L’implacabile volto dell’intolleranza iraniana verso le donne si staglia nuovamente con spietata chiarezza, mentre il regime di Teheran stringe sempre più le maglie sulle libertà individuali, minacciando severe sanzioni per coloro che non si uniformano alla norma dell’hijab nei luoghi pubblici. Il capo della polizia, Abasali Mohammadian, non ha esitato a dichiarare con fermezza che coloro che osano mostrare i capelli in pubblico, non indossando il velo, saranno perseguitate senza pietà.

L’ennesimo episodio di un dramma che si ripete costantemente per le donne iraniane, costrette a battagliare per difendere anche solo l’ombra di un diritto nel contesto di un Paese determinato a negare loro ogni forma di dignità. A nulla sono servite le richieste di giustizia e il clamore per la recente morte di Mahsa Amini – la donna iraniana che non indossava correttamente l’hijab – un sacrificio che ora sembra essere tristemente inutile.

Eppure, secondo recenti sondaggi, tra cui quello del quotidiano riformista Shargh, emerge chiara e netta l’opinione degli iraniani riguardo alle restrizioni: circa l’84% della popolazione si è schierata contro l’obbligo di indossare il velo islamico. Questo dato non solo riflette un crescente malcontento verso le politiche restrittive del regime, ma mette in luce anche il grande divario esistente tra le politiche autoritarie delle élite al potere e le speranze e le volontà del popolo.

Iran: legge sull’hijab obbligatorio, una morsa sulla libertà individuale

L’ultima proposta legislativa iraniana riguardante la castità e l’hijab ha suscitato un’ulteriore ondata di indignazione e preoccupazione a livello globale, poiché introduce ancora una volta misure draconiane e pene severe per le donne che non aderiscono all’obbligo di indossare il velo.

Secondo quanto previsto dal testo del disegno di legge, infatti, saranno oggetto di persecuzione e rischieranno la revoca dei servizi sociali, oltre alla confisca automatica di fondi dai loro conti bancari per il pagamento di multe. In aggiunta, potrebbe essere loro vietato l’accesso ai social network e proibito lasciare il Paese, con la possibilità di essere sottoposte persino all’arresto.

Diverse organizzazioni internazionali per i diritti umani hanno condannato fermamente la proposta, mentre numerosi Stati e organizzazioni internazionali hanno espresso preoccupazione per le possibili conseguenze disastrose che potrebbe avere sulla vita delle donne iraniane.

Sfida al regime: la resistenza delle donne iraniane al velo imposto

Nonostante la presenza massiccia di auto e furgoni della polizia per le strade di Teheran, un considerevole numero di donne ha scelto comunque di non indossare l’hijab, manifestando così una ferma determinazione nel resistere alle restrizioni governative. Tuttavia, questa audace dimostrazione di disobbedienza non è passata inosservata: molte di loro sono state arrestate o hanno subito violente repressioni da parte delle forze dell’ordine.

Ma la protesta non si limita alle strade della capitale iraniana. Anche sui social media, gli attivisti hanno espresso la loro indignazione contestando l’operazione “Nur” come un’azione del tutto illegittima. La principale critica è che il disegno di legge non è ancora stato ratificato dal Parlamento, rendendo quindi le azioni delle autorità ingiustificate.

Nonostante il continuo tentativo di consolidare il proprio dominio tramite coercizione e repressione, il regime iraniano trova sempre più donne che si oppongono a un sistema violento e oppressivo. Un atto di resistenza e coraggio, un chiaro segnale di sfida contro un regime che cerca di soffocare ogni voce dissidente.

La loro lotta non si limita al semplice diritto di scegliere se indossare o meno l’hijab, ma riguarda il diritto di essere trattate come esseri umani liberi e pienamente dignitosi. Una battaglia che non può essere fermata né ignorata.

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