Se per alcune persone Saltburn (Prime Video) è un imbroglio che spera che il vuoto cosmico del film venga scambiato per il vuoto aristocratico dei suoi personaggi, raccontando un cinema alle prime armi, da primo anno d’Accademia, per me invece è stata un’esperienza eccitante proprio per l’aspetto disturbante.

Saltburn e il narcisismo maligno

Intanto, se si è toccato con mano almeno un aspetto delle relazioni tossiche, narcisistiche e manipolatorie, è fisiologicamente molto coinvolgente vederle rappresentate papali papali. Eh sì, perchè di questo parla Saltburn, di un narcisista maligno che usa la seduzione per vampirizzare e distruggere una persona dopo l’altra fino alla dominazione assoluta. Il pasto cannibalico che si compie durante l’intero cortometraggio e che prelude al possesso criminoso e perverso di beni e persone è messo in scena con una attenzione estetica che rasenta la pornografia, se per pornografia intendiamo il godimento delle immagini come feticcio.

L’effetto del disturbo

Il disturbo sta proprio in questo, e cioè nel fatto che, grazie alla disinibizione della regia, i passaggi più rivoltanti vengono proposti, con straordinaria maestria, come fossero sublimi performance artistiche (mi viene in mente David LaChapelle), dunque permettendoci di fare un’esperienza d’avanguardia e non subire la morbosità del plot. Avete presente come ti diventa un cult Hannibal Lecter e la sua maschera? Ecco, siamo in area.

E così Oliver che lecca il buco della vasca da bagno mentre le ultime gocce di sperma e acqua sporca di Felix vengono evacuate ci porta oltre le Colonne d’Ercole di noi stess*, così come quando, sempre Oliver, si scxpa la tomba di Felix infilando il caxxo (devo dirla proprio così) nella terra fresca del tumulo appena composto, o lecca le mestruazioni di Venetia. Lecter con la sua maschera, Oliver con le sue corna di cervo.

Il fatto che dietro alla macchina da presa ci sia una donna e che questa donna sia Emerald Fennell, dovrebbe rassicurare: stiamo parlando di un’attrice che ha lavorato con Greta Gerwig (in Barbie nel ruolo di Midge) e recitato in The Danish Girl (per non parlare del suo personaggio di Camilla Parker-Bowles nella terza e quarta stagione di The Crown). Come sceneggiatrice e regista, ha co-scritto la serie Killing Eve e scritto e diretto il film Una donna promettente, per il quale ha vinto l’Oscar alla migliore sceneggiatura originale. Stiamo parlando di una classe ’85, non so se rendo. Clap clap.

Resta che il personaggio di Oliver, anche per l’interpretazione magistrale di Barry Keoghan (per il film ha ricevuto la candidatura al Golden Globe per il miglior attore in un film drammatico e al BAFTA al miglior attore protagonista), è perfetta: un pene grande, occhi di ghiaccio, credibile a tal punto da farci empatizzare con lui per tre quarti del film, facendoci abboccare a quelle lacrime nonostante l’inaudita ferocia. Per fortuna i b(u)oni esistono, e quindi viva Jacob Elordi!

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