Perché i giovani, portatori di istanze vitali e visioni progressiste, vengono continuamente ignorati quando si tratta di decisioni che impattano direttamente il loro futuro? Uno dei principi fondamentali della Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza è chiaro e inconfutabile: i minori hanno il diritto di essere ascoltati in tutte le questioni che li riguardano. Infatti, è proprio da queste voci che spesso emergono idee fresche, soluzioni innovative e una prospettiva divergente sui problemi che affliggono il mondo.

Il diritto alla protesta non dovrebbe essere solo un lontano principio su un pezzo di carta, ma un pilastro fondamentale della democrazia, un mezzo attraverso il quale le nuove generazioni possono esprimere le loro idee, esigendo il rispetto delle proprie istanze e il diritto a un futuro migliore. Invece, troppo spesso, assistiamo a un cinismo diffuso, a un disinteresse stridente verso le loro domande e incertezze, relegati a un ruolo di spettatori impotenti mentre il loro destino viene deciso da altri.

La spinta della mobilitazione giovanile a livello mondiale è diventata ormai un fenomeno inarrestabile, una marea crescente che travolge ogni confine e barriera.
La recente ondata di proteste, scaturita dalle tragedie senza fine nella Striscia di Gaza, ha attraversato confini nazionali e oceanici, riverberando con forza anche sul suolo europeo. E anche l’Italia non è rimasta immune a questo richiamo alla giustizia. Le piazze italiane si sono animate con la presenza di ragazze e ragazzi provenienti da ogni angolo del Paese e da ogni estrazione culturale, uniti nel chiedere un’azione decisa da parte delle istituzioni nazionali e internazionali.

Tuttavia, la polarizzazione politica e il clima di divisione sociale possono rendere difficile per loro farsi ascoltare e influenzare il processo decisionale.
Eppure, sono la linfa vitale di una società che aspira a un futuro di libertà e giustizia, in cui ogni individuo possa vivere senza il peso della paura e dell’oppressione. È giunto il momento per le istituzioni di ascoltare e rispondere concretamente a questo grido di speranza, invece di rimanere sordi al richiamo di una generazione che non intende più aspettare passivamente il proprio destino.

Giovani attivisti: voci critiche per il cambiamento sociale

Nel delicato equilibrio di una società democratica, il diritto al dissenso assume un ruolo di rilevanza cruciale, fungendo da indicatore della vivacità e della robustezza del corpo sociale. Le recenti proteste studentesche non sono solo manifestazioni di disagio, ma riflettono interrogativi profondi sulla salute stessa del nostro sistema democratico. È giusto interrogarsi su come questo diritto fondamentale venga esercitato, specialmente quando le istituzioni, investite del potere pubblico, sembrano talvolta utilizzarlo non per favorire il dialogo e il progresso, ma piuttosto per mantenere un ordine che spesso appare antiquato e inadatto alle esigenze di una società in continua mutazione. Le piazze colme di giovani manifestanti non rappresentano solo una forma di protesta, bensì un grido di partecipazione attiva e un chiaro segnale del desiderio di un cambiamento reale e sostanziale.

Parole come quelle del filosofo Massimo Cacciari, pronunciate ai microfoni di Uno, Nessuno, 100Milan su Radio24, richiamano l’attenzione sulla rilevanza di questi movimenti:

Possiamo discutere delle forme e degli obiettivi delle contestazioni finché si vuole, ma che ci siano almeno alcuni giovani e alcuni settori della nostra opinione pubblica che non pensano soltanto agli scontri tra Salvini e Meloni o alle gaffe dei vari Emiliano e vedano le decine di migliaia di morti a Gaza, la tragedia israelo-palestinese e la minaccia della terza guerra mondiale mi sembra un’ottima notizia“.

In un’epoca in cui l’apatia sembra diffondersi come un’infezione, questi giovani si ergono come una fonte di speranza, un baluardo contro la passività e l’inerzia che spesso affliggono la sfera politica. Respinti dall’idea di essere meri spettatori delle decisioni prese dai potenti, si alzano in piedi come voci critiche e attive, pronti a sfidare il consesso dei potenti con alternative audaci e interrogativi scomodi. È qui che risiede la vera essenza del pensiero politico: non accontentarsi mai dello status quo, ma lottare instancabilmente per cambiarlo, per plasmare un futuro in cui il bene comune sia davvero al centro delle decisioni.

La richiesta di essere ascoltati

Mentre il mondo rivolge lo sguardo a Gaza e ad altre regioni martoriate della Palestina occupata, si assiste a una rinnovata consapevolezza di una crisi che, purtroppo, non è una novità. Tuttavia, emerge in questo contesto una nuova generazione, caratterizzata da un bagaglio di esperienze uniche e una prospettiva del mondo plasmata nell’era della crisi economica e della rivoluzione tecnologica. Armata di strumenti che offrono un accesso senza precedenti alle informazioni e alla comunicazione globale, la gioventù attuale si presenta come una forza catalizzatrice, animata da una coscienza critica e da un senso di responsabilità verso le sfide più pressanti del nostro tempo.

Nonostante l’evidente fervore che spinge verso un cambiamento di paradigma, la politica mainstream sembra ancora incrollabilmente distante e impermeabile alle richieste della gioventù. Mentre i partiti tradizionali perseverano nel corteggiare i consensi dei loro elettori consolidati, i giovani vengono sistematicamente ignorati o, ancor peggio, oggetto di una demonizzazione che denigra le loro legittime preoccupazioni e il loro coinvolgimento attivo nella sfera pubblica. Piuttosto che accogliere con orecchie aperte e aprire un dialogo costruttivo con questi giovani cittadini, troppo spesso vengono dipinti come ribelli senza causa o come disertori del sistema, alimentando così una pericolosa erosione della fiducia nella stessa democrazia che si professano di difendere.

Le proteste che infiammano le strade sono il chiaro e ineludibile segnale di una generazione che rifiuta categoricamente un mondo intriso di ingiustizia e un futuro che si profila precario. Guardando indietro nella storia, è innegabile che molte delle rivoluzioni più significative siano state innescate proprio da giovani coraggiosi, uniti nella battaglia per difendere i valori fondamentali della democrazia e della giustizia. In questo contesto, la crisi palestinese assume un significato ancora più profondo e urgente. Le immagini di violenza e sofferenza che giungono da Gaza alimentano la rabbia e la determinazione di una generazione che rifiuta categoricamente di restare in silenzio di fronte alle atroci violazioni dei diritti umani.

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