Se fare scuola all’aperto diventa un reato
Quando il sistema scolastico sospende un insegnante perché porta i ragazzi fuori a fare lezione allora vuol dire che è ora di cambiare. Perché siamo alla frutta.
Quando il sistema scolastico sospende un insegnante perché porta i ragazzi fuori a fare lezione allora vuol dire che è ora di cambiare. Perché siamo alla frutta.
Ho conosciuto Giampiero Monaca qualche anno fa a Bologna, nel corso di un seminario organizzato dalla casa editrice AAM terranuova che ha dato vita e promuove un movimento variegato di portatori di interesse attorno alla scuola il cui nome è tutta un’altra scuola.
Giampiero mi colpisce per la sua energia, il suo sguardo attento e profondo. E’ un maestro di scuola primaria come me e appena parliamo mi rendo conto che condividiamo tante idee sulla scuola. Dopo questo primo incontro le nostre strade si sono incrociate altre volte, siamo stati entrambi tra i protagonisti di un format televisivo dal titolo PROF la scuola siamo noi, una sorta di racconto dell’evoluzione della scuola pubblica italiana, attraverso le voci di maestri e professori che ogni giorno tentano di cambiare schemi e regole per molti ancora oggi intoccabili.
Giampiero Monaca insegna in una scuola primaria di Serravalle d’Asti e da alcuni anni ha elaborato un approccio educativo a cui ha dato anche un nome, si chiama bimbisvegli e si ispira alle esperienze di scuole attive e libertarie come Summerhill, a pedagogisti come Montessori e Don Milani, a metodi e azioni come quelli suggeriti da senzazaino e dall’outdoor education, per questo la sua è soprattutto una scuola all’aperto.
Nei giorni passati Giampiero Monaca ha ricevuto il verdetto di un provvedimento disciplinare a suo carico: sospeso dall’insegnamento per un giorno. Cosa ha fatto questo maestro di così terribile (e al contempo di così poco grave) per meritarsi una sanzione simile? Ha messo a repentaglio la sicurezza dei suoi bambini. Come? Portandoli fuori all’aperto e facendogli fare attività scolastica pericolosa e non autorizzata. Un delitto gravissimo considerando che da quattro anni a questa parte per i bambini del maestro Monaca sarebbe strano il contrario: stare in classe. E’ possibile che per essersi scordati di riempire un modulo di richiesta si incorra in un tale provvedimento disciplinare? Chi decide se un’attività è pericolosa o meno? In base a quali parametri? Se il sistema scolastico italiano sospende un insegnante perché porta i ragazzi fuori a fare lezione allora vuol dire che questo sistema è al collasso e deve cambiare radicalmente.
Ormai le scuole sono diventate davvero Istituzioni Totali e vengono gestite come ospedali, caserme, carceri: attraverso protocolli, protocolli e protocolli.
Dove sta il buon senso in questa storia? Non sarebbe bastata una tirata d’orecchi all’insegnante per essersi dimenticato di chiedere l’autorizzazione quotidiana di poter uscire? Questo è il paradosso della scuola italiana: chi rischia ogni giorno, sotto la propria responsabilità, per offrire agli studenti esperienze qualitativamente significative da un punto di vista metodologico e didattico, anziché essere supportato e incoraggiato, viene sanzionato.
Vi invito a leggere la metodologia di “bimbisvegli” che recentemente ha ricevuto anche il plauso e i complimenti del ministro Azzolina per essere aperta e all’aperto, senza compiti e senza cattedra. Che poi, come ha detto lo stesso maestro Monaca, “Montessori, Lodi, Malaguzzi e Don Milani già avevano detto tutto”. Studiosi, insegnanti, pensatori italiani che ancora oggi vengono ricordati e citati continuamente in seminari e convegni sull’educazione. Un altro paradosso? In Italia abbiamo il fior fiore di esperti nel settore dell’istruzione, abbiamo avuto pedagogisti che tutto il mondo ci invidia, ma se le loro idee vanno bene per citazioni e articoli diventano pericolose quando si prova a metterle in pratica.
Come insegnante in questo momento sono depresso e frustrato, lotto ogni giorno per gli stessi ideali per cui lotta Giampiero: una scuola dove s’impara in natura e dalla natura, dove nelle aule non ci sono cattedre, il materiale scolastico è condiviso, si lavora in modo cooperativo, si impara a scegliere, a pensare e a rispettare l’ambiente; dove si parla di sentimenti ed emozioni e si attua un’educazione diffusa sul territorio interagendo con la realtà locale.
Una scuola esperienziale dove si cerca di crescere non solo culturalmente ma soprattutto umanamente è una scuola pericolosa? Oggi io sono Giampiero Monaca.
2 Commenti
Ma forse di tirate d’orecchi ce ne sono state…più di una…
Chi non conosce la realtà del circolo, non scriva…
Si informi, piuttosto e ascolti tutte le campane…