Era il 1887 quando uno scherzo si trasformò in un evento straordinario.
Susanna Madora Salter faceva parte di un’organizzazione femminile di matrice religiosa e conservatrice, vicina a politiche proibizioniste. Susanna, pur di animo tranquillo, aveva una convinzione rivoluzionaria, credeva nella partecipazione delle donne alla vita politica.

La sua famiglia era discendente dai coloni quaccheri che arrivarono negli Stati Uniti dall’Inghilterra, e di cui il libro intitolato Mayflower: a history from beginning to end racconta l’incredibile avventura.

Susanna abitava in Kansas con la famiglia, in una fattoria con 80 acri di terra. Nonostante l’origine contadina, ebbe comunque modo di studiare presso il Kansas State Agricultural College. Solo una malattia la costrinse ad abbandonare l’università sei settimane prima della laurea.

Il Kansas aveva appena concesso il voto alle donne, ma nel farlo non aveva previsto che qualcuna di loro avrebbe cercato di divenire parte arriva della vita politica del paese non limitandosi quindi alla sola espressione della propria preferenza elettorale: Susanna Salter fu una di queste.

Fu questo il motivo per cui alcuni membri del partito di Susanna decisero di mettere in atto uno scherzo al fine di ridicolizzare l’ingenua donzella e farle passare una volta per tutte la voglia di fare politica.
A sua insaputa inserirono il suo nome nelle liste dei candidati a sindaco del partito, certi che gli elettori non l’avrebbero mai votata e la sconfitta l’avrebbe dissuasa dal continuare.

Quando l’Unione Cristiana della Temperanza della Donna, di cui Susanna faceva parte, scoprì che la donna era in ballottaggio, abbandonò il proprio candidato e votò in massa per Susanna.

Documento di conferma della nomina a Sindaco

La vittoria di Susanna è datata 4 aprile 1887 e ciò le fece guadagnare riconoscimenti in tutto il mondo. La sua elezione aprì ovunque la discussione sulla possibilità avere dei sindaci donne, con dibattiti sulla ridicola regola della sottoveste, la quale affermava che le donne non avrebbero dovuto ottenere il voto perché vi era il rischio che queste votassero solo al femminile, escludendo gli uomini dal governo. Cosa non si farebbe per mantenere il proprio dominio sociale!

Susanna rimase in carica solo per un anno ricevendo un dollaro di compenso per il suo lavoro, rifiutò però di candidarsi per la rielezione.
Un inviato del New York Sun, aveva partecipato a una delle prime riunioni del consiglio comunale presieduto dalla Salter. Nel suo articolo fece menzione all’abbigliamento appropriato della donna, ma, fortunatamente, diede anche un giudizio sulle sue competenze, dichiarando che il sindaco aveva gestito l’incontro con grande decoro, mantenendo l’attenzione su questioni essenziali.

Aveva, insomma, dimostrato le capacità di un eccellente parlamentare. Probabilmente l’inviato ne fu stupito e per questo volle sfatare un mito comune dell’epoca che vedeva le donne come persone deboli, soggette a crisi isteriche e incapaci di logico discernimento.

Il resto della vita di Susanna fu dedicato al marito (che era molto orgoglioso delle sue imprese) e ai figli. Non si candidò mai più per un incarico pubblico, ma non smise di occuparsi di questioni politiche e religiose. Morì nel 1961 all’età di 101 anni!

Sulla Salter esiste solo un libricino per bambini che la celebra come primo sindaco donna degli Stati Uniti: A Vote for Susanna: The First Woman Mayor (She Made History). E’ un’ottima lettura per far comprendere ai piccoli che le potenzialità vanno sfruttate per perseguire il proprio scopo e questo a prescindere dal genere di appartenenza.

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