Zerocalcare rappresenta da sempre una garanzia riguardo i fumetti che crea. Ma questa volta con Scheletri si è superato. Eviterò di descrivere la trama, perché vi consiglio assolutamente di acquistarlo e leggerlo. L’elemento principale, tuttavia, all’interno della trama stessa è proprio quello di essere una sorta di prequel.

Infatti il fumetto è ambientato durante il primo anno di università di Zerocalcare, quando lui aveva circa 18 anni. Ed è proprio questo periodo della vita di un giovane, che Zerocalcare descrive in maniera perfetta, fino a portare il lettore ad immedesimarsi nelle sensazioni che egli narra. Già perché per la maggior parte di noi, finita la maturità liceale, nasce un vero e proprio senso di vuoto e di indeterminazione per il futuro.

Nel fumetto Zerocalcare sceglie una facoltà universitaria di cui non è molto sicuro, ed è continuamente gravato dalle aspettative che gli altri ripongono su di esso.
Questo peso diventa sempre via via più insostenibile, facendo soccombere il protagonista e rendendolo sempre più insicuro.
Insomma chi non si è sentito così dopo il liceo: perso, insicuro ed in balìa delle aspettative altrui?

Ecco, Scheletri di Zerocalcare tocca per la prima volta un argomento che spesso viene sottovalutato: le insicurezze dei giovani che si affacciano all’età adulta ed universitaria. Calcare, forse inconsciamente, descrive la problematica della nostra istruzione, che ci insegna tutto non insegnandoci niente, lasciandoci totalmente confusi sul da farsi e che non punta sui talenti dei singoli.

Il fumetto descrive l’indifferenza che spesso gli adulti mostrano nei confronti dei giovani, non comprendendo il senso di vuoto e indecisione che spesso si portano dentro. Calcare sottolinea questo sfondo soggettivo dei giovani, che se non corretti e presi in tempo, rischiano di farsi travolgere da tutto questo, fino a perdersi definitivamente.

Ed è proprio questa la domanda che Scheletri mi ha fatto porre. I giovani di oggi vengono realmente compresi?
Quante volte li si sono accusati di essere mammoni e viziati, senza prospettive e voglia di fare? La risposta è: molto spesso.

Affermazioni che possono essere veritiere per alcuni, ma che non devono essere assolutamente generalizzate nei confronti di tutti, perché rischia di portare ad un’atrofizzazione del confronto con gli adulti, che è invece essenziale!

Quante volte invece un giovane è stato ascoltato seriamente? Quante volte si è data importanza alla richiesta di un giovane? Soprattutto, quante volte si è creduto nei singoli talenti che i giovani hanno?

In una società dinamica e omologante, la mente dei giovani tende a faticare ad identificarsi e spesso lo stesso giovane tende a reprimere se stesso per conformarsi ad un sistema che non gli appartiene.
Scheletri mette in luce proprio questo: la gioventù, nella sua essenza frizzante e libera, fatica a conformarsi ad una società che è totalmente l’opposto.
Una società che tende a spegnere invece che accendere, che esclude invece di includere e che omologa invece di identificare.

In una società competitiva del genere, i giovani sono totalmente travolti. Alcuni riescono ad emergere, mentre altri ne escono cambiati ed omologati, perdendo quella linfa che li contraddistingueva.
In un contesto così, bisognerebbe tenere a mente una delle frasi più belle scritte da Pasolini: Ti insegneranno a non splendere. E tu splendi, invece.

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