Perché è bello leggere i classici?
Dumas, Pavese, Wolf, Dostoevskij, Morante. Perché è bello leggere i grandi classici, un viaggio per i lettori in epoche e storie.

Dumas, Pavese, Wolf, Dostoevskij, Morante. Perché è bello leggere i grandi classici, un viaggio per i lettori in epoche e storie.
Credo che almeno una volta nella vita da lettori di ognuno di noi, sia capitato quel momento di paura o per meglio dire di timore di approcciarci ai classici.
I romanzi definiti classici, a cui oggi, comunemente viene associato il termine mattone, non per andare a definire per forza la mole corposa di questi, bensì la capacità di adattarsi alla società del tempo in cui vengono letti. I romanzi classici, infatti, rientrano in questa categoria perché hanno un messaggio, che viene carpito e che vale anche nella nostra epoca contemporanea, seppur il testo sia stato scritto nel Novecento oppure addirittura nell’Ottocento.
Leggere romanzi di questa portata è un’esperienza, a dir poco unica, perché non solo siamo trasportati in un’epoca lontana, ma possiamo entrare in empatia con personaggi senza tempo e che sicuramente hanno qualcosa da insegnarci. Per non parlare della prosa delicata, elegante che contraddistingue questo tipo di letteratura, e che per gli amanti della lettura, può solo essere un valore aggiunto. Inoltre, molti romanzi che oggi definiamo come classici o mattoni all’epoca in cui sono stati scritti fungevano da vero e proprio manifesto per rappresentare ciò che all’interno della società dell’epoca non funzionasse, spesso questi ultimi hanno avuto non solo un ruolo importante per l’evoluzione della letteratura, ma anche a livello culturale e sociale si sono distinti per aver posto un tassello importante per il cambiamento.
Potremmo ad esempio fare il nome di Charles Dickens che nei suoi romanzi si è sempre fatto divulgatore degli ultimi. Gli stessi valori e principi delineati all’interno dei romanzi oggi vengono letti e osservati con una certa nostalgia, portando invitano il lettore ad interrogarsi su quanto la lettura possa rispecchiare la società stessa in cui si vive.
Molti di questi risalgono dai vecchi Feuilleton, che uscivano in forma di romanzi d’appendice e quindi a puntate, contraddistinti dalla prosa veloce e incalzante per tenere sulle spine il lettore. Creando uno spartiacque storico tra l’oggi (per cui per accedere all’opera completa basta un click) e le epoche più lontane.
In quest’anno, lo ammetto mi sto dedicando alla lettura di mattoni, sia italiani che di altre nazionalità, scoprendo sempre di più un mondo letterario che coinvolge e di cui non bisogna aver timore.
In prima battuta mi sento di consigliarvi Il Conte di Montecristo di Alexander Dumas, che nonostante la mole nasconde al suo interno un viaggio emotivo e psicologico importante. In cui vi ritroverete a sospirare per le dichiarazioni d’amore, per le descrizioni e per l’avventura che contraddistingue il libro. È un romanzo, credo, unico nel suo genere. E che una volta posato vi mancherà, tanto da desiderare di poterlo dimenticare per poterlo rileggere come se fosse la prima volta.
Altro romanzo che vi consiglio è La luna e i falò di Cesare Pavese, un romanzo malinconico, nostalgico, in cui l’autore si interroga su quanto sia importante per ricominciare tornare indietro, fare un passo nel passato per ritrovare se stessi. È un romanzo certamente nostalgico, ma commovente, dalla prosa chiara, netta, ma piena di emozione. I falò rappresentano la metafora della vita, delle occasioni mancate, dei fallimenti che bruciano e ardano dentro di noi, ma l’autore ci dimostra che nonostante le notti più buie, prima o poi ricomparirà sempre la luna ad illuminarci.
Terzo romanzo di grande portata a mio avviso è La Signora Dalloway di Virginia Wolf, che nonostante l’epoca storica in cui è stato scritto, parla della salute mentale, di depressione e quindi in una società come la nostra in cui il richiamo al benessere mentale è diventato fondamentale, è sicuramente un libro da leggere per comprendere quanto sia bello vivere.
Quarto romanzo invece è Le notti bianche di Dostoevskij, in cui l’amore non corrisposto vissuto dal giovane Sognatore, non è il pretesto per accanirsi contro la vita o gli esseri umani, bensì è l’opportunità di contemplare la bellezza e la vitalità di un sentimento importante come l’amore, che è in grado di regalarci tanto anche quando finisce.
E come quinto ed ultimo romanzo vorrei consigliarvi La Storia di Elsa Morante. In cui la storia vera, quella della Seconda Guerra Mondiale, fa da sfondo alla vita degli ultimi, coloro che vengono colpiti realmente dalla guerra e che non hanno i mezzi per potersi difendere. Ida, Nino, Useppe e tutti i personaggi di questo romanzo, a mio avviso, indimenticabile, sono costellati dalla povertà, dalla paura e soprattutto dalla violenza di un’ingiustizia che crea ferite, non tanto sul corpo, ma nell’animo di tutti loro.
Insomma, libri come questi rappresentano un viaggio che i lettori o anche chi si vuole appassionare a quest’attività, non possono non compiere.
Leggeteli!