“Les ’33’ Bonnes Pratiques”. Il vino naturale di Bordeaux Vineam, le vendemmie biodinamiche
Bordeaux Vineam produce vino da oltre 20 anni. Le vendemmia biodinamica in 15 pagine e 33 punti, agricolture diverse, l'ecosostenibilità.
Bordeaux Vineam produce vino da oltre 20 anni. Le vendemmia biodinamica in 15 pagine e 33 punti, agricolture diverse, l'ecosostenibilità.
E di nuovo ho bevuto un vino francese. Lo so, non vorrei dirlo, ma una parte di me pende per i vini d’Oltralpe. Mi aveva colpito con quell’etichetta semplice, con il prezzo e con quella dichiarazione d’intenti in bella mostra: Château Grand Ferrand- AOC Bordeaux Supérieur 2020 Vin Méthode Nature.
Non so se riesco a descrivervi la gioia di bere un vino così. Fragrante, profumato, tannini eleganti, beverino e suadente. Un Merlot pieno solo di pregi. L’unico difetto è stato il mio per non aver comprato almeno una cassa, ma purtroppo per la chiaroveggenza ancora non sono pronta.
Così, vostro Onore, per conoscere tutto di questo rosso, mi sono avvalsa di metodi e pratiche correnti, cioè quello che si chiama internet. Un sacco di link e immagini che li per lì mi hanno confuso, ma poi come un puzzle ho capito che avevo bevuto insieme al vino, un progetto ambizioso e direi unico. Per capire sono 6 tenute, che sono proprio castelli nella regione della Nuova Aquitania e precisamente nell’Entre Deux Mers, nel Sauternes fino a Bergerac. Questo gruppo si chiama Bordeaux Vineam e produce vino da oltre 20 anni.
In questo territorio c’è la storia del vino, con i suoi Chateaux secolari, con alcune delle etichette più famose e ambite nel mondo. Quando si nomina Bordeaux, si pensa alla unica Classificazione ufficiale del 1855, per questo secondo me, la responsabilità è doppia nella scelta di un approccio biologico, biodinamico e naturale. Castello Bourdicotte, che significa piccola fattoria, è quello dove è stato prodotto l’etichetta di cui scrivo. È posto su una collina a base calcarea, motivo per cui oltre ad una notevole quantità di orchidee, grazie ad un ottimo drenaggio dell’acqua piovana si hanno vini così equilibrati. Gli ettari tra uve bianche e rosse sono tanti, più di cento e questo a volte mi fa salire un dubbio, perché la gestione di questo tipo di agricoltura è più costosa sia in termini di mano d’opera che di rese.
Ma usufruendo dei potenti mezzi del web e al traduttore (grazie Google!), ho trovato spiegata in ogni dettaglio la loro filosofia. Per inciso, sono diversamente giovane, ma se per caso trovassi una lampada a cui chiedere 3 desideri, uno di questi sarebbe quello di ridarmi i miei 25 anni e un apparecchio collegato ad Internet. Non riesco neanche ad immaginare quali disastri avrei potuto fare! Ok, niente lampada. Riavvolgo il filo.
Avete presente le tavole con i 10 comandamenti? Stravolgiamoli per un attimo ed ecco una tavola ancora più grande chiamata Les “33” Bonnes Pratiques, sono 15 pagine dove ognuno dei 33 capi è spiegato nel dettaglio. Dall’installazione di alveari all’introduzione di pecore per il diserbo oppure al ripristino dell’agroforestazione, che è l’insieme di agricolture diverse, e diventa un’opportunità sia economica che sostenibile per contribuire a ridurre la CO2, aumentando la biodiversità.
Negli anni si sono susseguite le vendemmie sempre più pulite, come quella dello Chateaux Grand Ferrand che dal 2019 è biodinamica per arrivare nel 2020, vale a dire quella che ho bevuto, alla certificazione approvata dal Governo Francese nel settembre di circa 4 anni fa, di Vin Méthode Nature voluta da una parte importante del mondo del vino per difendere artigianalità, trasparenza, indipendenza e dimensione sociale. Un logo da apporre che rappresenta in maniera seria la lontananza dai falsi vini naturali. Con tutte queste parole la gola si è seccata… aprirò un’altra bottiglia di vino!