Se è di riscritture che parliamo, il Virus e i suoi annessi hanno sicuramente obbligato ognuno di noi a riscriversi per sopravvivere.

Senza trasformazione dunque non avverrà alcun ritorno autentico. Questo sembrano suggerire Valentina Ghetti e Francesco Di Giorgio, attrice e autore regista sulla scena della nostra esile contemporaneità. Così la serie How to, girata con un Iphone e un Ipad entro 200 mt, gode delle limitazioni imposte, suggerendoci una strategia di resilienza umana e di poetica irresistibile, e baciata dalla Grazia.

Nello scenario post apocalittico, che abitiamo tutti depressivamente in pigiami deformi e tute abusate, veniamo invitati a mantenere l’eleganza, il desiderio di accogliere un ospite, di riabitare un supermercato come fosse una soirée.
Perché sovranamente essenziale è sempre ciò che c’è e che ci è dato; ma non meno importante resta riscrivere un sorriso affinché non rechi con sé la minaccia del contagio, riscrivere il limite geografico danzandolo, come la pizzica solitaria in un Salento desertificato che ha acceso a intermittenza i nostri social, l’amore per creare arte e assistervi, mentre la padella brucia sul fornello accanto alla platea. Perché il cibo, la retribuzione economica, la restituzione emozionale, il pubblico, coincidono per un artista.

Resistere alla tentazione della negazione, dell’abbrutimento, riscrivendo il contatto con la Natura mediato da una pellicola sottile, ma, sovra ogni cosa, non perdere il desiderio di tornare a spogliarci nuovamente per qualcuno.

In emergenza sanitaria, economica, produttiva, psicologica, forse chiedersi cosa ne sarà della nostra creatività, della nostra tensione sentimentale ed erotica, del corteggiamento, può apparire un lusso. How to, con la sua lungimirante traslazione linguistica che dal giardino di casa strizza l’occhio all’internazionalismo di linguaggi, ci suggerisce di non rinunciarvi. Perché l’assuefazione alla deprivazione, il mantra del lamento, non possono che reiterare sinfonie monotone. La fantasia e il coraggio, come l’amore e l’arte suggeriscono da sempre, prendono il limite e lo trasformano nell’asticella che permette il balzo. La scelta, anche in condizioni penose ma soprattutto in queste, è di ciascuno, e ogni scelta, di questi tempi è, come forse mai prima, contagiosa.

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