Sono la cosa più preziosa, ma puoi trovarmi dappertutto.

In ogni nazione, ogni città, ogni scuola e ogni casa.

Care e cari rewriters,
oggi vorrei raccontarvi due albi illustrati, sul confine tra narrazione e divulgazione, dedicati alla lingua, alle parole, perché la lingua, anche se spesso ce ne dimentichiamo, è la cosa più preziosa che abbiamo, ci permette di comunicare nel tempo e nello spazio e dal modo in cui la governiamo da lei dipende anche il nostro futuro e prima ancora il nostro presente.

I due libri sono: La cosa più preziosa di Victor D.O. Santos e Anna Forlati edito da Terre de mezzo in collaborazione con l’UNESCO, e Biofilia di Cathy Eliot edito da Storiedichi.

Al centro della narrazione le parole, la lingua

Al centro di entrambi i libri, in modo del tutto diverso, ci sono le parole, quelle possibilità di espressione che ci rende umani e che anche distingue i popoli e le culture, la lingua racconta forse come nient’altro, sebbene leggere la sua storia sia quanto mai complesso, l’anima profonda di un popolo a partire dalle sue esperienze e necessità quotidiane.

“Biofilia”

Biofilia è un albo a catalogo in cui ogni doppia pagina, che poi si apre rivelando una terza parte, riporta una parola in una lingua sconosciuta e poi la sua traduzione in perifrasi. Biofilia è una specie di lost in translation perché ci propone intraducibili in lingue lingue diverse da quella di origine poiché aderiscono a sensazioni ed esperienze appartenenti solo a chi parla quella specifica lingua.

In più Biofilia sceglie 14 parole, di cui l’ultima, biofilia appunto, italiana, tutte afferenti alla natura e alla relazione con essa. Ed ecco dunque che abbiamo la parola norvegese che significa la vita all’aria aperta, quella giapponese che indica il momento in cui i raggi del sole trapelano attraverso i rami e le foglie creando un gioco di luce sul suolo, o ancora la parola svedese che indica il posto delle fragole.

In Biofilia si uniscono la centralità della lingua, della parola specifica che arricchisce l’esperienza della persona che la pronuncia, e la centralità della vita naturale.

“La cosa più preziosa”

La cosa più preziosa, invece, è una narrazione vera e propria che prosegue come se fosse un’indovinello, è la lingua, a narrarsi in prima persona e a celarsi fino alla fine, le illustrazioni la accompagnano doppia pagina dopo doppia pagina in un viaggio nel tempo e nello spazio.

Accompagnano e chiudono entrambi i libri due appendici informative, una con le singole parole e spiegazioni dettagliate con l’etimologia della lingua d’origine, l’altra sulle lingue madre e la loro importanza.

Moltissimi sono ormai gli studi che dimostrano come dalla quantità di parole che un bambino o bambino apprende sin dalla primissima infanzia dipende moltissimo del suo sviluppo non solo cognitivo ma anche emotivo ed emozionale e persino la posizione socio-economica all’interno della società in cui vive.

Davvero c’è da chiedersi, cosa ci sia di più prezioso della lingua, e anche della Natura, in effetti, forse la Natura è più importante della lingua ma da quest’ultima proprio non possiamo prescindere se vogliamo dirci umani e anche compiere il nostro destino su questa terra difendendola e riconoscendola e, ruolo imprescindibile che sono noi esseri umani abbiamo, raccontandola con le parole migliori in ogni luogo e tempo.

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