Il viaggio nel mondo della notte continua, seppur al buio, a fari spenti. L’industria del clubbing è congelata, ferma in un silenzio che fa rumore, ma non troppo. Non basta la disperazione di un’intera categoria a destare l’attenzione dei media, sempre più distanti da una realtà che, seppur poco considerata, contribuisce in modo cospicuo alla crescita del PIL nazionale. I numeri della notte sono infatti esorbitanti.

Discoteca, immagine di repertorio

Milioni di fatturato e migliaia di persone al palo, ferme ormai da febbraio 2020 ma pronte come non mai a rimettersi in gioco. Cercare di rinnovarsi non è cosa semplice, specie se nella vita hai da sempre lavorato ai margini di quella che oggi, è considerata come una terra di nessuno. Come se la notte non avesse figli da sfamare. Come se i lavoratori dei club e delle discoteche, non avessero famiglie da cui tornare. Al mattino. Quando la città torna a svegliarsi e tu hai appena messo piede dentro casa.

Security, foto repertorio

È la vita che da anni svolge Ornella Scavo, pugliese trapiantata a Milano, da tempo impiegata in un settore che spesso non fa rima con la sua identità di genere. Si perché le donne, nel mondo della security, sono ancora una piccola luce nel mezzo di un orizzonte che ha tutte le sfumature del blu e dove ogni tanto, si intravedono quelle del rosa.

Ornella in backstage, prima del servizio

Per la rubrica #orfanidellanotte che dà spazio alle storie delle tante figure professionali che ruotano intorno agli stage by night, raccontiamo la storia di una donna, attenta osservatrice e specializzata guardia del corpo, pronta a tuffarsi in una nuova ricerca di sè, per vincere il dramma di una pandemia che non accenna ad arretrare.

Ornella, spiegaci chi sei e con chi abbiamo il piacere di parlare.
Ciao ReWriters, mi chiamo Ornella, ho 37 anni e di professione sono una bodyguard, un’agente di sicurezza in borghese e una orgogliosa buttafuori.

Da quanti anni lavori in Security nel mondo della notte?
Ho iniziato ad occuparmene all’età di 24 anni, nei club della Puglia e principalmente a Bari, la mia città d’origine. È un settore molto complesso per le donne. Posso dirlo, c’è un rischio ogni minuto. Lavoro in questo ambito – che amo – da oltre 13 anni, di cui 10, sono stati proprio nella notte.

L’evento o la pista più infuocata in cui hai avuto modo di lavorare è…?
Il “Cromie” di Taranto. Facevo da guardia del corpo ad un noto dj e c’erano migliaia di fan, ricordo che la discoteca era stracolma di gente di ogni età. Non potrei mai dimenticarlo.

Perché era così infuocata?
Perché fu un evento epico, in termini numerici e anche per il tasso di attenzione che demmo alla serata.

Quale pensi sia la caratteristica che identifica le serate milanesi rispetto a quelle del resto d’Italia?
Dopo tutto questo tempo passato a lavorare in giro per l’Italia, penso realmente che l’unica caratteristica che diversifica le serate, sono le organizzazioni e il modo in cui vengono gestite, oltre alla grandezza del posto. Le serate milanesi, così come quelle romane, non sono poi così diverse tra loro. Non ci sono serate migliori o peggiori. Sono tutti “luoghi” il cui compito è accogliere e far divertire la gente. Ovviamente sotto i nostri occhi che vigilano affinché le regole vengano rispettate.

Quali sono le peculiarità del tuo lavoro? In cosa consiste?
Il mio lavoro consiste nell’esser presente e garantire con la mia presenza, la sicurezza del pubblico e il corretto svolgimento dell’evento. Una presenza costante, che non sia invasiva ma che sia percepita dal pubblico come, appunto, reale sicurezza.

Qual è il momento più critico del tuo lavoro?
Quando la musica si spegne. Quella è una fase impegnativa perché abbiamo a che fare con persone che io chiamo “disturbatori”, cioè coloro che non fanno altro che impedire lo sgombero del locale e dunque, rallentano l’uscita della gente e il lavoro dell’operatore addetto alla sicurezza

Il genere musicale più pericoloso e perché.
Non esiste un genere più “pericoloso”. Permettimi di dire che esistono persone con un’indole pericolosa. La musica non si può condannare. È espressione e prodotto di un’arte. Con la musica di ogni genere, si costruiscono e si educano le generazioni. Quello che non è ancora chiaro, è che se accadono episodi violenti o di qualsiasi altra natura, non è dovuto al luogo, alla musica, ma all’educazione che un individuo ha ricevuto e che coltiva o meno nella propria esistenza

Cosa ti manca di più della notte?
La Notte.

La serata in cui hai lavorato con quel dj che non scorderai mai è…?
La serata con il dj Richie Hawtie al “Cromie” di Taranto.

Credi ci sia un futuro per il clubbing?
Io credo fermamente al futuro dei clubbing. Non può essere altrimenti. La società ha bisogno di luoghi in cui divertirsi e staccarsi dalla realtà per qualche ora.

Quale scenario si profila per il settore degli artisti e per gli operatori legati al mondo della notte? Sono figure riutilizzabili in altri ambiti?
Spesso il personale del mondo della notte ha anche un lavoro diurno. Ma in altrettanti numerosi casi, in molti vivono solo di serate. Sono dell’idea che se si ha ambizione e voglia di diversificarsi in ambito sicurezza, figure come le nostre – come la mia – sono altamente riutilizzabili. Ma bisogna studiare, organizzarsi, essere aperti e curiosi del nostro settore e, soprattutto, bisogna fare in modo che siano sempre di più le donne interessate ad abbracciare una professione come questa. Perché badare alla sicurezza degli altri significa saper badare anche a se stessi. Ma questo è un lavoro che va fatto con amore, dimostrando disciplina, tenacia e umiltà.

Come immagini la prima festa post covid?
Bella come nessun’altra festa potrà mai esser stata.

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#InClubWeTrust, il blog che suona forte. Per segnalare eventi e proporre interviste: robertasavonascrive@gmail.com

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