Muri. All’inizio era una linea in mezzo
Oggi vi racconto un libro che mi pare ben fatto ma anche molto molto attuale... Si intitola "Muri". All'inizio era solo una linea.

Oggi vi racconto un libro che mi pare ben fatto ma anche molto molto attuale... Si intitola "Muri". All'inizio era solo una linea.
Care e cari Rewriters,
oggi vi racconto un libro che mi pare ben fatto ma anche molto molto attuale… Si intitola Muri, è di Frédéric Maupomé e Stéphane Sénégas edito da Nomos con la traduzione di Francesca Giulia La Rosa.
Non è la prima volta che un muro compare in un libro, sarebbe bello giocare a costruire una bibliografia di muri nei libri, ma in questo caso si tratta di un muro un po’ particolare per dove cresce e anche per come si manifesta… provo a raccontarvelo un pochino.
All’inizio era solo una linea comparsa a tagliare in due un gioco della campana disegnata per terra dai bambini che giocano. Era una linea che certamente si notava e suscitava stupore ma insomma si poteva giocare senza problemi pur con la linea in mezzo.
Diciamo che le cose iniziano a cambiare quando la linea inizia a crescere in altezza, per parecchio tempo i bambini e le bambine, da par loro, si adattano e inventano giochi nuovi per sfruttare al meglio quella cosa fastidiosa nel mezzo.
Il muro continua a crescere imperterrito dividendo i bambini e impedendo i loro giochi e rendendoli impotenti fino a quando…
Come solletico ai piedi di un gigante iniziano ad apparire delle linee tracciate dalle mani dei bambini e delle bambine, linee che diventano fessure e insomma alla fine il muro crolla.
Tutto è bene quel finisce bene, si potrebbe pensare, forse, eppure qualcosa cambia dopo l’episodio del muro, i bambini e le bambine l’antifona l’hanno capita e saranno pronti a cogliere la minima ombra della minima linea se e quando comparirà.
Ecco i libri, tutti, quelli belli, nel loro potere educante silenzioso, implicito, fanno questo, tra le altre cose: trasmettono al lettore qualche anticorpo utile a impedire che i muri si formino, intenso metaforico e concreto.
La tavola che fa la differenza nella costruzione narrativa di questo libro, secondo me, è proprio l’ultima che, in maniera forse retoricamente pure troppo esplicita ma direi che in questo caso ci sta, blocca la ricorsività di questa storia che sembrerebbe ciclica e portata alla ripetizione di sé ma che invece è proprio il caso che trovi uno stop.