Le nostre generazioni hanno scelto le loro battaglie: il focus è sulla crisi climatica, che si tratti della piccola grande donna Greta Thunberg, del movimento Friday For Futures o degli attivisti che ultimamente imbrattano i nostri beni culturali con il nome di Ultima Generazione.

Sembrerebbero moderne forme di comunicazione, eppure anche in passato c’era un modo di usare gli spettacoli teatrali itineranti, passando dall’arte della recitazione, per scuotere le coscienze.

Ultima Generazione e
la responsabilità verso il pianeta

Ultima Generazione è un gruppo di cittadine e cittadini che hanno co-fondato la rete A22 per coordinarsi e confrontarsi a livello internazionale su campagne di disobbedienza civile nonviolenta come quelle che abbiamo scoperto attraverso i media, messe in scena per richiamare la nostra attenzione (ma soprattutto quella dei governi).

Le loro campagne hanno una caratteristica comune: sono strutturate con un aspetto di teatralità capace di colpire il nostro immaginario.

L’Italia è tra i Paesi in Europa più colpiti dalla crisi climatica. L’ultimo esempio è quello dell’Emilia Romagna e come sempre viene data la colpa al maltempo mentre invece la responsabilità è di chi non ha fatto abbastanza per contenere questa crisi climatica.

Non esiste solo il circolo polare artico che sta perdendo i suoi ghiacci migliori ma anche non lontano dal nostro sguardo i nostri territori e i mari sono sempre più in bilico tra lo scomparire o il rimanere travolti da chissà quale catastrofe.

Questi nuovi gesti teatrali e eclatanti, attirando l’attenzione dei passanti, cercano di farci capire la parte centrale del problema ed evidenziare proprio la nostra disattenzione verso l’ambiente, che invece è il fulcro della nostra esistenza.

Sensibilizzare attraverso
la teatralità del gesto

Uno scenario teatrale che non è tanto diverso da quello che ci propone lo scrittore Théophile Gautier in Capitan Fracassa: il barone di Sigognac, che vive miseramente tra le rovine del suo castello in Guascogna, rappresenta l’impoverimento di una certa categoria di gentiluomini.

Così come lui, utilizzando il mestiere di attore, si unisce a una compagnia e inizia il suo viaggio per andare a chiedere aiuto a re, allo stesso modo molti giovani aderiscono alle associazioni ambientaliste per attirare l’attenzione e chiedere aiuto agli altri concittadini, facendo dei blitz nei luoghi d’arte: avventure bizzarre e rocambolesche ma allo stesso tempo drammatiche sembrano essere il trait d’union con gli ambientalisti di oggi, così come accadeva a Capitan Fracassa un po’ di tempo fa nelle sue alterne vicende.

Ogni persona nella nostra società si veste di un ruolo e ogni vicenda diventa una rappresentazione teatrale.

Il mestiere dell’attore consiste nel rappresentare, avvalendosi di ambientazioni e scenografie, intrecci molto complessi, cercando il carattere eccezionale delle vicende e le passioni, e spingendo tutto all’estremo come se ci trovassimo in una tragicommedia.

Con Ultima Generazione è un po’ come trovarsi in una tragicommedia: ci si chiede perché il Governo italiano investa in energia fossile molto di più rispetto a quanto non faccia con le energie rinnovabili. Siamo in uno scenario contemporaneo, ma appare incredibilmente vicino a quello grottesco che il teatro francese ci proponeva con Capitan Fracassa.

Eppure una possibilità di uscire da questo perverso viaggio della macchina del tempo esiste: è quella di ascoltare questa generazione che chiede a gran voce, con tutti i megafoni del caso, di fermare i sussidi pubblici ai combustibili fossili investendo in fonti rinnovabili.

L’ambiente, il clima e la nostra stessa esistenza, si tengono in equilibrio come funamboli sulle scelte dei governi situati in ogni parte del mondo, perché siamo ospiti di questo pianeta e unici responsabili della sua sopravvivenza, che dovremo consegnare alle generazioni future.

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