Nella vita, a mio modesterrimo parere, ci sono momenti in cui bisognerebbe abbassare le armi.
Vedete, io sono molto laziale e molto anti romanista.
Tifo la Lazio e gufo la Roma.
Ho anche un altarino con candele sul quale celebro rituali pagani offrendo voti di ogni sorta in occasione delle partite dei cugini giallorossi.
Sono una brutta persona, insomma.
Però vi giuro che quando Totti si ruppe la caviglia, io gli augurai di guarire presto.
Quello per me fu il momento di riporre le armi che tanto amavo sfoderare, specialmente nei derby.
Una malattia, una perdita importante, una caduta in disgrazia non vorrò mai essere capace di augurarle a nessuno.
Credo nella necessità di porre un limite etico all’espressione, pur sempre libera, del proprio cinismo.
In queste ore sto leggendo molti commenti bruttini su Flavio Briatore ricoverato per Covid e trovo un po’ eccessivo l’accanimento nei suoi confronti.
Mi sono occupata di Flavione più di una volta: l’ho adorato per le babbucce griffate, ho trovato meravigliosa la sua libreria colma di libri finti, ho amato le sue relazioni amorose eterogenee e improbabili, ho invidiato il suo trapianto di faccia e ho seguito con passione le sue innumerevoli avventure, lecite e farlocche.
Ora però, al netto di tutto, anche di quello che di lui più mi sta sulle palle, posso solo augurargli di guarire presto, cosa che ovviamente auguro a tutte le persone che in questo momento stanno soffrendo.
Credo nella gentilezza e so, anche per esperienza diretta, che la compassione e il perdono hanno l’incredibile potere di renderci delle persone migliori.