I giovani e la lirica: un binomio che non sempre funziona, soprattutto in Italia, dove, malgrado il nostro Paese sia la patria del bel canto, si tengono meno concerti degli altri Paesi europei.

Basta andare a curiosare sul sito Opera base, che documenta l’attività operistica in tutto il mondo dal 1996, con oltre 600.000 spettacoli archiviati. Il motore di ricerca di questo sito consente di fare ricerche per Paesi o per città, e i risultati sono sconfortanti: l’Italia propone pochissime rappresentazioni in confronto a molti altri Paesi dove l’opera lirica fa parte della cultura popolare come la Germania, l’Austria o la Francia.

E allora è con immenso piacere che è stata accolta la candidatura dell’arte italiana dell’Opera lirica come patrimonio immateriale dell’umanità, candidatura presentata a fine marzo dalla commissione nazionale dell’Unesco scartando la candidatura del caffè italiano espresso.

Non che il caffè non meriti questo podio (e lo dico da napoletana doc) anzi, è uno dei valori tradizionali da proteggere per il suo portato di ritualità, convivialità e tradizione, ma di certo il canto lirico italiano chiede con urgenza di essere tutelato e soprattutto di essere amato dalle nuove generazioni.

Ora questa candidatura, insieme a tutte le altre presentate dagli altri Paesi, verrà esaminata entro la fine del mese di dicembre da parte dell’Organo di Valutazione che, successivamente, tra aprile e giugno prossimi emanerà la decisione finale. Bisognerà dunque attendere ancora qualche mese per il verdetto definitivo.

Ma che significa patrimonio immateriale dell’Umanità? Significa che un’arte, una tradizione, una cultura, una pratica sociale viene considerata unica, inimitabile e a rischio di fronte alla globalizzazione, e per questo tutelata affinchè non si perda, perché se l’umanità la perde sarà una perdita definitiva.

A sostenere la candidatura tutte le principali istituzioni del canto lirico italiano, dall’Associazione dei Cantori professionisti d’Italia alla Fondazione Teatro alla Scala di Milano, dall’Accademia Nazionale Santa Cecilia di Roma all’Associazione dei Teatri italiani di Tradizione e Assolirica.

La lirica è essenzialmente veicolata attraverso la lingua italiana, quindi tutelare l’opera lirica significa, indirettamente, anche tutelare la nostra lingua come portratrice di valori culturali ed artistici.

L’arte dell’opera lirica va inquadrata attraverso tutte le sue sfaccettature: non solo come particolare tecnica di canto, fisiologicamente controllato, capace di esprimere una voce simile ad uno strumento musicale, ma anche come espressione artistica di emozioni, sentimenti, pensieri capaci di raccontare l’essere umano tra vizi e virtù.

E non c’è niente di più contemporaneo di un’arte che esprime le fragilità e le abberrazioni dell’essere umano mettendole in musica. Come nella Tosca, in cui Puccini riesce a portare sulla scena temi di grande contemporaneità come la violenza di genere e la misoginia. O come nel Rigoletto, in cui Giuseppe Verdi rivoluziona l’idea di melodramma strutturato in numeri chiusi, creando un flusso musicale continuo che non sarà più abbandonato. Questa infatti è la forza dell’opera lirica, sapersi rinnovare continuamente con registi che sanno ricontestualizzare opere scritte secoli fa e con autori che scrivono nuove opere ogni anno.

Travolgente ed indimenticabile il Barbiere di Siviglia di Mario Martone, girato nel 2020 in tutti gli spazi di un Teatro dell’Opera completamente vuoto (eravamo in pieno lock down), e andato in onda sulla Rai, un lavoro eccellente che si è meritato il 40mo Premio Abbiati, grazie alla sua innovazione e creatività.

Premiato infatti proprio per il suo elevato livello di sperimentazione, il Barbiere nella visione di Martone è un’opera capace di creare commistioni tra teatro e cinema, tra passato e contemporaneità, con sottili ed acuti riferimenti al Covid. Irresistibile Fiorello che, entrando nel teatro vuoto a causa della pandemia e iniziando a cantare “pian pianissimo senza parlar”, si accorge che non c’è nessuno tra le poltrone ed esclama “nessun qui sta”. A dimostrare che un testo, grazie all’arguzia di un regista talentuoso, può essere contestualizzato con grande maestria.

Eppure in Italia i giovani under 30 sono poco sensibili a questo tipo di espressione artistica. Ecco perché questa candidatura è così importante, per dare definitivamente alla lirica la sua rilevanza, e garantirle un futuro tra le nuove generazioni.

Ed è in questa direzione che bisogna muoversi, per favorire un avvicinamento attraverso un uso intelligente e smart dei nuovi media. E’ ciò che ormai da tempo si fa con molti frutti in Germania, dove l’opera lirica viene promossa attraverso campagne video fatte circolare sui principali social media. E non a caso l’afflusso dei giovani nei teatri dell’opera in Germania ha percentuali di gran lunga superiori alle nostre.

In Italia qualcosa si muove, anche se con fatica: su youtube circolano video gradevoli per avvicinare i ragazzi al teatro e alla lirica. CINeSKUola è un canale youtube che propone alcune pillole interessanti per incuriosire i più giovani, poi c’è Operalife che pure cerca di facilitare l’approccio dei ragazzi alla lirica spiegandone le basi, e molto divertente e ben interpretato è il canale Accademia degli Stracuriosi, in cui Miss Operina racconta e spiega ai bambini la forza della musica per dare vigore alle parole.

Oppure Plot Opera, che in pochi minuti racconta le trame delle opere con uno stile ironico e colloquiale, cercando di attualizzarle con un linguaggio fresco e immediato, come se si stesse raccontando una serie TV. E funziona, provate a guardare il video che vi propongo qui, e che racconta la Madame Butterfly con una sintesi narrativa straordinaria.

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