the European continent; if considered from an impressionist perspective, what is missing is that which would create a feeling of unity in relation to the simplicity and beauty of the detail. Monet gifted his murals of nymphs, painted on the various walls of elliptical rooms, the day after the armistice of the 11th of November 1918, symbolising an aspiration for, and a sign of, peace. Indeed, at the beginning of the exhibition, visitors are asked to remain in silence, to respect Monet’s desire for his nymphs to have a “meditative” effect, to make people reflect, together, on the spontaneity of Mother Nature.
Monet exclusively dedicated himself to his nymphs from 1890 until his death in 1926. The objective of the impressionist movement, which one can find in Monet’s nymphs as much as in De Kooning and Soutine’s respective interpretation of reality, is that of illuding, a theme on which it is essential to philosophize. The illusion in which what feeds is what dies, what is consumed is what dictates, where independence is nothing more than an expectation in a predisposed, set, system. The beauty of this exhibition lies in remembering the power of art in being able to abstract from every day, from which even time runs away, which is an essential of reconceptualizing, of rewriting, one of the rewriter’s duties.
Exhibited on the floor below that of Monet’s nymphs, De Kooning and Soutine’s works lack structure, formality: moving away from any definition, the radicalism and extreme nature of both artists’ pieces, began to calm down as they started learning from each other. Art can express without anger or expectations, reflecting genuine and sustainable relationship-building. If such a concept was applied to various political systems and societies throughout the world, if only by observing one’s extremism one would criticize their own culture, if the interaction with the stranger, the foreigner, the other, did not occur by means of confrontation, Monet’s nymphs really would have an opportunity to bring peace.