Chi scrive non capisce perché in Italia si cambino – molto spesso in peggio – i titoli dei film. Un’usanza che dura da anni, e che nel corso del tempo è andata via via peggiorando, traboccando in titolature totalmente fuorvianti ma che, teoricamente, dovrebbero far presa sul pubblico. Così, anche quando i film escono in digitale e non in sala, pure un titolo esplicativo e semplice come Happiest Season si tramuta in un orribile Non Ti Presento i Miei, che dovrebbe in qualche modo fare il verso alla saga comedy con Ben Stiller. Connotati italici a parte, anche questa volta, chi continua a scrivere, dà ragione ai colleghi americani: il film diretto e scritto da Clea DuVall è adorabile. Di più, potremmo quasi dire che segna il ritorno della grande xmas comedy di qualità, quella che tanto ha avuto fortuna negli Anni Novanta e che, ultimamente, si era un po’ persa.

Il merito, in particolar modo, va alla sceneggiatura che, pur non aggiungendo chissà quali novità (in fondo siamo a Natale, e la tradizione è tradizione!), inserisce una riuscita variazione sul tema, scritta alla perfezione su una delle coppie cinematografiche dell’anno: Kristen Stewart e Mackenzie Davis. Dolci, reali, pulite, spiritose, belle. Insomma, sono loro le protagoniste su cui gira Happiest Season, interpretando Abby e Harper, coppia gay che dopo un anno di relazione decidono di passare insieme il Natale. Ad Abby, però, non piace granché la stagione più felice dell’anno, ma Harper la convince ad una settimana insieme nella sua addobbatissima villa di famiglia, dove per l’occorrenza vengono riunite sorelle, nipoti, cognati. Peccato però che Harper non abbia mai detto ai suoi (ossessionati dal dover mantenere un certo status quo…) di essere gay, né di avere una ragazza.

Come detto, la variazione sull’inclusione LGBTQ+ in una romcom natalizia, regala ad Happiest Season (sì, abbiamo deciso di chiamarlo con il titolo originale) una forte connotazione contemporanea, pur essendo costruito su uno storytelling che si rifà ai canoni classici e specifici del genere: una bella casa addobbata, un’ostica riunione di famiglia, l’impossibilità di essere accettati per ciò che si è, le apparenze per nascondere gli ingombranti segreti e un cast di supporto in cui risaltano due eccezionali caratteristi come Victor Garber e Mary Steenburgen, nel ruolo dei genitori dall’ombra decisamente ingombrante. Infatti, la Harper di Mackenzie Davis, oltre ad aver a che fare con il rimorso di dover tenere nascosto l’amore per Abby, è costretta a fare i conti con l’aurea idealizzata di essere la figlia migliore, quella che al tempo della High School era fidanzata con il ragazzo più bello della scuola, diventando poi giornalista affermata e orgoglio di quel papà candidato alle elezioni.

Perché poi tutto ruota attorno a questo coming out promesso e ritardato, quella confessione di vita e di cuore tenuta soffocata e addomesticata, facendo perdere ad Harper quella misura fondamentale che la rapporta sia con sé stessa sia con la sua Abby. Però, si sa, a Natale tutto è possibile, e dunque gli equivoci del caso, forse, potrebbero aiutarle ad essere finalmente loro stesse. E allora non è un’esagerazione pensare e scrivere che Happiest Season sia (anche) un instant cult moderno, un’altra pellicola dal sapore natalizio che a tutti gli effetti è già un classico delle Feste, magari da rivedere ogni anno, con tutta la famiglia, così da (ri)trovare – finalmente – il coraggio nascosto per rivelare quel segreto che proprio non ne vuole sapere di uscir fuori alle luce del sole.

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