Wesley Earl “Wes” Craven nasceva il 2 agosto 1939. A chi gli chiedeva il perché di una fascinazione per il brivido e per gli spaventi, lui era solito rispondere così: “I film horror sono come un campo di addestramento per la psiche. Non creano paura, la rilasciano. Se fossi stato interessato alla realtà, avrei fatto documentari “.
Il nostro Wes ha fatto parte dell’ultima generazione di grandi registi horror, un uomo il cui amore puro per il cinema di genere non è mai venuto meno in quarant’anni di carriera, nei quali ha alternato grandi capolavori a tonfi spettacolari. Un autore imprescindibile per ogni appassionato cinefilo, le sue opere mostrano la trasformazione della paura in una seduta terapeutica (non a caso si appassionò al cinema con Bergman) della propria nazione, malata fin nel profondo dell’interiorità onirica.
In questa sede andremo a parlare delle due opere che preferisco di Craven: Scream e Nightmare – Dal profondo della Notte. Avrei potuto soffermarmi su altri lavori, come Il Serpente e l’Arcobaleno (probabilmente il suo film migliore) ma ci saranno sicuramente altre occasioni.
Nightmare – Dal profondo della notte (1984)
Iniziamo con il classico del 1984. La storia la sapete tutti. Tina ha degli incubi particolarmente realistici che vedono protagonista un uomo sfregiato e con degli artigli. Spaventata dalla cosa, una sera chiama a casa sua gli amici a farle compagnia. Quella stessa notte Tina viene brutalmente uccisa (con i sospetti che andranno verso il suo ragazzo) mentre Nancy, che aveva gli stessi incubi dell’amica, si rende conto di come la responsabilità sia del Killer dell’incubo.
Da qua ovviamente si aprono una serie di dinamiche, tipiche del genere, sulla ricerca dell’origine del problema e la lotta per la sopravvivenza. Nightmare, a quasi quarant’anni anni dalla sua uscita, non ha perso un briciolo del suo fascino, un punto zero per tutto quello che riguarda l’horror statunitense. Se infatti nel decennio precedente alla base del genere c’era il mostrare tutta la violenza, le ossessioni comuni del tizio della porta accanto o della frontiera americana (come la famiglia di Non Aprite quella Porta) o dell’uomo sotto la maschera (Venerdì 13 e Halloween), ora Craven prende e mette tutto in un unico contenitore andando a sublimare, in cerca del risultato finale.
Il terrore non è più riconducibile ad un luogo, non è confinabile e non gli si può scappare chiudendo gli occhi, anzi. La paura viene la notte, nel sonno quando siamo nel nostro letto con i nostri genitori alla porta affianco. Al terrificante mondo onirico si contrappone il mondo reale freddo e altrettanto finto, madre e padre di altre paure. Nightmare ha poi creato uno dei personaggi più iconici di sempre, quel Freddy Krueger che ha scavallato il genere ed il cinema stesso entrando nell’immaginario collettivo. Altresì ha dato vita (artistica) a Johnny Depp, qua alla sua prima apparizione sul grande schermo e protagonista di una scena ancora oggi pazzesca, che sarebbe poi diventato la maschera freak per eccellenza dei successivi 20 anni.
Scream (1996)
Facciamo un salto in avanti di dodici anni. Siamo nel 1996 e arriva nelle sale Scream, uno degli horror più intelligenti e divertenti di sempre. Siamo nel liceo di una cittadina a stelle e strisce e vediamo l’intercedere di un assassino mascherato con la maschera dell’urlo di Munch (detto Ghostface). Seguiamo la vicenda attraverso un gruppo di studenti, in particolare dagli occhi di Sidney che, solo un anno prima, ha visto la madre stuprata e uccisa.
Scream è semplicemente genio puro. A partire dall’utilizzo del personaggio in sede di marketing di una giovane (ed in rampa di lancio) Drew Barrymore (che poi sappiamo che fine farà) fino ad una rivisitazione totale dei canoni del cinema di genere fatta di rimandi continui (visivi e verbali) in grado non solo di far scappare il sorriso allo spettatore più sgamato, ma anche di andare a incuriosire chi è meno ferrato. L’opera di Craven è un (divertito) monumento in onore al genere, un saggio cinematografico che però non perde mai di vista il vero fulcro dell’opera: saper divertire. Non mancheranno infatti per tutta la durata del film risate e fiumi di emoglobina, uccisioni originali e spaventi sinceri. Scream non è però solo il primo capitolo, i tre seguiti saranno tutti degnissimi ed altrettanto divertenti, specialmente il quarto che concluderà (ma doveva aprire una nuova trilogia mai conclusa a causa della morte dell’autore, dovrebbe comunque uscire un quinto titolo prossimamente) la metafora metacinematografica aggiornandola all’epoca di internet.
La grande realtà è che, oggi più che mai, manca da morire Wes Craven.
Ci vediamo nei film, Maestro.