C’è una linea invisibile che unisce la notte stellata sopra di noi al silenzio più profondo dentro di noi. Nocturnal Stars, il nuovo album del chitarrista e compositore Andrea Vettoretti, nasce proprio da questa connessione: una costellazione musicale disegnata per chi sa ancora sognare, per chi guarda il cielo e cerca, in quel buio punteggiato di luce, un senso più ampio del nostro essere umani.

L’album rappresenta l’evoluzione più intima e minimale di Quantum One, il progetto precedente in cui la musica si intrecciava con onde gravitazionali, suoni cosmici e dati reali raccolti nello spazio. In quella prima opera, Vettoretti aveva collaborato con l’astrofisico Paolo Giommi e il divulgatore scientifico Fabrizio Marchi, dando vita a un racconto sonoro costruito attorno al dialogo tra la sua chitarra, il violoncello di Riviera Lazeri e il clarinetto di Fabio Battistelli.

Se Quantum One offriva uno sguardo affascinato e razionale sull’universo, Nocturnal Stars ne è la prosecuzione poetica: un respiro lento fatto di chitarra e violoncello, in cui ogni nota sembra sospesa come una particella di luce. Le atmosfere sono rarefatte, i suoni cosmici si fanno carezze, e la materia si dissolve in poesia.

I titoli dei brani sono veri e propri punti cardinali di un viaggio interiore

Solaris è un omaggio al pianeta immaginato da Stanisław Lem, ma anche una riflessione su quanto l’idea dell’ “altrove” rifletta spesso il nostro io più profondo.

Il brano Nocturnal Stars, che dà il titolo all’album, diventa la colonna sonora di un cielo stellato attraversato da inquietudini silenziose, come se le stelle ci osservassero, chiedendoci di essere migliori.

Con Dragonfly, la musica si ispira all’omonima missione NASA diretta su Titano, satellite di Saturno. Una sonda simile a una libellula volerà su un altro mondo alla ricerca di tracce di vita. È questa l’immagine che guida la composizione: fragile e coraggiosa, come la musica stessa.

Cosmic Lullaby, invece, è una ninna nanna dell’universo, una carezza sonora rivolta a ogni creatura, ovunque si trovi nel cosmo.

Quantum Echoes rievoca l’eco del primo album, costruendo un ponte sonoro tra passato e presente, tra ciò che eravamo e ciò che stiamo diventando.

Infine, Eclipse Dance chiude il percorso con una danza d’ombra e luce, evocando quelle rare armonie che si generano quando due corpi celesti si sovrappongono e creano stupore.

I brani di Nocturnal Stars sono anche uno sguardo sul nostro tempo, fragile e segnato da conflitti e disconnessioni. Ma è forse proprio nella musica — quel linguaggio silenzioso che supera ogni barriera — che si può ritrovare un senso profondo di unità.

In Quantum One, il viaggio si chiudeva con Blue Down, un ritorno sulla Terra in cui il canto delle megattere si fondeva con l’eco dello spazio, a ricordarci quanto il nostro pianeta sia fragile e meraviglioso: “un piccolo punto blu”, come lo definiva Carl Sagan, da proteggere e ascoltare.

Con Nocturnal Stars, Andrea Vettoretti firma un’opera che nasce dallo spazio e ritorna all’essere umano.

Un invito a fermarsi, ad ascoltare, a sognare ancora la pace. Perché oggi, più che mai, la bellezza è una forma di resistenza.

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