Al Teatro Tor Bella Monaca di Roma, sabato 28 giugno, debutta un grande classico della comicità francese Sarto per signora di Geoges Feydeau, traduzione e adattamento Giorgio Caprile, regia MarcoBelocchi, con Max Pisu e Chiara Salerno, Marco Belocchi, Giorgio Caprile, Cristina Sarti, Valentina Maselli, Tania Lettieri, Luca Negroni, ne parliamo con Chiara Salerno, grande figlia d’arte.

Perché le commedie francesi sono così divertenti anche quando potrebbero risultare datate? 
Perché le sceneggiature sono scritte con pochissimi riferimenti all’attualità e vertono sugli archetipi umani che si sviluppano sul caleidoscopio infinito di azioni e reazioni esistenziali.  Questo è sempre stato quello che mi ha sempre colpito E se ci facciamo caso il tutto si sviluppa spesso in cene, in week end, in una ricorrenza. Spesso sono corali.

Sarto per signora è un classico del vaudeville francese della fine dell’800, dove mogli e amanti si rincorrono in un girotondo esilarante, pieno di equivoci, incontri desiderati e indesiderati, travestimenti e scambi di persona, il tutto con un ritmo travolgente. Una commedia di sicura presa sul pubblico per il suo meccanismo perfetto una comicità sempre attuale e mai volgare. 

Chi è Madame Aigreville? 
La signora Aigreville è la madre premurosa di Yvonne, moglie del fedifrago dottor Moulineaux. Sapendola lunga sulla vita sospetta che il genero tradisca la figlia credulona fa di tutto per metterla in guardia. Personaggio divertentissimo, è la vera protagonista femminile, colei che contribuisce a far scatenare tutti gli equivoci


Come ha lavorato il regista su di voi? 
È stato molto attento e scrupoloso nel cercare, di dare un continuum dalla sceneggiatura alla realizzazione, dall’altro ho apprezzato molto la sua sensibilità nei confronti dei singoli attori. Ancora una volta penso che se rinascessi rifarei sempre l’attrice. È un elisir di felicità permanente. Da un lato mi piace la passione, l’amore, la dedizione, che ci mette nel fare il suo arduo compito di. regista

Cosa è per lei il divertimento a teatro? 
La sensazione che, una volta sul palcoscenico, inizia la festa, oppure salvo l’umanità o piangiamo tutti o ridiamo tutti. La certezza che qualunque cosa accada siamo insieme e fermiamo il tempo nell’umanesimo puro. 

Quanto di suo padre e sua madre ha messo nelle scelte professionali che fa e come le condivide con le sue figlie?
Per quanto riguarda i miei grandi genitori, sicuramente mi hanno trasmesso l’amore per questo mestiere! La prima volta che ho percepito il palcoscenico ero nella pancia di mia madre perciò per me il teatro è casa é famiglia! Sicuramente per la teoria della circolarità, tutto questo è arrivato alle mie figlie.

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