Biografia e cronaca romanzata, a metà strada tra il dramma e il racconto d’avventura, True spirit è uscito su Netflix il 3 febbraio: l’ho visto quasi per caso per passare una serata con mia moglie e mia figlia, e mi sono appassionata a una storia di cui avevo solamente remota traccia nella mia memoria sbiadita. Risultato: un pacchetto di fazzoletti consumato. Solo io, eh: perchè la mia bambina è rimasta attonita e mia moglie si è attivata sul fronte cronaca, lei che sta al desk di Repubblica, cercando le varie fonti via via che la narrazione scorreva.

Trattasi infatti di storia vera, ve la ricordate? Jessica Watson, la velista australiana di 16 anni che ha compiuto la circumnavigazione del globo in solitaria senza scalo e assistenza in soli 210 giorni con Ella’s Pink Lady, la sua barca di 24 piedi.

Un’impresa rischiosa che provocò ruggenti polemiche per via dell’età della ragazza e della sua poca esperienza. E invece, dopo essere miracolosamente sopravvissuta a sette ribaltamenti e aver solcato l’Oceano Pacifico, l’Atlantico e l’Indiano, superando venti di burrasca, onde di 18 metri e iceberg, approdò a Sidney, diventando la persona più giovane ad aver circumnavigato il globo. Primato che però non fu poi omologato perchè più corto delle 21.600 miglia nautiche richieste, scatenando ancora nuove polemiche.

True Spirit è un film che vi consiglio di vedere se avete figlie femmine, perchè come storia di formazione contribuisce a creare immaginario su ciò che le bambine e le donne possono fare, nonostante di solito venga poco raccontato tutto ciò che ha a che fare con l’eroico declinato al femminile.

Una bambina e poi ragazza diversa da tutte le altre, e non solo per via della sua dislessia. Vi avverto, però, la critica lo ha stroncato: tono favolistico, banalissimo film per famiglie, costruito a tavolino, morale urticante, effetti speciali da ragazzi. Confermo, niente di chè, eppure ha fatto il suo lavoro: intrattenere un’intera famiglia (la mia), incollata allo schermo e partecipe al 100%. Non è già il goal dei goal, soprattutto se non si punta al premio della critica? Non è questo, soprattutto, la missione del cinema, fin dai tempi: emozionare?

A sinistra l’attrice, a destra la velista

E poi, il cast è tutto al femminile, e già questo mi fa simpatia: arricchire le donne è sempre una giusta causa, nonostante Le signore non parlano di soldi, come dice provocatoriamente Azzurra Rinaldi nel suo libro appena uscito.

Autrici dello script, regista, attrice protagonista compiono scelte drammaturgiche e tecniche che certamente non si ricordano per innovazione e originalità, ma ci tengono comunque col fiato sospeso. Complimenti quindi alla cineasta, sceneggiatrice e attrice Sarah Spillane (opera terza dopo This Life e Around the Block), alle co-sceneggiatrici Rebecca Banner e Cathy Randall, alla protagonista Teagan Croft e al premio Oscar come bambina di Lezioni di Piano Anna Paquin.

Funziona anche il deuteragonista, trattandosi del mare, sempre capace, in ogni film, opera d’arte, libro e scatto di ispirarci: qui un po’ retorica si sente, ma la capacità suggestiva è più forte.

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