Esce domani, 18 aprile, nelle sale cinematografiche italiane il nuovo film Back to Black. Intitolato come una delle sue più celebri canzoni, il film racconta la storia dell’artista londinese Amy Winehouse. Sebbene a livello internazionale le critiche non si sono fatte attendere, c’è tanta curiosità e aspettativa intorno al biopic. Ma avevamo davvero bisogno dell’ennesimo biopic su artisti musicali?

Back to Black, fotogramma dal film

Alla vigilia di “Back to Black”

Il film è diretto da Sam Taylor-Johnson e nei panni di Amy Winehouse c’è l’attrice Marisa Abela. Nel cast anche Jack O’Connell, Lesley Manville ed Eddy Marsan. La vita di Amy Winehouse viene raccontata dal suo punti di vista. Dalla giovane ascesa fino al compimento dell’iconico album Back to Black scopriamo la vita privata della cantante londinese. Al centro del film la storia d’amore con Blake, travagliata e minacciata dalle loro dipendenze da droga e alcool. E poi la riabilitazione e il successo. Un film che tenta di raccontare gli alti e bassi di un’artista complessa e indimenticabile. Una stella della musica morta alla giovanissima età di 27 anni per una esagerata assunzione di alcool dopo un lungo periodo d’astinenza.

Stando a sentire le critiche fuori dall’Italia, il film Back to Black non ha riscosso il successo sperato. Le principali critiche che sono state mosse riguardano proprio il rapporto tra musica e cinema. La scelta è stata quella di far cantare le canzoni di Amy Winehouse all’attrice Marisa Abela. Ma non siamo qui per discutere scelte artistiche o quantomeno per riportare critiche internazionali su un film che ancora deve uscire nelle nostre sale.

Non più solo musica

Un sodalizio quello tra musica e cinema che negli ultimi anni ha dato vita a grandi film di successo. Abbiamo ormai appurato che quello del biopic sia un genere tanto caro alla nostra generazione. Alle volte questi film funzionano raggiungendo grandi incassi e restituendo grandi storie. Ma sfortunatamente non è sempre così. Insieme a biopic come Oppenheimer, Il Traditore o The Wolf of Wall street, sono molti i film biografici con al centro cantanti o musicisti. Come si può vedere infatti non è la prima volta che assistiamo alla rappresentazione filmica della vita di un artista musicale o di una band musicale: Bohemian rhapsody, Rocketman o Maestro, lo scorso anno, sono solo alcuni esempi. E adesso è toccato a Amy Winehouse con Back to Black. Ma già in partenza le perplessità sono molte.

Back to Black, fotogramma dal film

Viene da chiedersi quale sia il vero scopo di un operazione come questa. E se l’ho chiamata operazione è perché sembra ci sia molto di analitico, calcolato, messo insieme a tavolino dietro a film come questi. E dunque più che opere d’arte sembrano appunto operazioni di marketing. Una strumentalizzazione della vita privata di artisti che avevano scelto, sì, di fare arte, ma musica e non cinema.

Sicuramente causa di questo fenomeno cinematografico è la diffusione dei social network a livello globale. Ad oggi gli artisti e la loro riconoscibilità e vita privata hanno un peso rilevante nell’immaginario artistico che circonda la loro canzone. Non ci si può limitare a scrivere una bella canzone. Meglio che a essa si accompagnino stimoli che possano intrattenere non solo il nostro orecchio, ma anche gli altri sensi. E laddove per cause di forza maggiore l’artista non può più, non c’è da preoccuparsi. Si farà un biopic su di lui.

Il biopic tra cinema e realtà

Il dato che preoccupa è che il fenomeno del biopic dimostra una tendenza ad affidare all’arte cinematografica il dovere di trasporre sul suo supporto storie già esistenti e per di più reali. Il cinema invece, nella sua natura artistica, è nato come strumento capace di fare cose che la realtà non può. Con ciò non si vuole prediligere un tipo di cinema più fantasy o fantascientifico rispetto ad un approccio naturalistico o neorealista, ma perché dover attaccarsi e dipendere così affannosamente dalle biografie. Abusare del genere del biopic significa affidare al cinema la difficile se non impossibile responsabilità di ricostruire una biografia. Perciò perché non lasciamo in pace artisti che si sono già espressi scegliendo la musica, e facciamo film per esprimere l’arte del cinema?

Back to Black uscirà nelle sale italiane domani 18 aprile e solo allora potremmo veramente discutere del film, avanzando critiche o, perché no, elogiandone qualità. Fino ad ora ciò che possiamo fare è ascoltare semplice la musica di Amy Winehouse. E una cosa è certa. già quella da sola ci bastava. La sua musica, come si suol dire, è tutto un film…

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