Settembre è il mese ideale per visitare il Giardino dei Tarocchi in Toscana presso Capalbio, prima che venga chiuso per la stagione invernale. Si tratta di un giardino di sculture esoteriche basato sulle carte dei tarocchi e realizzato dall’artista Niki de Saint Phalle, che può essere considerata l’artista donna più importante del Novecento, l’unica donna del Nuovo Realismo, importantissima esponente della pop art degli anni ’60.

Il giardino infatti chiude a metà ottobre per riaprire ad aprile, rispettando le ultime volontà dell’artista Niki de Saint Phalle, che in questo modo ne ha voluto preservare la delicata bellezza.

Ma cos’è il Nuovo Realismo di cui Niki de Saint Phalle è la massima artista donna? E’ quella corrente artistica che utilizza materiali usati nella vita di tutti i giorni per riassemblarli, accostarli, inscatolarli, dando loro una nuova forma e un nuovo significato, una sorta di collage tridimensionale. I principali protagonisti di questa corrente artistica sono: Klein, Tinguely, Christo, Cesar, Spoerri e Rotella.

Questo giardino simboleggia un viaggio in cui ogni scultura è una tappa in una metamorfosi interiore dell’anima umana. Il progetto del Giardino dei Tarocchi inizia alla fine degli anni settanta e termina con la morte dell’artista nel 2002.

Niki de Saint Phalle: una donna
fuori dal comune

Niki de Saint Phalle è stata una scultrice, pittrice e regista francese. La sua è una vita travagliata, nonostante nasca in una famiglia benestante di aristocratici e banchieri francesi. Subisce fin da piccola il dominio della figura paterna, che abusa di lei quando ha appena 11 anni, e questa violenza segnerà per sempre la sua vita, riflettendosi nella sua arte.

E’ un’artista anticonformista, per alcuni addirittura scandalosa, perché le sue opere hanno sempre provocato reazioni polemiche o grandi entusiasmi.

Inizialmente l’abilità artistica di Niki de Saint Phalle si esprime nella letteratura. Poi studierà teatro sognando di diventare attrice. Ad appena 17 anni, la prima carriera di Niki è quella di modella, con fotografie che appaiono sulle riviste Vogue, Elle e Life. A 18 anni scappa con l’amico d’infanzia e scrittore alto borghese Harry Mathews con cui avrà 2 figli, Laura e Philip.

Sarà solo dopo una grave crisi nervosa all’età di 22 anni che Niki de Saint Phalle, dopo il ricovero, scopre la sua terapia nella pittura e da quel momento decide di dedicarsi alle arti figurative.

In Spagna, Niki de Saint Phalle scopre il lavoro di Antoni Gaudí e ne è profondamente colpita, in particolare dal Park Güell di Barcellona: è allora che si insinua nella sua mente l’idea di creare il proprio giardino di sculture utilizzando un mix materiali diversi, ispirata anche da artisti come Paul Klee, Henri Matisse, Pablo Picasso e Henri Rousseau.

Tra le sue opere più famose c’è la Fontana Stravinsky, una originale fontana pubblica situata nei pressi del Centro Pompidou a Parigi. È famosa anche per le sculture chiamate Nana, sculture femminili per esaltare il movimento di liberazione delle donne durante gli anni sessanta.

Le Nanà sono figure femminili archetipiche, sono bambole a grandezza naturale che rappresentano le donne, come spose e madri che partoriscono. Statue dalla testa piccola, il corpo sproporzionato pieno di curve. Sono ricche di colori e collage, sono ballerine, acrobate, guerriere. Le Nanà esprimono lo sviluppo della sua visione della donna, che smette di essere passiva nei confronti del maschio, per emanciparsi in una donna allegra e trionfante.

Tutte le gallerie e i musei del mondo fanno richiesta di queste Nanà e ogni volta è uno scandalo. Le due Nana più famose sono quella di Ginevra in Svizzera e quella creata per il museo di Stoccolma in Svezia, un’opera temporanea gigantesca lunga 28 metri e alta 9, che rappresentava una donna che giaceva sul dorso con le gambe piegate e divaricate, nella quale si poteva entrare passando attraverso il suo sesso. Un’opera temporanea rivoluzionaria, di cui la storica dell’arte e curatrice svizzera Cathérine Hug ha scritto che questa

«Nana originale», è «ancora una delle cose più radicali» mai realizzate «in termini di nudità femminile» visto che «una vagina aperta, se destinata a scopi diversi dal rapporto sessuale o dal parto è una provocazione smisurata».

Niki de Saint Phalle e le sue malattie

Tuttavia lavorando come scultrice, Niki de Saint Phalle è afflitta da artrite reumatoide paralizzante che la costringe a lunghi periodi di inattività, ed è anche esposta ai fumi tossici della resina poliestere, un materiale che le causa gravi danni ai suoi polmoni, con conseguenti problemi di salute frequenti.

Niki è ricoverata in ospedale per una grave malattia polmonare e si riprende nelle montagne svizzere, dove incontra una vecchia amica dei suoi tempi a New York negli anni ’50, Marella Caracciolo Agnelli (moglie di Gianni Agnelli), con cui aveva condiviso l’esperienza di modella. Niki de Saint Phalle le confida il suo sogno di costruire un giardino di sculture basato sui simboli dei Tarocchi.

Influenzata dal Parc Güell di Barcellona (che vede nel 1955) creato dall’architetto catalano spagnolo Antoni Gaudì, ma anche dal Bosco sacro di Bomarzo ispirato all’opera l’Hypnerotomachia di Poliphilo, l’artista è convinta di realizzare qualcosa di simile: un parco monumentale di sculture creato da una donna.

L’amica Marella convince i suoi due fratelli, Carlo e Nicola Caracciolo, ad offrirle un appezzamento di terreno in Toscana, come sito dove realizzare il suo sogno. Ed è così che nasce questa monumentale impresa che consumerà le energie e la mente di Niki de Saint Phalle per quasi vent’anni.

Il Giardino dei Tarocchi si compone di ventidue sculture monumentali, alcune delle quali abitabili, ispirate alle carte dei tarocchi, costruite in cemento armato e acciaio o in poliestere, e ricoperte da un mosaico di specchi, vetro e ceramica colorata.

Il progetto si rivelerà come l’avventura artistica più audace della sua carriera, in cui si lascia affiancare non solo da diversi operai specializzati, ma anche da numerosi amici tra i nomi più famosi dell’arte contemporanea come Rico Weber, Sepp Imhof, Paul Wiedmer, Dok van Winsen, Pierre Marie ed Isabelle Le Jeune, Alan Davie, Marina Karella e soprattutto dal secondo marito Jean Tinguely, scomparso nel 1991, che crea per lei tutte le strutture metalliche presenti nel giardino, caratterizzate da assemblaggi semoventi di elementi meccanici in ferro.

Il viaggio esoterico nel Giardino dei Tarocchi

La visita del Giardino dei Tarocchi è un viaggio esoterico e filosofico, lungo un sentiero che non è mai rettilineo, ma gira, curva, va su e giù per la collina, offrendo ogni volta la sorpresa della scoperta.

Il Giardino dei Tarocchi consacra Niki de Saint Phalle come una dei pochi artisti in grado di affrontare un’opera pubblica così articolata.

Nel Giardino dei Tarocchi Niki de Saint Phalle elabora ed interpreta secondo il suo sguardo lo stretto rapporto tra arte, architettura e design, ma anche tra arte e natura, tra tradizione e contemporaneità, tra forme e colore, tra materia e spirito, così da fare del Giardino dei Tarocchi un’opera totale.

Nel 2002, Niki de Saint Phalle muore in California, a 72 anni, a causa di una malattia polmonare derivata dai gas tossici respirati manipolando il poliestere.

Oggi il Giardino è aperto da aprile a ottobre e, secondo le indicazioni fornite dall’artista stesso, è aperto solo poche ore al giorno per garantirne la conservazione e la preziosa ma fragile bellezza.

La prima statua che si incontra, arrivando in cima alla collina, è la Papessa, simboleggiata da una donna dal volto gigantesco e la bocca spalancata, scultura che simboleggia la maternità, la fertilità e la rinascita: con essa l’artista si interroga sul concetto di maternità, sul concetto di nascita-rinascita, sulla volontà creatrice.

Con le altre sculture, dal Mago all’Imperatrice, dall’Imperatore alla Torre di Babele, dall’Albero della Vita al Diavolo, Niki de Saint Phalle indaga i temi del rapporto uomo-donna e della violenza sessuale, dell’emancipazione femminile, del rapporto tra bene e male, del rapporto con la natura, della morte, della giustizia, dei pregiudizi e della follia, creando un luogo di riflessione che oggi più che mai si rivela attuale, andando a scardinare tutti gli stereotipi e i cliché della società contemporanea.

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