Una lettera spedita dal mare, Nuevo Tango

illustrazione dell’autore

IL Teatro di Mariupol brucia

Come bruciano i libri di Dostoevskij

A Gaza missili su un ospedale

Pezzi di braccia, peluche e cervella di bambini

schizzano sulle telecamere spente

La guerra il buio la fame le ferite

La nostalgia del camice bianco

di Gino Strada Dopo il sette ottobre

la pace nel miele rosso

in un mondo oltre il silenzio lo sterminio delle api

A Milano qualcuno brucia la stella di Davide

e spinge una bambina

con gli stessi occhi di Liliana

in un vagone merci sul binario 21

Sugli aerei low cost vendono profumi ai lacrimogeni nucleari

Su Google la guerra è un genere cinematografico

Per questo Natale hanno staccato la testa al Gesù bambino di gesso e bronzo

il fascismo è una vecchia canzone dimenticandosi

che hanno impedito a Gramsci di pensare

come oggi hanno strappato le unghie a Regeni

Sotto gli ulivi il vento

ha la forma dei capelli di Mahsa Amini

Mentre tre bambini muoiono di sete a Pozzallo

E l’altra notte ho sognato Alan Kurdi che correva felice sulla spiaggia

Mi commuovono le tende degli studenti fuori dall’Università di Milano

e i giovani di Ultima Generazione

che mettono il proprio corpo per salvare la Terra

Una cassiera a tempo determinato guarda negli occhi quei ragazzi

e sorride materna Mentre disinfetta le ferite delle cariche della polizia

Ricostruiremo le case

salvando i libri di poesie dalle macerie

I mattoni saranno impastati

con il Vangelo, la Costituzione e parole partigiane,

E torneremo ad abbracciarci.

Dagli abbracci nascono gli amori per sempre,

con un abbraccio si celebra la fine di una guerra,

L’abbraccio di notte

sul binario del padre alla figlia in partenza per il suo futuro,

L’abbraccio dei figli del Sud ai padri in partenza con una tuta blu nella valigia,

L’abbraccio alla sposa

nel giorno del velo bianco

L’abbraccio di una madre dopo il parto, L’abbraccio dopo un ritorno, L’abbraccio prima di un addio, L’abbraccio delle dita al pianoforte,

L’abbraccio dei piedi con le tavole di un palcoscenico,

L’abbraccio al pubblico prima del sipario,

L’abbraccio prima di morire L’abbraccio del mare alla terra,

della luna con il sole,

del naufrago con il salvatore.

Torneremo ancora ad abbracciarci

Dopo la terza guerra mondiale

e torneranno le api, il miele e l’amore

e dal loggione di un teatro

si sentirà una voce cantaere

evviva l’italia antifascista

e dal mare suonerà un Nuevo Tango.

Questo è un ghost- storytelling tratto da Ultimo Tango a Buenos Aires. Astor Piazzolla, il Diavolo e la scommessa di Borges. Pubblicato da Compagnia editoriale Aliberti. Una pagina dedicata al delirio che stiamo vivendo in questi giorni feroci, una pagina apparentemente fuori-tema al romanzo su Astor Piazzolla che ho scritto, ma ogni occasione di voce pubblica è sempre necessaria all’urgenza e al dovere di fare della poesia un grido.

Un antico proverbio argentino dice: “Nada te puede quitar lo bailado” – Niente e nessuno ti può togliere quello che hai ballato. Nessuno può togliere il tango a Buenos Aires. Nessuno può togliere Buenos Aires ad Astor Piazzolla. Nessuno può togliere l’anima ad Astor. Un’antica leggenda racconta che Astor Piazzolla abbia venduto l’anima al diavolo in cambio del successo. Dunque, El Gato – come lo chiamavano – rivive attraverso una biografia apocrifa narrata in un dialogo visionario fra Astor Piazzolla e il diavolo. Cosa c’è di vero? Forse è stato solo uno scherzo di Luis Borges. La storia di Astor Piazzolla si intreccia, grazie all’originale e visionaria drammaturgia dell’autore, con il vissuto e l’educazione sentimentale di altri due grandi miti argentini: Carlos Gardel e Luis Borges.

Mi sono innamorato della vita e della musica di Astor Piazzolla grazie a Luis Bacalov, con il quale ho condiviso il palco in Piano Poetry. Per alcuni anni ho anche vissuto a Trani, città d’origine di Piazzolla, nella stessa strada dove visse suo nonno Pantaleone, pescatore e suonatore di fisarmonica. E questo ha acceso la mia passione non solo per il tango di Astor, ma anche per la sua storia di migrante.

E poi, l’ammirazione per il cinema poetico, civile e politico di Pino Solanas (autore, tra l’altro, dei versi di Vuelvo al Sur di Astor Piazzolla). I suoi capolavori Tangos, El exilio de Gardel e Sur mi hanno ispirato l’idea di scrivere una “Tanguedia” (tango + tragedia) che porterò presto anche a teatro con la cantattrice Karima e i grandi musicisti come Giuseppe Bassi e Natalio Mangalavite con la sapiente produzione di Antonio Convertini per Kino Music. Questo è il secondo capitolo della “Trilogia Argentina”, iniziata – sempre per Aliberti – con Hasta siempre Maradona.  Il volume raccoglie anche i monologhi teatrali Diego Armando Maradona-El pelusa, Mercedes Sosa- la Negra, Ernesto Guevara de la Serna-El Che, Alfonsina Storni- il mare e l’addio e Lettera spedita dal mare e questo poema civile  con il pensiero ai bambini di Gaza che ho voluto regalare integralmente ai lettori delle pagine di Rewriters.

Su Ultimo tango a Buenos Aires il mitologico Federico Vacalebre ha scritto: «Dopo la Negra e il D10s, Mercedes Sosa e Diego Armando Maradona, Cosimo Damiano Damato continua il suo viaggio nella mitologia argentina. Lo fa raccontando di el Gato che, come Robert Johnson, avrebbe venduto l’anima al diavolo per veder trionfare la sua musica. Lo fa intrecciano la (fanta)storia di Astor Piazzolla con quella di Carlos Gardel e di Luis Borges, come a completare una trinità che contempli gli opposti, i suoni e le parole, il pensiero triste che si balla e quello che entra nelle sale da concerto e si libera del complesso del genere nato nei bordelli, dove i protettori si chiamavano tanos (da napolitanos) e le puttane franchuskas. Sono belle le storie di musica, di Argentina, di vita vissuta e/o immaginaria di Cosimo Damiano Damato. Soprattutto questa che, come canta Guccini, ci ricorda che “bisogna saper scegliere in tempo, non arrivarci per contrarietà”. Nel 1960 a Buenos Aires i tassisti lasciarono a terra Piazzolla, urlandogli: “Comunista” e “assassino del tango”, quasi fossero sinonimi. Oggi anche per i tassisti Astor è il papà del nuovo tango». 

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