“Povere Creature”: Bella Baxter e la sovversione della sessualità patriarcale
Bella Baxter, interpretata da Emma Stone, in un autentico capolavoro cinematografico emblematico dell'intersezionalismo
Bella Baxter, interpretata da Emma Stone, in un autentico capolavoro cinematografico emblematico dell'intersezionalismo
Nel panorama cinematografico in costante evoluzione, Poor Things (Povere Creature) di Yorgos Lanthimos si distingue come un racconto rivoluzionario che intreccia con maestria temi femministi e poliamorosi, offrendo una critica tagliente alla mononormatività e celebrando la libertà sessuale attraverso un viaggio sia fisico che filosofico. Abbandonando i canoni narrativi convenzionali, il film si tuffa nelle profondità dell’identità, dell’autonomia e delle intricate connessioni umane al di là delle convenzioni sociali.
Nel cuore di Poor Things risplende Bella Baxter, magistralmente interpretata da Emma Stone con una profondità affascinante. Bella, risorta per esplorare un mondo liberato dai legami del suo passato, si erge come simbolo della neurodivergenza, sfidando le percezioni convenzionali della realtà.
Con audacia, il personaggio incarna un’infanzia intellettuale, spesso considerata lo stato più puro della filosofia, immune dalle influenze e dai costrutti sociali, al di là del bene e del male, mostrando un punto di vista al di là delle comuni regole del gioco, della neurotipicità e della morale borghese. Questa rappresentazione si innalza come un netto rifiuto di un mondo che troppo spesso nega il valore della neurodiversità, collegando tale rifiuto a una più ampia ribellione contro le norme capitaliste e la mononormatività.
Il film di Lanthimos intreccia abilmente una miriade di temi senza diluire il loro impatto. Sostiene una prospettiva proto-socialista che non cede al cinismo intellettuale, riconoscendo il lavoro sessuale (sex work) come un’attività legittima – con tutte le sue sfumature più complesse – e come un terreno fertile per una critica progressista contro lo sfruttamento capitalista nella società contemporanea. La narrazione offre un’esplorazione sfumata del kink senza cadere nel moralismo, incoraggiando un dialogo aperto sulla sex positivity, sulla destigmatizzazione delle malattie sessualmente trasmissibili e su molte altre questioni cruciali.
Inoltre, il film affronta la questione dell’aborto e dell’autonomia corporea femminile, attraverso il tentativo di suicidio della protagonista come atto di morte e rinascita, con Bella che incarna un rifiuto del pronatalismo e della maternità come mandato femminile. Queste esplorazioni multistrato si dipanano in una dimensione surreale in cui la scienza, soprattutto la chirurgia, svolge un doppio ruolo: da un lato simboleggia i valori dell’Illuminismo, promuovendo l’emancipazione umana dalla superstizione, mentre dall’altro evoca un aspetto inquietante di dominio dell’umanità sulla natura, echeggiando il mito di Frankenstein.
Poor Things va oltre la semplice narrazione cinematografica; emerge come un potente commento socio-politico avvolto in un manto onirico visivamente spettacolare. Il viaggio di Bella Baxter attraverso un mondo che oscilla tra realtà e fantasia sfida gli spettatori a riconsiderare nozioni preconcette su relazioni, identità e libertà. Le sue interazioni, soprattutto all’interno di relazioni che la protagonista vive sostanzialmente come fossero poliamorose, fungono da critica diretta alla mononormatività, evidenziando le molteplici possibilità di amore e connessione al di là degli schemi tradizionali.
In questa odissea cinematografica, entriamo in contatto con Bella Baxter, risorta dal misterioso dottor Godwin Baxter (interpretato da Willem Dafoe), e ci imbarchiamo insieme a lei in un viaggio di auto-scoperta ed emancipazione. Questa premessa agisce come catalizzatore per un’analisi femminista dei vincoli tradizionali imposti sui corpi e sui desideri delle donne. La resurrezione di Bella simboleggia una sorta di rinascita metaforica, concedendole una seconda possibilità di esplorare i paesaggi dell’identità e della sessualità liberamente, al di fuori delle aspettative sociali. I suoi incontri, soprattutto all’interno di dinamiche poliamorose, fungono da tela per approfondire le dimensioni illimitate dell’amore e del desiderio, superando i confini della monogamia.
Centrale nel film è la sua critica pungente alla mononormatività e alla possessività tossica – le persone non dovrebbero essere considerate territori da conquistare, contrariamente a quanto creduto dal villain di questa narrazione.
Il dogma sociale che promuove le relazioni monogame come l’unica forma valida e desiderabile di legame romantico viene messo in discussione dall’apertura poliamorosa della protagonista, soprattutto in modo esplicito verso la fine della pellicola.
Attraverso l’evoluzione personale di Bella, Poor Things smantella questa struttura normativa, ritraendo la non monogamia consapevole come una legittima ricerca di connessione e realizzazione. Le relazioni di Bella, caratterizzate da apertura, consenso e reciproco rispetto, contrastano nettamente con la natura restrittiva dei dettami monogami, specialmente per quanto riguarda le donne. Questa posizione narrativa sottolinea l’etica femminista del film: l’importanza dell’agency delle donne sui propri corpi e sulle proprie scelte erotico-affettive.
La liberazione sessuale, come raffigurata in Poor Things, trascende il dominio fisico; incarna una profonda emancipazione filosofica. La trasformazione di Bella dalla naïveté all’empowerment sessuale riflette l’evoluzione visiva del film, passando dal bianco e nero granuloso al colore splendente – una metafora del suo risveglio attraverso una rivendicazione di autonomia (Bella si stacca dalla figura maschile che inizialmente fungeva da trampolino di lancio ma che poi era diventata una creatura parassitica). La sua esplorazione del desiderio, libera e conforme ai suoi termini, rappresenta un atto di sfida significativo contro il dominio patriarcale. Il suo viaggio incarna non solo la ricerca del piacere, ma anche la riaffermazione del suo corpo come proprio – un sentimento che risuona profondamente nel discorso femminista.
In conclusione, Poor Things si distingue come un autentico capolavoro cinematografico emblematico dell’intersezionalismo. Con la sua potente narrazione e la brillantezza estetica, il film sfida audacemente le norme tradizionali che circondano le relazioni, l’identità e l’autonomia femminile. La sua critica incisiva della mononormatività, accompagnata da un’esplorazione sottile della liberazione sessuale, lo colloca al centro del discorso femminista contemporaneo come una pietra miliare. Il percorso di trasformazione di Bella Baxter – dalla resurrezione all’autorealizzazione – offre una narrazione coinvolgente di rinnovamento, libertà e ricerca audace del piacere e dell’amore secondo i propri termini. Attraverso gli occhi di Poor Things, siamo spinti a immaginare un mondo in cui le scelte delle donne sono celebrate e le loro libertà completamente realizzate – una rielaborazione radicale dell’esistenza e dell’amore senza limiti.