Nosferatu non esiste è una raccolta poetica di Andrea Accardi. Vincitrice della 6° edizione del Premio Arcipelago itaca per una raccolta inedita di versi (non opera prima). Pubblicata da Arcipelago itaca nel 2021, conta 103 pagine con contributi critici di Stefano Brugnolo e Francesco Filia.

L’autore, Andrea Accardi, è nato a Cagliari nel 1984, ma è cresciuto a Palermo. Ha esordito nel 2019 con la raccolta di prose poetiche Frattura composta di un luogo, primo volume di una diade completata l’anno successivo con la pubblicazione di Frattura composta di un nome, entrambe edite da Ladolfi Editore.

Una premessa sulla poesia contemporanea: censimento mood

Per parlare di poesia contemporanea sembrano necessarie sempre certe premesse. Negli ultimi anni le antologie, le rassegne, le mappature, i dizionari sulla poesia italiana contemporanea sembrano essersi moltiplicati. Facciamo il punto della situazione continuamente, ma forse in realtà stiamo cercando i punti cardinali.

Antologie di poeti nati in Vattelappesca, poeti nati tra le 18:00 e le 20:00 nel 1981, rassegne sui poeti che parlano soprattutto del cemento o degli insetti, e che altro?

Assecondando quest’ansia di doversi continuamente nominare e registrare, il mondo della poesia italiana contemporanea ha pubblicato così tanti volumi su se stessa, che ormai i nomi di riferimento di chi canta attualmente lo scenario delle nostre percezioni dovrebbero essere chiari.

E invece no.

La confusione riguarda soprattutto le nuove generazioni di poeti. Il ventennio 80-90 è critico (sì, ancora i Millennials).

Certe volte pare che il discorso sui poeti degli anni 80-90 sia ipertrofico, altre volte brevissimo, altre ancora indecifrabile (eppure molto familiare). Perché?

Pare che in questo isterismo da liste e censimenti, spesso si perdano di vista le opere. La domanda che rimane, infatti, non è tanto: “Chi sono i poeti della nuova generazione?”, ma quali sono le loro opere?.

Oggi voglio raccontarvi la mia esperienza di lettura di un’opera di uno di questi poeti. Un poeta il cui nome, probabilmente, come quello di altri, è stato risucchiato dal censimento mood.  

Quello che è successo materialmente con il libro

Ho acquistato Nosferatu non esiste circa sei mesi fa. Quel giorno, il libro è passato direttamente dalla borsa a uno scaffale della mia stanza. Da quel momento non l’ho più rivisto. Per redimermi, ammetto di essere una lettrice disordinata ma comunque fedele, non dimentico i libri, solo che ognuno ha il suo tempo. Presa dall’ispirazione, quindi, la scorsa domenica, riesumo il libro dallo scaffale, lo libero.

I colori della copertina sono bianco e blu, sembrano richiamare la finestra blu e la parete bianca della stanza. Insomma, il libro, nel suo corpo, stava già replicando una parte della mia stanza. Per questo mi è diventato subito familiare averlo tra le mani. Sul fronte c’è un’immagine in bianco e nero, che riproduce un’opera dell’artista Raffaele Ricciardi, realizzata proprio per questo libro: un vortice di topi.

La raccolta è suddivisa in tre sezioni principali: L’impossibile di una casa; Simili ad alberi in marcia; Città o la fine dei topi; e un’appendice dal titolo Appendice: un cane in livrea.

Comincio a leggere.

Rimarrò ipnotizzata dalle pagine di Nosferatu non esiste per 2-3 ore. Seguirò Accardi in giro per l’Europa, andrò dove mi dice lui di andare, salterò giù quando mi dice lui di saltare. Sarò un topo, uno dei tanti, e seguirò il suono che producono i versi di queste pagine fino alla fine di questo incantesimo, fino all’orlo del burrone.

Il luogo abitato da un luogo

È davvero impossibile resistere all’ipnosi che Nosferatu non esiste mi suscita.

La poesia è poco letta poiché poco venduta, perché poco promossa, dunque poco pubblicata (che al mercato, mio padre comprò… insomma, conosciamo tutti questa filastrocca).

Tuttavia, certe volte ancora mi struggo per questo paradosso. Come fa la poesia a essere poco letta? Leggere Nosferatu non esiste è stata una vera e propria esperienza, un accumulo di sensazioni che non tutti i romanzi riescono a darmi, ad esempio.

Il libro, non appena riesumato, sembrava già un pezzo della mia stanza, come dicevo. In effetti, Accardi è un poeta dei luoghi. La poesia che apre la raccolta non a caso s’intitola Topologia (e sarà la prima di una serie). Topologie che sono trappole:

Abbiamo fili di ragno sopra la testa
iridati e sottili (…)
C’è una ragnatela nella sala d’aspetto
tra il muro e la finestra (…)

Attraverso i luoghi-trappole, che in questa raccolta sono diversi (Palermo, Mondello, Bruxelles, Venezia…), l’autore rievocail corpo spettrale nello spazio.

Leggendo sento che non c’è più alcuna differenza tra lo spazio e chi lo abita. Non c’è più una corrispondenza logica tra contenitore e contenuto, tra la trappola e chi vi cade. Pagina dopo pagina potrei benissimo essere io stessa la stanza, che la mia stanza abita.

Per essere il luogo abitato dal luogo devo cominciare una lotta. I versi di Accardi mi suggeriscono che si tratta di una lotta attuata su un piano casuale regolato dalle sottrazioni. Distanza, assenza. Nel mondo creato dall’autore, ogni luogo è il luogo da cui sono distante: può trovarsi a 90km da me, oppure a tre anni da me.

La scoperta del mondo comincia
dalle case, misurate a colpi d’anca
sugli spigoli (…)
Ma le carte non dicono
I posti che lasciamo, e le cose
Si vendicano del nostro oltrepassarle (…)

Nosferatu non esiste in questo senso…

Nella nota al testo finale Accardi spiega che l’intento della raccolta è quello di ripercorrere liberamente, attraverso un dialogo a due voci, il filo narrativo del famoso romanzo di Bram Stoker nonché dei film di Murnau ed Herzog. In effetti, la raccolta di Accardi è coerente dall’inizio alla fine, il dialogo non si sfilaccia mai.

Una voce parla del sangue, dal sangue, è una voce cavernosa e oscura. Per leggere quelle parti, mi metto a testa in giù, sfrutto la pressione del flusso circolatorio.

Resto immerso nel rumore del sangue
caldo crepitio di globuli, sibilo
che unisce, difendo la casa
con barricate d’ossa (…)

L’altra voce è quella fatta di luci naturali, condizione che è impossibile alla prima voce di vampiro.

In realtà, mi scordo ben presto della chiave di lettura, dell’intento di Accardi. Per me, a un certo punto Nosferatu non esiste nel senso che il vampiro, la citazione, la riscrittura diventano solo una possibilità di lettura.

Ormai mi accorgo di stare scomponendo e ricomponendo dentro di me i versi in modo da creare personaggi tutti miei. Riconosco i luoghi, ma in un attimo sono i miei luoghi personalissimi, così come le voci e quelle distanze che mi definiscono.

Da qui non ti vedo e non vedo
la tua casa
e intorno a me continua ad accadere
questa sensazione idiota
e silenziosa. (…)

Alla fine della lettura,
il disprezzo per me stessa

Quella domenica, ho finito di leggere Nosferatu non esiste e sono uscita. La città, Palermo, era nuovamente cambiata. Stavolta era brulicante di topi invisibili, nugoli trasparenti fatti con le ragnatele, e io con loro immersa nel flusso. Ho camminato fino in centro. I vicoli, la luce, le crepe: la topografia di questa città.

Ho incontrato un amico e abbiamo cominciato a bere. Più bevevamo e più la lotta con il luogo che ci abitava diventava impari. Eravamo noi il luogo più forte, solo noi due potevamo battere Palermo e prendercela. Eravamo sicuri di avercelo scritto nel sangue, la città era nostra per diritto ereditario. Un’ipnosi, un incantesimo.

Abbiamo fatto notte ridendo, strascinando i piedi e saltando sui materassi luridi abbandonati per strada. L’indomani avrei avuto il solito disprezzo per me stessa, quello che mi prende ogni volta che mi ubriaco. Però stavolta sarebbe stato diverso perché avrei sentito che il luogo della colpa era lo stesso dell’innocenza, ed entrambi erano distanti, vicinissimi, invisibili come il sangue.

(…)

Nel buio ora sento i topi brulicare
Sobbalzare, divorare tutto.
bisogna dare ali
a questi topi.

Post scriptum

Consiglio Nosferatu non esiste di Andrea Accardi a chi vuole leggere una raccolta poetica unitaria, coerente e soprattutto sincera, ispiratissima. Agli amanti della figura di Nosferatu, ma anche a chi non ha idea di chi sia. Per chi ama e odia i luoghi che abita, per chi li ricorda e spesso ne viene ferito.

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