Notturno tra sogno, origine e umanità
I Notturni di Field, i primi della storia — furono una rivoluzione. Vi racconto dove potete ascoltarli, "Notturni" di Alice Sara Ott".

I Notturni di Field, i primi della storia — furono una rivoluzione. Vi racconto dove potete ascoltarli, "Notturni" di Alice Sara Ott".
Il notturno non è semplicemente una musica dedicata alla notte: è un luogo dell’anima.
Fin dalla sua nascita con John Field, il notturno ha rappresentato una nuova dimensione sonora, intima e malinconica. Field, compositore e pianista irlandese attivo nel primo Ottocento, intuì che il pianoforte poteva raccontare non solo emozioni forti e drammatiche, ma anche sospiri, pensieri, malinconie.
I suoi Notturni — i primi della storia — furono una vera rivoluzione: brevi composizioni liriche, caratterizzate da una melodia cantabile sospesa su un accompagnamento discreto, come un pensiero che si perde nella notte.
Field ne scrisse numerosi, quasi a voler trovare in quella forma la sua voce più autentica, il suo rifugio espressivo. La sua influenza fu talmente forte che Frédéric Chopin, qualche decennio dopo, ne rimase affascinato.
Chopin portò avanti l’idea del notturno come confessione intima, trasformandolo in un linguaggio universale capace di dare voce ai moti più segreti del cuore.
Se Field aveva aperto la strada, Chopin la percorse fino in fondo: compose 21 notturni, ognuno diverso, ognuno un piccolo mondo.
Nella scrittura di entrambi si sente una sorta di fissazione poetica: un’ossessione dolcissima per il buio, per il silenzio, per l’attimo in cui il mondo tace e resta solo la voce interiore.
In questo solco si inserisce il lavoro di Alice Sara Ott, che con il suo album dedicato ai Notturni compie un viaggio profondamente personale, ma al tempo stesso fedele allo spirito originario di questa forma.
La sua interpretazione evita ogni artificio virtuosistico superfluo: il pianoforte respira, si muove con una naturalezza che restituisce alla musica quella dimensione quasi confidenziale che Field aveva intuito e Chopin aveva perfezionato.
Ott non suona i notturni come semplici pezzi da concerto: li vive come frammenti di vita.
In ogni nota si percepisce quella tensione tra dolcezza e inquietudine che appartiene tanto alla notte quanto all’essere umano.
La sua lettura restituisce il senso profondo del notturno: non una rappresentazione romantica della notte, ma una riflessione sull’interiorità, sull’attesa, sulla fragilità.
Ascoltando il suo album, si ha la sensazione di percorrere un paesaggio notturno che cambia continuamente: ora quieto, ora increspato da onde emotive.
Un po’ come nei racconti di Edgar Allan Poe, dove la notte non è solo uno sfondo ma diventa protagonista, rivelando verità invisibili alla luce del giorno.
L’approccio di Alice Sara Ott unisce rigore e sensibilità.
La chiarezza del fraseggio, la cura del suono, l’attenzione al silenzio tra una nota e l’altra mostrano una maturità interpretativa rara, capace di rendere vivi i notturni senza appesantirli.
Nel nostro presente, dominato da ritmi frenetici, questa musica risuona ancora più forte.
Il notturno diventa allora una forma di resistenza, un invito a rallentare, ad ascoltare non solo la musica, ma anche se stessi.
L’album di Alice Sara Ott ci ricorda che la notte, come la musica, è un momento di verità:
uno spazio sospeso dove sogno e realtà si sfiorano, e dove, nel buio, possiamo finalmente tornare ad ascoltare chi siamo davvero.
Buona Musica!