Le esperte di psicologia Vanessa Bertuzzi e Licia Angeli raccontano della K-terapia e del loro account VALI, le psicologhe del K-pop.

L’amicizia tra la psicoterapeuta Vanessa Bertuzzi e la psicologa del lavoro Licia Angeli nasce quattro anni fa, sul social media Twitter, in un modo molto particolare e scherzoso: tramite delle gif inerenti al mondo della pallavolo, create proprio da Licia. Assistono, poi, ad una partita di pallavolo insieme e proprio questa le rende sorelle non di sangue.

L’amore di Vanessa e Licia
per la psicologia

Vanessa Bertuzzi, 35 anni, è amante dell’arte in tutte le sue sfumature e degli animali. È stata fin da subito una persona empatica: “Già a scuola, da piccola, cercavo di stare accanto a due miei compagni, probabilmente con dei disturbi specifici dell’apprendimento… ma qualche anno fa, non se ne parlava ancora”. È sempre stata incline all’empatia e all’aiuto del prossimo:

“Il mio sogno era di studiare psichiatria, ma non ho superato il test d’ingresso. Dopo un primo momento di sconforto, ho deciso di rimanere nel campo dell’educazione e ho scelto la facoltà di Scienze dell’Educazione. Poi sono andata avanti, ho studiato psicologia, ho fatto il tirocinio post-laurea per un anno, mi sono abilitata e poi i quattro anni di Scuola di Specializzazione, ma è una professione in continuo aggiornamento.”

Licia Angeli, 28 anni, si occupa di marketing e comunicazione, applicate nel settore della psicologia. Il suo rapporto con la psicologia nasce tra i banchi di scuola, grazie agli insegnamenti di Sigmund Freud, dai quali si lascia travolgere:

“Mi sono iscritta alla Scuola per Geometri, avrei dovuto fare architettura. Al quinto anno, poi, ho studiato Freud e mi sono innamorata della sua personalità, dei suoi ragionamenti e ho capito che fosse la mia strada!”.

Una strada che, però, si è rivelata in salita:

“Ho scelto psicologia, e mi sono pentita subito… una tragedia! Poi ho scoperto la Psicologia del Lavoro e mi ha dato tanta speranza… presto inizierò un master in questo settore”.

La passione per i prodotti
culturali sudcoreani

Vanessa scopre il mondo dei K-drama proprio grazie ad una paziente molto chiusa e riservata, la quale si confida con la dottoressa proprio su questa tipologia di opere. Per cercare di entrare ancora di più in empatia con lei, Vanessa decide di fare qualche ricerca ed approcciarsi ad uno dei drama cinesi più famosi Meteor Garden:

“È stato l’inizio della fine! L’ho guardato tutto e poi ho chiesto a Licia di guardarlo con me – io da Milano, lei da Massa – e lo abbiamo commentato insieme su WhatsApp!”.

Il loro amore per i K-drama nasce, quindi, proprio dalla Cina e da quel momento, spinte dalla curiosità, non si sono più fermate, fino ad arrivare al K-pop, dal 2021. Licia mi racconta del suo primo approccio a questo genere musicale:

“Conoscevamo già i BTS, tramite le pubblicità o i social, ma li guardavamo un po’ da lontano… poi ho avuto un lutto e Spotify mi ha consigliato Life Goes On, una delle canzoni più belle dei BTS, la quale mi ha permesso di vivere meglio durante questo periodo così difficile per me”.  

Poco dopo, Licia riesce a far appassionare anche Vanessa:

“Ho sempre fatto danza classica e vedere questi sette meravigliosi ragazzi che cantano e ballano tutti coordinati ha riempito il mio cuore di gioia e il resto è storia”.

Il K-pop e i K-drama come
terapia per la gioia

Alcune persone non sono consapevoli dell’aiuto che il K-pop riesce a dare:

“I messaggi che il K-pop manda sono talmente profondi e assimilabili un po’ a tutti, che una canzone può avere mille significati diversi, ma può rappresentare una spinta per tutti e da questa idea è nata la nostra pagina”.

 VALI, le psicologhe del K-pop, su Instagram e su TikTok, nasce da un’idea di Licia, guardando insieme i K-drama e notando come venissero trattate delle tematiche psicologiche in modo accessibile. VALI non è solo l’unione delle prime due sillabe dei loro nomi – Vanessa e Licia – ma è anche una sorta di parola d’ordine, che si lega immediatamente al concetto di valore personale:

“VALI è anche valere, tu vali, ognuno di noi ha un valore immenso, noi abbiamo un valore, ma lo hanno anche tutte le persone che ci seguono”.

Il bello della pagina è proprio essere in due e di avere entrambe un ruolo fondamentale: il confronto, il conforto e l’essere l’una il posto sicuro dell’altra.

L’obiettivo dell’account è quello di portare la psicologia accessibile a tutti con un linguaggio semplice. Molto spesso si associa la psicologia solo ai cosiddetti pazzi:

“Non siamo gli strizzacervelli dell’Ottocento. Siamo delle persone normalissime, che si mettono a disposizione del prossimo”.

La loro tecnica è quella di utilizzare gli idol, gli attori, la musica K-pop e le serie tv sudcoreane come strumento per parlare alle persone e fare divulgazione:

“I loro volti, le loro espressioni, i loro racconti sono tutti materiali che noi utilizziamo per parlare di emozioni e di tematiche legate alla psicologia, in modo che i nostri follower possano sentirsi compresi e accettati, vogliamo creare una rete di supporto”.  

“Crediamo tantissimo nella pagina e investiamo molto. Cerchiamo sempre di stare al passo con quello che accade, dedicandoci, comunque, alla nostra vita. Puntiamo tutto sull’organizzazione, sul lavoro di squadra e giochiamo d’anticipo.”

Vanessa racconta di come si possa, ormai, parlare di una sorta di K-terapia, perché i prodotti culturali coreani sono diventati per lei, uno strumento terapeutico a tutti gli effetti:

“chiaramente, è più facile proporre il K-pop o i K-drama ai i miei pazienti più giovani, ma ci sono anche tante signore innamorate del K-pop e degli idol”.

K-drama e canzoni K-pop
approvate dalle VALI

Esistono moltissimi esempi di serie e  di canzoni che possono rivelarsi di grande aiuto dal punto di vista psicologico. Uno tra tutti è il drama Move to Heaven:

“Racconta della tematica dell’autismo in maniera molto positiva, perché mostra sia il lato positivo e gestibile, sia i momenti con maggiori difficoltà”.  

Un secondo esempio è il drama Mad For Each Other:

“narra in chiave ironica di come le persone vivono la patologia, sottolineando come esse siano assolutamente come noi e normalizzano la figura dello psicoterapeuta”.

Ultimo è il drama Tomorrow, definito dalle esperte come il miglior drama del 2022:

“Nonostante ci sia del fantasy, le varie tematiche affrontate sono impeccabili, vere, toccanti, realistiche”.

Per quanto riguarda il K-pop, invece, si consigliano i BTS, i quali non mancano di parlare di dolore, depressione e amore verso noi stessi e verso gli altri, con le canzoni Moonchild, Seoul, Life Goes On e l’album del leader RM, Indigo.

Molto apprezzati dalle esperte, ancora, sono gli Stray Kids, i quali scrivono spesso della tematica dell’ansia, come nelle canzoni Voices e Side Effects. Gli Stray Kids accompagnano i giovani nel loro cammino verso la maturità e mostrano quanto sia difficile diventare grandi. Sono delle canzoni motivazionali e formative a tutti gli effetti:

“c’è molta accettazione del malessere, che, però non è una sensazione definitiva, si può uscire dalla tristezza”.

Anche i modelli del K-pop sono tanti, soprattutto per quanto riguarda la tematica del genderless:

“gli idol vogliono abbattere le barriere, vogliono scoprire loro stessi, c’è tanta apertura mentale. Sono tutte costrizioni che ci imponiamo da soli, quando, in realtà, non c’è alcun bisogno”.

Il lato negativo del K-pop è, però, il lato estetico:

“l’industria degli idol si sente costretta in canoni estetici irraggiungibili, ma, per fortuna, una donna, Hwasa del gruppo Mamamoo, sta cercando di combattere contro tutti questi stereotipi, e noi la troviamo fantastica”.

Il bello del K-pop è il potersi identificare e legare agli idol, capire l’anima, la persona che sta dietro le coreografie, dietro la telecamera.

“Questi messaggi che possiamo trovare all’interno del K-pop sono stupendi: la vera amicizia, l’inclusione, l’unicità, l’amore verso noi stessi. Sarebbe bello poter utilizzare i testi delle canzoni K-pop nelle scuole, perché dentro al testo, si trova l’anima dei poeti che le scrivono”.

Le critiche alla pagina
“VALI, le psicologhe del K-pop”

Purtroppo, non mancano i commenti razzisti riferiti ai prodotti culturali coreani, che si ripercuotono anche sul loro progetto:

“molto spesso veniamo prese di mira, perché non solo abbiamo lo stigma dell’essere psicologhe, ma portiamo avanti anche dei messaggi poco riconosciuti, svalutati e derisi, come il K-pop”.

La loro professione ha il rischio di cadere nelle mani sbagliate, ma il loro obiettivo è quello di indicare come sia importante diffidare da persone non qualificate, che trattano di psicologia con leggerezza. Proprio per questo, le esperte puntano sullo studio e sulla documentazione.

In Asia, si è sviluppato un filone di studi sulla correlazione tra K-pop e K-drama e le sue ripercussioni sulle persone, verificando le conseguenze positive di tali prodotti. Il desiderio a lungo termine delle psicologhe è quello di provare a inserire questo filone della ricerca scientifica anche in ambito nazionale, ma è complesso, perché mancano dei numeri effettivi, che non permettono di porsi le corrette ipotesi di ricerca ed effettuare degli studi su un campione reale.

I progetti per il futuro della “VALI”

Il loro 2023 sarà caratterizzato da una nuova sfida: la pubblicazione, nel mese di dicembre, di un libro motivazionale scritto a quattro mani, i cui moduli verranno pubblicati mensilmente, a partire da febbraio. È un progetto che ripercorre il mood della pagina e pensato come piccolo passo verso la guarigione e il benessere.

Ciò che le psicologhe del K-pop si augurano per il futuro è di continuare a credere in loro stesse e al loro lavoro, facendo diventare la VALI un qualcosa di grande, perché

“ci siamo rese conto di quanto le persone abbiano bisogno di messaggi positivi. È un mondo talmente grigio, che quando facciamo qualcosa di bello, gli altri sembrano stupiti, ma, in realtà dovrebbe essere la cosa più naturale del mondo”.

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