Nessuna delle materie prime esistenti è stata esente dall’essere un motivo di contesa. Durante la Guerra dei Cent’Anni, il vino non fu semplicemente una bevanda; divenne un attore silenzioso ma presente nelle dinamiche politiche e economiche di uno dei conflitti più lunghi della storia europea. La lotta tra Inghilterra e Francia si intrecciò con il destino dei vigneti di Bordeaux, le cui sorti influenzarono alleanze, finanziamenti e persino il morale delle truppe.

Il vino, i vigneti di Bordeaux,
economia e strategia

Immaginate le colline di Bordeaux, coperte da rigogliosi vigneti che producono un vino tanto apprezzato in Inghilterra quanto in Francia. Questo vino non era solo un piacere del palato; era una linfa vitale economica e strategica. La regione di Bordeaux, con i suoi vini pregiati, era sotto il controllo inglese dal XII secolo grazie al matrimonio tra Eleonora d’Aquitania e Enrico II d’Inghilterra. Questa unione non solo sancì un’alleanza matrimoniale, ma legò indissolubilmente l’economia inglese ai vigneti di Bordeaux.

Durante la Guerra dei Cent’Anni, il vino bordolese rappresentò una delle principali fonti di entrate per l’Inghilterra. Le casse di vino che attraversavano la Manica erano molto più di semplici merci; erano vitali per il finanziamento delle campagne militari. Ogni bottiglia venduta in Inghilterra contribuiva a riempire le casse del tesoro reale, sostenendo l’acquisto di armi, il pagamento delle truppe e la manutenzione delle flotte. In un periodo di conflitto costante, il vino di Bordeaux divenne un alleato economico fondamentale per la corona inglese.

Ma non solo. Si trasformò anche in uno strumento politico di raffinata diplomazia. In un’epoca in cui i banchetti e le alleanze erano spesso siglati con brindisi, le casse di vino divennero regali preziosi per cementare alleanze. Nobili e mercenari potevano essere influenzati non solo con terre e denaro, ma anche con promesse di bottiglie pregiate. Questi doni non solo garantivano la lealtà, ma consolidavano relazioni che avrebbero potuto essere fragili in un contesto di guerra protratta.

L’influenza di questo nettare si estendeva anche ai campi di battaglia, dove il morale delle truppe poteva essere fortemente influenzato da un semplice bicchiere. Dopo giorni di marce forzate e scontri sanguinosi, un sorso di vino rappresentava un momento di sollievo, un frammento di normalità in mezzo al caos. La distribuzione dello stesso aiutava a mantenere alta la motivazione e a creare un senso di comunità tra i soldati, indispensabile per la coesione dell’esercito.

La fine della Guerra dei Cent’Anni

La fine della Guerra dei Cent’Anni nel 1453 segnò non solo una vittoria francese, ma anche il ritorno di Bordeaux sotto il controllo francese. Questo cambiamento politico ed economico ebbe ripercussioni durature. I vigneti di Bordeaux, che per secoli avevano arricchito l’Inghilterra, divennero una risorsa preziosa per la Francia, che poteva ora beneficiare interamente delle sue entrate.

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La riconquista del territorio comportò un rilancio dell’economia locale e una riorganizzazione del commercio del vino. La Francia iniziò a sfruttare appieno le potenzialità economiche della regione, investendo nelle tecniche di viticoltura e ampliando il commercio verso nuovi mercati. Questo non solo rafforzò l’economia francese, ma pose le basi per il futuro prestigio dei vini di Bordeaux, che sarebbero diventati simbolo di eccellenza vinicola nel mondo

Le ripercussioni economiche del dominio inglese e della successiva riconquista francese si sentirono per secoli. La competizione tra i due regni per il controllo dei vigneti influenzò le politiche agricole e commerciali. L’Inghilterra, privata delle sue fonti di vino di Bordeaux, dovette cercare alternative, favorendo la crescita di altre regioni vinicole e incentivando il commercio con il Portogallo e la Spagna.

Nel lungo periodo, il conflitto contribuì a modellare la geografia economica dell’Europa del vino, creando un quadro complesso di rivalità e cooperazioni commerciali che persistono ancora oggi. La Guerra dei Cent’Anni non fu solo un conflitto militare e politico; fu anche una guerra economica in cui il vino giocò un ruolo cruciale, lasciando un’eredità che influenzò la storia vinicola europea.

In sintesi, il vino nella Guerra dei Cent’Anni fu molto più di una semplice bevanda. Fu una risorsa economica strategica, un elemento di diplomazia, un fattore di morale e, infine, un catalizzatore di cambiamenti economici che continuarono a risuonare ben oltre la fine del conflitto. Un testimone silenzioso ma potente delle ambizioni umane e delle trasformazioni storiche. 

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Un viaggio nella storia del vino è ben narrato nel libro Il vino. Storia, tradizioni, cultura di Hugh Johnson (Franzo Muzzio Editore, 2023), un’opera di enorme ricchezza, una biografia ambiziosa e avvincente del vino. Non è solo una storia, ma una collezione di molte, esplorando il mondo del vino da Noè a Napa, da Pompei a Pomerol, illuminando tanto la nostra comprensione della civiltà quanto il nostro apprezzamento del vino.

Hugh Johnson è lo scrittore di libri sul vino più venduti nel mondo. Con la pubblicazione del suo primo libro, Wine, si rivelò, a ventisette anni, come la voce più nuova e autorevole in questo campo. Ventitre anni più tardi, con le vendite internazionali dei suoi libri, che toccavano i sette milioni di copie, la sua reputazione quale preminente scrittore di libri sul vino è indiscussa in tutto il mondo. L’autore ha pubblicato inoltre il classico World Atlas of Wine, alla sua terza edizione, che ha raggiunto quasi due milioni di copie in tredici lingue;  Wine Companion, completamente riveduto e aggiornato nel 1987 e Pocket Wine Book, aggiornato annualmente dal 1977, sempre presente nelle liste dei best-seller.

Ha pubblicato anche il classico Principles of Gardening Encyclopedia of Trees che rispecchiano l’altra sua passione per il giardinaggio e la coltivazione delle piante. Hugh Johnson e la sua famiglia vivono in una casa del XVI secolo nella campagna dell’Essex.

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