Norman Rockwell (1894-1978) è stato forse uno degli artisti più amati in America, che nel Novecento ha raffigurato la storia degli Stati Uniti in maniera genuina, limpida, ironica e allo stesso tempo famigliare, ripercorrendo quello che era il sogno americano.

Ora il museo di Stockbridge, dove Rockwell visse gli ultimi 25 anni della sua vita, dedica all’artista una mostra dal titolo Fantastical Rockwell, che narra il lavoro di un consumato creatore del mito americano capace di comprendere i desideri più profondi del suo pubblico.

Aveva scelto di rifuggire alle sperimentazioni tipiche delle avanguardie  per concentrarsi sulla scelta dei soggetti, arrivati grazie alle sue illustrazioni e alla pubblicità fino al nostro tempo.

L’illustrazione è sempre stata considerata un’arte minore rispetto alle altri arti figurative, ma è quella che riesce a raggiungere le masse popolari, un po’ come le vignette satiriche, su avvenimenti del nostro tempo.

Illustrare vuol dire guardare la realtà fermandola in un riquadro, un frammento di vita, per poi farla uscire con un getto di forme, colori e soggetti per attirare la nostra attenzione quasi in modo spensierato.

Così abbiamo bisogno delle illustrazioni per raccontare il nostro tempo quasi come le parole, il linguaggio, le fotografie, il cinema. Viviamo in una società dove apparire sui social è diventato essenziale per non sparire e così in qualche modo cerchiamo di rappresentare il nostro tempo, l’individuo, come creando dei riquadri in cui inserire una storia.

L’artista guarda uno specchio per vedere il proprio volto  ma il più delle volte non sceglie di rappresentarsi come appare nella realtà.

Nella Grecia classica la definizione di arte era accostata all’imitazione della natura, le forme artistiche erano considerate una riproduzione artificiale di una realtà già esistente, provocando piacere nel riconoscerne la bellezza perché in grado di riconoscere quello che già è stato appreso come esperienza umana.

Le forme artistiche vengono attribuite alla rappresentazione del  mondo reale.

Un quadro può essere considerato realistico quando l’illusione è perfettamente riuscita, senza dare troppa importanza fino a che punto riproduca in maniera realistica l’oggetto, guardando quello che si trova davanti ai nostri occhi e cercando quante più informazioni pertinenti da soddisfare le nostre domande.

L’arte è finzione?

L’arte considerata nella forma descrittiva dei ritratti è finzione e Norman Rockwell era bravo a nascondere la verità dietro veli, strati di finzione, rappresentando le sue illustrazioni e usando come punto di forza la memoria: descrivere o riprodurre tutte le linee viste in un’immagine o situazione circostante, ma anche attraverso i colori e le forme geometriche.  

Ma la memoria ha bisogno anche di effetti luminosi e gesti impercettibili, così in seguito le sue copertine divennero come dei fotogrammi di un film e gli attori non recitavano una scena a sé stante ma rivolgevano lo sguardo verso la camera, favorendo l’attenzione e costruzione delle scene per mettere in risalto degli elementi determinanti.

Ecco perché Norman Rockwell può essere considerato sia illustratore sia regista

Ma un artista, in qualsiasi tempo si possa trovare, non rimane mai troppo allo specchio cercando di capirsi, e quasi per caso decide di interessarsi dell’esterno, abbracciando l’attivismo e le cause dei diritti civili. Entra in campo l’idealismo che per Norman Rockwell faceva da cassa di risonanza alle idee di John F. Kennedy,

 

che nel suo discorso sui diritti civili dell’11 giugno 1963 e la proposta di legge che vietava ogni forma di discriminazione razziale, aveva dato all’artista la possibilità di essere un attivista dei diritti civili attraverso le sue opere.

Lyndon B. Johnson firma il 
Civil Rights Act del 1964

L’ America di Norman Rockwell sui diritti civili ci appare cambiata ma forse non è esattamente così. Come del resto ogni Paese si porta dietro il suo passato, la sua storia, e in ogni secolo ciascun Paese ha bisogno di essere rappresentato dagli artisti, perché la rappresentazione e descrizione sono fondamentali per capire la storia, quasi come la scrittura è fondamentale per ascoltarci. Parte tutto da un input creativo, dove l’una informa l’altra e così tutte le vicende umane sono prodotti dell’arte e del discorso.

Chi non prevede un viaggio negli States nei prossimi mesi, può optare per il più economico acquisto di uno splendido volume intitolato Rockwell, edito da Taschen, con i dipinti e le illustrazioni più significative della sua vivace e celebrativa produzione, per capire l’artista americano e, attraverso le sue opere, la tradizione americana.

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