Oggi vi propongo qualche traccia per vivere a fondo questo autunno, qualche traccia che personalmente trovo possa oliare perfettamente il dialogo tra me e me e che spero possa accompagnare anche quello di qualcun altro. L’autunno è davvero una stagione particolare… Le foglie sugli alberi si ingialliscono e indeboliscono, finendo chissà dove in balia di venti indecisi. Il caldo, spesso afoso, di fine estate lascia spazio al fresco umido di ottobre.
Così come il clima, anche l’umore gioca scherzi strani. Da una parte siamo ancora proiettati a quelle spiagge bianche e la pelle tirata dal sale, il cui ricordo dovrebbe dare carica al ritorno alla routine cittadina e dall’altra ci ritroviamo a correre in mezzo al traffico, a inseguire il ticchettio di orologi che scandiscono appuntamenti e impegni messi in pausa durante l’estate. Piuttosto che dare carica, quel ricordo diventa un peso sulla bocca dello stomaco, diventa malinconia.

Ecco, l’autunno è proprio la stagione della malinconia! Questa a mio avviso dovrebbe essere liberata dalle troppe accezioni negative. La malinconia, se ponderata, evitando che si trasformi in tristezza, è un grande trampolino di lancio per messe in discussione, riflessioni critiche e azioni in vista di. Credo che sia un monito all’azione. E per questo, come tutti quegli stati d’animo che ci caratterizzano, va abbracciata, capita, coltivata e, se eccessiva, ridimensionata.

Quindi autunno e malinconia a braccetto fanno da red carpet per un anno nuovo di sfide e prospettive. Ci si guarda dentro, si affronta quel che si è messo sotto il tappeto per tutta l’estate, che si sa che dalla primavera in poi, col sole che splende, a nessuno va di fare i conti con sé stesso. Così ad ottobre ci si mette a tavolino con quell’io che ha bussato per mesi e a cui adesso si può e si deve dedicare del tempo.


Credo che il miglior modo per incoraggiare la connessione con quell’altro sé, che sta lì ma di cui spesso ci si dimentica, sia il canale musicale. La malinconia surfa gaudente sulle onde della musica, che chiaramente deve essere appositamente scelta, altrimenti si rischia di incappare nella situazione opposta e di tornare a un mare piatto e senza vento.
La prima traccia che tiro fuori dal mazzo è Reykjavik di Joachim Pastor, che è una delle mie canzoni preferite, una di quelle che quando capita su brani casuali non cambio mai. Ha guidato bei viaggi mentali. E ad essa accosto un’altra traccia dello stesso artista che ho scoperto recentemente e che trovo ancora più autunnale: Promesse.


A seguire consiglio Jennesys di Emrod, che pare trasmettere una sensazione di rinascita e può apparire meno adatta ad un dialogo interiore, ma credo che invece dia una bella spinta.


Non intendo tirare in ballo Paul Kalkbrenner, che amo e di cui consiglierei tutti gli album da fine anni ’90 ad oggi, ma preferisco soffermarmi sul fratello, Fritz Kalkbrenner, rimasto sempre più nell’ombra, che ritengo un produttore assolutamente creativo e adattissimo alla nostra malinconia autunnale. Consiglio di ascoltare Don’t You Say e Facing The Sun.

Facing the Sun by Fritz Kalkbrenner


Altro grande produttore tedesco, Herr Lang, pare mettere nelle sue tracce i propri viaggi intrapersonali, che ci offre come possibili percorsi. Consiglio di seguirlo e di sentire Zeit für Sommer o Deep in My Mind.


L’artista ad honorem per la mia malinconia autunnale è senza dubbio Melodium, in particolare gli album Cerebro Spin del 2008 e Folk Songs del 2018, di cui amo la traccia Mental Sfotware.

Mental Software by Melodium


Potrei continuare a consigliare ore e ore di ascolto, ma credo di aver dato buoni spunti per iniziare la ricerca dei colori con cui si vorrà tingere la propria malinconia. L’ultimo che credo meriti assolutamente di essere considerato, ascoltato e da me ringraziato per avermi accompagnato nella costruzione delle basi del mio amato stato d’animo blu, è Moby. Qui non ho tracce da consigliare, chiudete gli occhi e scegliete a casaccio, la delusione è fuori discussione.

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