A un secolo di distanza due pandemie virali. Nella prima, la Spagnola, non si conosceva neanche l’esistenza dei virus. Lo scenario fu quello della prima guerra mondiale, era la primavera del 1918 quando la pandemia, di quella che erroneamente fu chiamata spagnola, investì il pianeta in tre ondate che si conclusero con l’inverno 1918/1919.

Poliziotti a Seattle nel 1918 (© SPL/AGF)

La stampa dell’epoca nella maggior parte d’Europa era sottoposta a censura ad eccezione della Spagna, che per prima scrisse sulla nuova influenza che infettò oltre un terzo della popolazione mondiale provocando circa 50 milioni di vittime.

Queste notizie provenienti dalla penisola iberica fecero etichettare l’infezione come Spagnola. Da una ricerca pubblicata nel 2005 si è evidenziato che invece si originò negli Usa e si diffuse con lo spostamento delle truppe. 

Un articolo del “Washington Times” del 6 ottobre 1918 (© SPL/AGF)

Ed ora veniamo alle similitudinianche gli scienziati di allora imposero il divieto di raduni pubblici, il lavaggio delle mani e l’uso delle mascherine (non è cambiato nulla come possiamo constatare) misure che nei paesi che le applicarono tempestivamente e le protrassero per tutta la durata della pandemia contribuirono a ridurre i livelli di infezione e di mortalità. Negli USA furono imposte quarantene, divieto di riunioni pubbliche, chiusura delle scuole, dei teatri e dei luoghi di culto, sospensione della celebrazione di matrimoni e funerali e restrizione degli orari di lavoro.

1918: negli Stati Uniti, un barbiere lavora all’aperto indossando una mascherina (© Science Photo Library/AGF)

La stampa, come i media di oggi, dettero grande rilievo agli esperti e ai rappresentanti dell’autorità: tutti adottavano un linguaggio bio-militaresco. In molti articoli la situazione fu inquadrata come una battaglia tra i funzionari governativi e la malattia. Assai poco spazio veniva dato alle storie dei malati, nell’autunno del 1918, quando le morti per influenza negli USA superarono quelle dovute alla guerra, il New York Times relegò la notizia in un breve articolo di una pagina interna.

A San Francisco si instituì l’Anti-Mask League che inscenò furibonde lotte contro le mascherine. Le ragioni della protesta andarono oltre quelle sanitarie accusando Levi Strauss, il più importante produttore di mascherine, di aver corrotto il governo.

A differenza dell’attuale covid-19, la Spagnola colpì una popolazione giovane e sana, mentre ora la prevalenza è tra anziani con più patologie attive.

La mortalità della Spagnola fu il risultato di una complessa interazione tra fattori virali, ospiti e fattori sociali: la malnutrizione era piuttosto diffusa, così come tubercolosi e altre malattie batteriche, che rendevano molto più probabile un esito infausto della malattia virale.

Gli anziani furono relativamente risparmiati a causa di precedenti esposizioni a virus simili, ma meno virulenti, che avevano dato loro una maggiore resistenza al ceppo del 1918.  

Manifesto affisso dal Comune di Milano nel 1918 (© Fototeca Gilardi/AGF)

A differenza del Covid-19 il virus della Spagnola apparteneva al ceppo del sottotipo H1N1 dell’influenza A, lo stesso sottotipo dell’influenza suina che si è diffuso nel 2009, ma il virus del 1918 aveva alcune peculiarità genetiche che gli consentivano di diffondersi anche a tessuti diversi da quelli delle vie respiratorie, causando ulteriori complicazioni come faccia blu e sangue colante dalle orecchie come documentato da alcune delle poche immagini dell’epoca.

Gli scienziati allora non sapevano neppure che l’influenza era causata da un virus e non da un batterio.  Il batteriologo tedesco Richard Pfeiffer aveva convinto la quasi totalità della comunità scientifica dell’eziologia batterica dell’infezione. E’ solo nel 1933 che verrà dimostrata per la prima volta l’origine virale dell’infezione. Gli antibiotici, in grado di trattare le polmoniti legate all’influenza (generalmente causate da batteri) verranno scoperti solo 10 anni dopo la pandemia.

La pandemia di fatto svanì dal discorso pubblico poco dopo la sua fine anche perché messa in ombra dalle notizie del conflitto mondiale. Sembra che dopo pochi anni fu dimenticata completamente.

I primi farmaci antivirali furono sviluppati nel 1963. Altre quattro pandemie influenzali si sono susseguite in questi 100 anni: la cosiddetta Asiatica del 1957, la Hong Kong del 1968, l’influenza suina del 2009 fino all’attuale Covid-19.

Il tasso di mortalità dell’influenza stagionale è stimato nell’ordine dell’0,1%, a confronto quello della Spagnola fu compreso tra il 2% ed il 10%, mentre quello dell’attuale Covid-19 è, secondo il prof. Anthony Fauci, (direttore dell’Istituto Nazionale statunitense per le Allergie e le Malattie infettive, attualmente coinvolto come esperto della Task Force deputata per il contrasto alla pandemia negli Usa) intorno all’1%, che è comunque 10 volte il tasso di letalità di una tipica influenza stagionale.

 Uno studio appena pubblicato ha analizzato gli effetti economici della pandemia influenzale del 1918 nella storia Usa, valutando sia la variazione della severità della pandemia, come pure l’applicazione tempestiva e la durata delle misure di contenimento non farmacologico dell’infezione per combattere la catena dei contagi negli Stati e nelle città americane.
Dall’analisi dei risultati sono emerse due indicazioni importanti:

  • le aree più severamente coinvolte dalla pandemia influenzale del 1919 sono andate incontro ad un forte e persistente declino delle attività economiche;
  • le città che hanno implementato tempestivamente e in modo esteso le pratiche di contenimento non farmacologico dell’infezione non hanno sofferto di effetti economici avversi nel medio termine.     

Nel complesso, pertanto, i risultati di questo studio suggeriscono che la pandemia può associarsi a costi economici elevati, ma che l’adozione tempestiva delle misure di contenimento non farmacologico delle infezioni potrebbe dar luogo a scenari economici migliori, insieme ad una riduzione della mortalità.

Laura Spinney, autrice di 1918. L’influenza spagnola: la pandemia che cambiò il mondo [Venezia, Marsilio, 2018]. 

La spagnola in Italia: storia dell’influenza che fece temere la fine del mondo : 1918-1919

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