Feminoska e Marco Reggio ci regalano un’altra incredibile rarità (ricordo le curatele precedenti del calibro di Bestie da soma e Canti della Nazione Gorilla) traducendo e curando il testo di una brillante filosofa spagnola Laura Fernández Aguilera: Mondi animali. Corpi umani e binarismo ontologico.

Le briglie ontologiche del binarismo

Il ragionamento della filosofa parte dal binarismo e sottolinea il fatto che queste dicotomie non siano solo oppositive, ma come esse pre-interpretino un’ontologia delle cose fissandone differenti perimetri ontologici. Scrive Fernández Aguilera:

L’ontologia binaria costruisce questo Mondo Unico su categorie dicotomiche, di cui una è privilegiata rispetto all’altra.

È molto interessante come la filosofa parli di Mondo Unico: esso non è infatti da intendersi come mondo inclusivo delle diversità ed alterità, ma come unico modello di mondo possibile imposto dal pensiero capitalista globalizzato, dove il sapere si fonda su una prospettiva eurocentrata e androcentrata. In questo universo dovunque ci si affaccerà, in ogni realtà che si incontrerà sarà possibile trovare sempre e solo la stessa cosa.

La decolonizzazione delle conoscenze

Questo non solo priva di ricchezza la realtà ma spoglia di valore ogni ontologia che non sia quella umana: decolonizzare le conoscenze diviene quindi uno degli aspetti più importanti in vista di un’inclusione attiva dell’Altro corpo. Da questa osservazione è evidente come ella voglia suggerire una differente riflessione anche sulla dimensione animale, spingendo a guardare le altre forme di vita non secondo un’analitica antropocentrica scientifica, ma vedendo nell’animale un portatore di pensiero e soprattutto di mondo, riconsiderandolo a tutti gli effetti un soggetto.

L’animale avente mondo e pensiero

Al contrario di quanto asserisce il filosofo Martin Heidegger nel testo Concetti fondamentali di metafisica. Mondo-finitezza-solitudine secondo cui l’animale è privo di mondo e per questo non può neppure morire ma solo smettere di vivere, ogni essere, secondo Fernández Aguilera è portatore di un mondo e di un pensiero e, nel momento in cui ci affacciamo ad altri viventi, è questo mondo, questo pensiero con cui dobbiamo cercare di confrontarci e metterci in dialogo.

Il corpo. La negazione del somatico

Tuttavia, ciò che per me è risultato particolarmente originale del lavoro di Fernández Aguilera è la connessione che ella crea tra la subordinazione del corpo a quella della mente-anima-spirito, con la condizione di svalutazione ontologica di alcuni precisi corpi.

Il corpo è stato probabilmente l’oggetto più trascurato della tradizione del pensiero occidentale; evidenzia la filosofa come a seconda dei differenti periodi storici, si sia sempre scelto di emarginare una specifica cosa piuttosto che un’altra, mentre il corpo è stato il sempre negato in una negazione del somatico in cui tutt’oggi siamo ancora pesantemente imbrigliati.

La disconnessione che viviamo nei riguardi del nostro corpo è la stessa che si prova nei confronti del corpo degli altri. Un altro filosofo Serres nota come (Non è un mondo per vecchi) le tecniche farmacologiche e mediche abbiano radicalmente cambiato la percezione del nostro corpo: se esso prima aveva modo di farsi sentire per mezzo del dolore, oggi la sua costante armonia performista lo rende ancora più assente di un tempo.

Disconnessi dal corpo disconnessi dal mondo

Secondo quanto teorizzato dalla Fernández Aguilera è proprio questa disconnessione dal corpo che ci fa percepire disconnessi da tutte le altre entità. Alla base di questa percezione sta indubbiamente, come nota la filosofa, la formulazione di Cartesio il quale pone una netta distinzione tra res cogitans e res extensa: l’uomo è sostanza differente dal resto. La nostra sostanza, il nostro essere cosa e pensiero, il nostro stare nel mondo è stare in una dimensione estranea a ciò che siamo realmente. La grande intuizione della Fernandez Aguilera è dunque quella di riconnettere questa distanza dal corpo alla distanza con tutto ciò che ci circonda e proporre come soluzione l’emancipazione del corpo e non dal corpo. Questo sicuramente è uno dei passaggi decisivi del testo:

è proprio a partire da questo punto di incontro corporeo che trascende il sé individuale che propongo questo studio sui corpi.

Il carattere politico della soggettività animale

Il corpo animale è per Fernández Aguilera a tutti gli effetti un soggetto, proprio come aveva anticipato diversi anni prima il filosofo Roberto Marchesini in Etologia filosofica; tuttavia, per la filosofa spagnola il carattere di questa soggettività è principalmente politico.  

Detto ciò, la Fernández Aguilera non si ferma a considerazioni astratte sulla corporeità considerando essa un vero e proprio strumento per generare differenze politiche legate all’esercizio del potere.

La capitalizzazione del corporeo

Il capitalismo sarebbe quella forma di potere che produce “verità” che permettono la subordinazione e l’utilizzo dei corpi e la subordinazione e l’utilizzo dei corpi è possibile proprio a partire da dinamiche di pensiero capitaliste, volte alla produzione e alla materializzazione di tutto l’esistente. È quindi come se capitalismo e maltrattamento corporeo – di ogni tipo si stia parlano – rappresentino la stessa cosa e cioè la messa in gioco di paradigmi ontologici fondati su gerarchie di potere legate all’essere uno specifico corpo (nero, grasso, disabile, brutto, animale ecc.).

Carattere performativo del corporeo

Il corpo, se proprio deve essere incluso nuovamente nel panorama della nostra dimensione di essere, deve per forza funzionare perfettamente, la performatività è misura del suo valore. Ciò nega la presenza a quei corpi che non sono efficienti: i corpi malati, quelli diversamente abili, quelli strani, storpi e anche quelli grassi hanno un potere politico inferiore ad altri corpi. Per non parlare del corpo animale privo di ogni valore politico e di ogni forma di rappresentanza.

Le categorie di potere generate dal corpo

Queste evidenze politiche messe in atto da una condizione corporea sono in grado di mostrarci come la presa in considerazione dell’emarginato per eccellenza – il corpo – sviluppi categorie di potere apparentemente inesistenti:

La dissidenza corporea rispetto al soggetto egemonico è causa comune di oppressione nelle relazioni interspecifiche e in quelle intraumane.  

È a partire da queste categorie di ragionamento che si sviluppa la riflessione di Laura Fernández Auguilera, una rielaborazione intensa che, dal recupero del corpo come vero e proprio oggetto e soggetto politico obbliga a ragionare circa i parametri di diritto, di inclusione ed esclusione, dando alla sua ricerca una validità fondamentale.

L’oppressione per la Fernández Aguilera è sempre un’oppressione incarnata che inizia a partire dalla categorizzazione del corpo e della sua dignità ontologica secondo la prospettiva attraverso la quale lo si guarda.  

Essere un corpo significa essere un corpo politico che esso sia umano o animale, che esso sia storpio, grasso, sano, malato. Il corpo è una questione politica. Buona lettura.

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